Capitolo 22

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Nel pomeriggio mi sento in colpa, per come l'ho trattata.

Capisco la sua reazione, anch'io mi sarei comportato ugualmente. Stava male, April l'aveva provocata e non voleva vedere o parlare con nessuno ed io ho insistito con lei. Capisco la sua reazione ma non la condivido, resta pur sempre una stronza.

"Quello che hai detto è vero, scusa." quando ricevo il messaggio non nego di aver sorriso.

Decido di non rispondere ed andare a trovarla, per vedere come sta.

Raggiunta la casa, sto per bussare alla porta quando un fascio di luce mi colpisce in viso. Porto una mano per coprire il raggio e sollevo lo sguardo alla casetta.

<<Questa dove l'hai imparata?>> domando una volta raggiunto l'apice del tronco.

<<Impossibile non conoscere il trucchetto dei raggi del sole proiettati sullo specchio.>> sorride.

<<Mi dispiace..>> abbassa lo sguardo dopo svariati attimi di silenzio.

<<Spiace anche a me, ho insistito..>> incrocio le gambe per trovare una sistemazione più o meno comoda.

<<In realtà mi dispiace per come ti tratto, lo so che abbiamo deciso di ricominciare..>> la interrompo sul nascere <<Stava andando bene! Ma non mi va che decidi di sparire senza avvisarmi e senza dare tue notizie.>> la rimprovero, usando un tono pacato.

Mi guarda confusa, con le labbra semi aperte.

<<Già.. te ne sei andata ancora una volta, però stavolta sei tornata presto, come mai?>> dal mio tono può sembrare che sono arrabbiato, ma in realtà il fatto che stiamo affrontando l'argomento mi tranquillizza un po'.

Si avvicina, alzando l'angolo della bocca, è un sorriso di scuse, quasi preoccupato.

<<Scusa>> sussurra poggiando la testa sul mio petto e stringendomi in un abbraccio. Inizialmente usa entrambe le braccia poi ne abbassa uno.

<<Ti fa ancora male?>> le accarezzo la testa.

<<Non è niente. È già successo, passa.>> mi tranquillizza.

<<Ammettilo che sei scappato dalla lezione di Patters..>> mi spintona giocosa, cambiando argomento.


Siamo sdraiati, lei la testa poggiata sulla mia spalla, le braccia a circondarmi il busto. Sono passate ore, noto il cielo scuro della sera fuori dalla casetta di legno. Abbiamo parlato un sacco, lei è diversa, è spensierata, è stronza per davvero da quel che racconta, o forse è quello che vuole farmi credere.

<<Jessie, come mai sei andata via?>> solleva la testa per potermi guardare, prima ha il viso corrucciato, pensieroso, poi si illumina.

<<Ripetilo. Mi hai chiamato Jessie!>> sorride stringendomi un capezzolo tra l'indice e il pollice da sopra il tessuto della maglietta.

<<Ahia. Non è vero! Non ti ho chiamata in quel modo.>> sbuffo contrariato.

<<Si invece, è stato bellissimo. Dovevo registrarti mentre lo dicevi. Chissà quando mi ricapita di sentirtelo ridire.>> si ricompone mantenendo un sorriso bellissimo in volto.

Si stringe a me, strofina il viso sul mio petto e solleva lo sguardo come poco prima e mi osserva.

Le passo le dita su e giù per il braccio, sposta lo sguardo alle mie labbra.

Ricambio lo sguardo e avvicino il viso al suo, il respiro caldo sul mento poi sulle labbra.

Sollevo lo sguardo come per chiederle il permesso, incontro i suoi occhi illuminati dalla luna.

Strofino il mio naso con il suo e sollevo la mano per poterle accarezzare la guancia.

Rabbrividisce <<Tremi?>> chiedo confuso, annuisce, afferra la mia mano e la scosta.

<<Fuori fa freddo..>> si giustifica, ma a me piace pensare che è una reazione ai miei gesti.


La parte più bella di una giornata scolastica è il suono della campana che segna la fine delle lezioni.


<<Posso venire a pranzo da te?>> mi affianca Jessie mentre oltrepasso il cortile.

<<Fammi indovinare, qualunque sia la mia risposta, verrai ugualmente?>> la osservo oltre i miei occhiali da sole scuri. Stranamente oggi è una bellissima giornata, il sole è alto nel cielo limpido, soffia un vento leggero di tanto in tanto.

<<Vengo anch'io, oggi broccoli.>> ci raggiunge Harry, con una smorfia disgustata in viso.


<<Sono tornato e non sono solo!>> dico ad alta voce chiudendomi la porta alle spalle.

Rosita sbuca dall'arco che collega la cucina al salotto.

<<Speravo in una ragazza..>> mi colpisce con lo strofinaccio che tiene tra le mani scrutando Harry.

<<Ti stupirò..>> mi sposto e le mostro Jessie alle mie spalle, il suo viso si illumina di un sorriso allegro e annuncia che il pranzo è pronto e deve solo aggiungere due posti a tavola.


<<Vorrei averli tanto lunghi anch'io..>> dice Jessie armeggiando con i ricci di Harry.

Abbiamo finito di pranzare, ma siamo ancora seduti al tavolo.

<<Vado un attimo in bagno>> annuncio alzandomi dalla sedia.

<<Vengo anch'io..>> lascia i ricci di Harry, la ragazza.

Davanti a lei Harry strabuzza gli occhi e mima un "cosa mi sono perso?" che Jessica non vede.

Faccio spallucce e mi lascio trasportare dalla ragazza. Non ho idea di cosa le passa per la mente.


Non capisco nemmeno la mia di mente che mi sta spingendo a seguirla al bagno, figuriamoci capire la mente di altri, e poi di Jessica, non ne parliamo.

Resto sulla soglia, titubante su cosa fare.

<<Okay, vado prima io.. Ma che hai oggi?>> la ragazza mi oltrepassa chiudendosi la porta alle spalle.

Ah, adesso è tutto più chiaro.

Cosa mi era passato per la testa?

Entro nel bagno subito dopo Jessie, che si siede sul pavimento vicino la porta del bagno con le spalle poggiate alla parete.

<<Ora che ci penso... chissà che film si starà facendo Harry>> sogghigna.

Non rispondo, perchè posso capire perfettamente i pensieri di Harry, li ho fatti anch'io. Ma questo è meglio non dirlo.

<<Da quanto tempo non pisciavi? Dal secolo scorso?>> sbuffa, sentendo i rumori oltre la porta.

<<Ricordami chi ti ha invitato a seguirmi in bagno?>> la prendo in giro uscendo dal bagno.

Lei si solleva dal pavimento e passa le mani sui pantaloni per ripulirseli.

<<Aspetta>> si volta bloccando i suoi passi dal lasciare la stanza <<Ho pensato che il cestino del mio bagno non è il luogo adatto per conservare questo, deve essere importante per te dal momento che te lo sei portata dietro fino a qualche giorno fa..>> le mostro il famigerato test di gravidanza.

<<L'hai conservato..>> sussurra e corre ad abbracciarmi per poi conservare il test nella tasca posteriore dei jeans.


<<"Seduta interessante"?>> ci beffeggia Harry appena torniamo di sotto.

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