Capitolo 24

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<<Harry perché non cantiamo una canzone di Mika?>> la biondina sghignazza sorseggiando il drink con la cannuccia.
<<Non osare sfidarmi, nanerottola.>> ribatte il riccio.
<<Non osare sfidarmi, watusso.>> gli fa il verso.
<<Con tanto di acuti, dolcezza.>> lascia il tavolo il ragazzo dirigendosi dal dj che anima la serata.
Harry ci disg-delizia con la sua  esilarante esibizione canora.

Alla fine Harry fa una riverenza verso Jessica porgendole il microfono.
La ragazza in preda alle lacrime per le risa accetta l'oggetto in questione e la serata prosegue giocosa.

<<Sogni d'oro, nanetta perdente. Ti darò la rivincita quando vuoi. Adesso la mia ugola d'oro deve riposare.>> si spintonano tra loro.
<<Liam, porti tu Jessie e Jenna a casa?>> mi chiede Jake, annuisco.

Lascio Jenna davanti la porta di casa sua e scorgo Jessie, con la coda dell'occhio, sbadigliare.

Qualche minuto dopo, arrivati davanti casa sua, mi volto e la trovo rannicchiata sul sedile con il viso rivolto a me, gli occhi chiusi e le labbra semiaperte che lasciano sfuggire i sospiri rilassati del sonno.
<<Jessie, siamo arrivati.>> sussurro stringendo il suo naso tra l'indice e il medio.
Dorme ancora beata.
<<Hei.>> le muovo lievemente il braccio.
Sussurra un "no" e muove le labbra in una smorfia.
<<No? Non ti ho fatto una domanda>> rido. Lei sembra essere tornata nel mondo dei sogni.
E so che non dovrei, dal momento che non è più successo, ma ne approfitto visto che continua a dormire.
Mi sporgo verso di lei, le accarezzo la guancia, e chiudo le sue labbra con le mie.
Di scatto si allontana, poggiando la testa al finestrino, porta le dita sulle labbra. Gli occhi rossi e gonfi, appena aperti, sulla guancia dei segni.
<<Che fai?>> mi colpisce il braccio.
<<Non farmi quei discorsi: è stato uno sbaglio, non dovevamo, non ricap->> alzo il tono della voce sdegnato.
<<Cosa? No. Non vuoi mica suicidarti?!>> la guardo interrogativo mentre apre la portiera.
<<Il mio alito sa di pattume appena sveglia.>> risponde ovvia, la tiro per il braccio.
<<Correrò il rischio.>> toglie la mia mano dal suo braccio ed esce dall'auto.
<<Se proprio vuoi morire, aspetta a domani mattina.>>

<<Ero passato a prenderti con queste, ma tua madre ha detto qualcosa come "è in camera sua" e non mi ha fatto entrare..>> le mostro le buste contenenti la colazione di entrambi.
<<Hai tipo un mostro in camera tua o non volevi vedermi?>> sbircia all'interno della busta ed estrae il contenuto per poi addentarlo.
<<Direi la prima, dovresti comprarmi le ciambelle più spesso.>> si lecca il dito sporco di glassa.

<<Seguimi.>> mi afferra il polso e corriamo superando gli studenti intendi a recarsi in aula.
<<Buongiorno, Preside. Potrebbe darci un passaggio in ascensore? Il mio amico ha male alla caviglia..>> fa gli occhi dolci alla preside, davanti l'ascensore riservato ai docenti.
<<Certo. Ti sei già fatto controllare dal medico?>> inserisce la tessera per chiamare lo strumento al nostro piano. Annuisco a disagio, fortunatamente l'ascensore ci mette poco ad arrivare e saliamo seguiti dalla preside che pigia il numero del piano dove siamo diretti.

Sembra di essere dentro ad una tomba, c'è silenzio, nessuno fiata.
Sono all'angolo del piccolo abitacolo Jessie davanti a me, la preside al suo fianco.
La ragazza davanti a me fa una mossa azzardata: accarezza con la mano il mio pacco.
Sussulto all'istante, lei sposta la mano in modo che la preside non possa vederla, nonostante io cerco invano di toglierla.
<<Speriamo non si fermi, ho sempre avuto il terrore di questi cosi..>> dice muovendo la mano.
<<Già..>> sussurro al suo orecchio.
Le porte si aprono, e la preside ci augura buona giornata e ci lascia da soli.
<<Cosa ti salta in mente?>> dico a denti stretti per non urlare. Spingo la ragazza contro il muro accanto l'ascensore, sussulta e si morde il labbro.
<<Controllati.>> la appiattisco ancora di più al muro, rude come non lo sono mai stato.
<<io o tu?>> sussurra trattenendo quasi il respiro, sentendo la mia erezione.
<<tu e i tuoi giochetti del cazzo. E ora?>> si avvicina per lasciarmi un bacio.
<<Non peggiorare ancora di più la situazione...>> le mordo il labbro.
<<Potrei anche aggiustarla la situazione, ma devo andare a lezione..>> solleva le spalle fingendosi dispiaciuta, mi spintona e la vedo scomparire per il corridoio.

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