Capitolo 42

134 5 0
                                    

"Come se non bastasse mi ha baciato, capito? Davanti al preside!" Racconto a Jenna.
"Visto! A qualcosa sono servite le cose che mi sono inventata a pranzo.. non le sono state indifferenti" si auto-complimenta.
"Già.. infatti, guarda chi sorseggia amabilmente dalla cannuccia su quel muretto.." mi rivolgo ai due che probabilmente hanno sempre da dirsi cose da morire dal ridere, visto i sorrisetti continui che si scambiano.
"Non te la prendere, salutiamo gli altri e andiamo.. pranziamo insieme?" Propone.
"Scusa, ma non mi va, voglio spaccarmi di allenamenti.." raggiungiamo il resto del gruppo al muretto.
"Chi vuoi mettere Ko con i tuoi allenamenti, non fai paura ad un moscerino!" Scherza Harry.
Jessica solleva lo sguardo, lasciando sfuggire la cannuccia dalle labbra per poi leccare quest'ultime, fissandomi negli occhi.
"Signori, io me ne ritorno al nido! Ci si vede.." saluto.
Jessica si solleva dal muretto, come a volermi seguire, e jenna come a volerla fermare si muove in avanti.
"Dammi uno strappo" si rivolge a me come se nulla fosse.
"No, mi dispiace, non posso"
"E perché? fai tardi ad allenarti?"
"Trovati qualche altro passaggio, ho già detto che non posso." Dico categorico.
"Liam, rimarrebbe a piedi perché io ho gia l'auto piena" spiega Harry.
Sento Jenna dietro di me sussurrare "da che parte stai?".
I miei occhi corrono tra tutti quelli dei presenti in cerca di una nuova scusante o di qualcuno che venga in mio aiuto.
"Vuoi che venga anch'io?" Sussurra ancora Jenna alle mie spalle, scuoto la testa "andiamo".

"Bella questa!" Alza il volume della radio, i piedi come al solito sopra il cruscotto, gli occhiali scuri a coprirle gli occhi, le dita tamburellano sulla portiera e le labbra sussurrano parole incomprensibili probabilmente parte del testo della canzone.
"Che voglia matta di gelato!" Sbuffa, dando voce ai suoi pensieri.
Ah, se conoscesse i miei di pensieri!
Ha già dimenticato la figuraccia dal preside?
"Ci vorrei sopra la panna e dei zuccherini colorati!"
Perché non è andata via con Walker?
Non sono ancora così "intimi"?
"Non mi stai ascoltando o fai finta? In ogni caso suppongo tu debba dire qualcosa.." schiocca le dita davanti il mio volto, risvegliandomi dai pensieri.
"Ho sbagliato strada" rifletto ad alta voce sbuffando.
"Tranquillo non importa, dicevo, hai qualcosa da dire?"
"In merito a cosa? Ero distratto.."
"Questo l'ho notato, a che pensi?"
"Non lo so, tu che dici?" Parcheggio l'auto davanti casa e scendo.

"Mi piacerebbe che tu pensassi a me..."

Blocco i miei passi e mi volto adagio.
È ferma qualche passo più la rispetto a me, ha l'aria sconsolata e sembra cercare risposte nei miei occhi.

"Sono tornato" urlo chiudendo la porta.
Osservo la ragazza, le braccia strette al petto, lo zaino sulle spalle. Glielo tolgo e lo adagio vicino il divano.
"Rosita" raggiungo la cucina, richiamando l'attenzione della donna, sempre che sia in casa.
"L'ho fatto di nuovo, vero?" Mi volto, è appoggiata allo stipite della porta con la spalla, le braccia ancora strette al petto.
"Ho esagerato"
"Preparo un piatto anche per te" sospiro "Liam." Richiama la mia attenzione.
"Perché torniamo sempre al punto di partenza? Ho esagerato, dimmelo. Gridamelo in faccia, sei geloso, arrabbiati, dillo!" Si avvicina e poggia le mani sulla penisola che ci separa.
"Chiamala come cazzo ti pare! Perché è così importante per te? Cosa ti salta in mente? Capisci che non tutti comprendono i tuoi giochi? Nell'ufficio del preside, sei seria?" Per quanto possa essere indignato, il mio tono è pacato.
Sospira, di china sul bancone, la testa tra le mani.
"Hai ragione. È stato da stupidi e... troppo rischioso"
"No, scusa. Scusami tu per come ti ho trattata nei corridoi, non dovevo.."
Fa il giro del bancone e ci stringiamo in un abbraccio "gelosone mio" strofina il naso sulla mia spalla.
"Aaaah, ancora con questa storia!? Ora tu mi devi spiegare perché con Walker siete così "intimi"! E poi perché è così importante che io ammetta questa "gelosia"?!" Sbotto mentre ancora so stringe tra le mie braccia.
"È importante, perché.. i-io, perché tu sei importante per me, e vorrei che per te fosse uguale.." rimango a bocca aperta, come un rincoglionito, senza trovare parole o semplici versi da pronunciare.
"E poi Tom non è "intimo", non quanto te.."
"In che senso? Perché io e te siamo intimi, direi molto intimi..." Aggrotto la fronte e mi allontano un po' "nel senso che posso fare a meno di lui, posso allontanarlo, se questo può farti sentire megl-.."
"Anche per me lo sei. Importante, intendo. Anche per me sei importante, e se può "farti sentire meglio", si, mi infastidisce che con lui non perdi tempo a nasconderti, mentre con me premetti di non volermi in pubblico, cosa stiamo facendo? Dico, perché vuoi nasconderti?" Le accarezzo una guancia.
"Non voglio nascondere niente" sospira "ho una tremenda paura.."
"Di cosa?"
"Di te. Di me. Di noi." Poggia la testa sul mio petto per poi rialzarla un istante dopo "non fraintendere, mi piace stare con te, e non mi basti mai, vorrei che il tempo si fermasse per poterti osservare ancora.. ma.."
"È tardi ormai.." ammetto.
"Lo penso anch'io, e non si può più tornare indietro, perciò non mi deludere.." annuisco e le poso un leggero bacio sulla bocca.
"Chi l'avrebbe mai detto, io innamorata di te. Certo potevo farti penare un altro po' prima di dirlo.." scherza, la spingo giocosamente.
Baci spinti si susseguono, e le mani cercano i corpi.
"Che dici andiamo a fare un po' di esercizio fisico?" Ed ecco che torna l'imbarazzo sul suo viso. Gli occhi colmi di lussuria, le guance rosse, le labbra gonfie e un sorrisetto impacciato.
"Eh, non mettermi in imbarazzo. Sono io quella che prende iniziativa qui!" Le rubo un altro bacio e la carico sulla spalla.




Welcome TemptationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora