Capitolo 12

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Sono già passati diversi giorni e mi sento come dentro una bolla.
Circondato da tutto ma toccato da niente.
Ho deciso così di lasciarmi andare, di accettare l'invito dei miei amici di andare alla festa organizzata ancora una volta da April e Lauren.

Entro nella casa affiancato da Cam e Jake che fanno battutine su Ben e Rico.
<<Prendi questa!>> mi porge un bicchiere rosso bordato di bianco, Cam <<Lo sai, che non mi piace "divertirmi" alla vostra maniera>> mimo le virgolette <<Per una volta fai come noi.. ne hai bisogno!>> mi convince il ragazzo.

Non riesco a percepire di cosa si tratta, ma l'odore forte fa intuire che è certamente un liquido alcolico.
Vengo sorpassato da Jake che tiene la mano di una ragazza e mi fa l'occhiolino per poi scatenarsi nella pista da ballo.
Giro un po' per la casa, incontrando volti già visti che mi rivolgono sorrisi amichevoli.
Raggiungo la cucina e mi verso della birra dall'apposito distributore nel bicchiere di prima.

Non so per quanto tempo resto in cucina, ad osservare ragazzi, sorseggiare shottini dal ventre nudo di ragazze distese sul tavolo.

Prendo una bottiglia di vetro trasparente contenente un liquido del medesimo colore e ne scolo il contenuto.

Sento una forte fitta alla testa, stringo forte gli occhi e proseguo.

Devo divertirmi?
E allora, divertiamoci.

Prendo una nuova bottiglia e raggiungo la pista, nella quale corpi unti di sudore ed elettrizzati si scatenano a ritmo di musica.

Così, solo, inizio a saltare e urlare il testo della canzone.

Solo, posso sembrare un pazzo.
Mi sento libero, felice, senza alcun pensiero.

E poi la vedo.
Sussurra qualcosa all'orecchio di Jake, sorride. Lui gesticola con le mani e poi lei incrocia il mio sguardo.

E solo adesso mi rendo conto di essere fermo, immobile tra i corpi che mi scontrano involontariamente con me, a fissare nella sua direzione.

Si avvicina e balla.

Distaccata, per i fatti suoi.

Bevo quel che resta della bottiglia ancora tra le mie mani, mi avvicino al suo corpo.

Lei mi prende le mani, mi attira più vicino e si volta, tenendo le nostre braccia intrecciate e ancheggiando con la sua schiena poggiata sul mio petto.

Slega una mano dalla mia, la porta indietro e mi accarezza il collo, ed io comincio a scendere sulle sue cosce.

Si volta, siamo ancora una volta faccia a faccia, mi fissa negli occhi e porta le sue braccia a circondarmi il collo.

Si muove ancora, ancora, ancora.

So di non essere poi tanto lucido, ma lei, come fa ad essere sempre così decisa e sicura di se?
Avrà bevuto più di me?

Di colpo si allontana e si disperde tra la folla, non riesco più a vederla.

Inizio a cercarla.
Tutto gira, i volti mi sembrano tutti doppi e sfocati.
Raggiungo la cucina -che è il luogo più luminoso della casa, dal momento che le altre stanze sono illuminati da fasci di luce colorati- ed è in corso una gara di twerking.

Le ragazze non sono più distese sul tavolo, vi sono delle sedie disposte a cerchio e ragazzi seduti su esse.
Vengo spinto e costretto a sedermi su una sedia vuota.
Faccio per alzarmi, ma mi rimettono seduto facendo pressione sulle spalle.

Il "gioco" sta per iniziare.
Una ragazza di colore si avvicina a me e mi spinge le ginocchia per invitarmi a chiudere le gambe, ma viene spinta leggermente e il mio campo visivo viene occupato dalla ragazza che cercavo.

Mi sorride, afferra la mia mano e mi trascina con se.
Come un burattino, senza forza ed emozioni la seguo soggiogato.
Ci dirigiamo alla pista passando per lo stretto corridoio, nel quale urto contro la schiena della ragazza che tiene ancora la mia mano stretta alla sua. Gira il suo viso per incontrare il mio sguardo, mi sorride e abbassa gli occhi alle mie labbra schiuse. Stuzzica il suo labbro inferiore con i denti, si volta e mi spintona per poter raggiungere nuovamente la pista da ballo.

La mia attenzione è completamente dedicata alla ragazza davanti a me che, ancheggia a ritmo di una melodia reggaeton mixata dal dj, avvicina il volto a un soffio dal mio, quando sto per baciarla, si allontana, voltandosi di spalle e muovendo il bacino.
Risalgo con le mani sulle sue cosce eliminando la poca distanza rimasta, poggiandomi al suo culo, lei si scosta.
Si volta a guardarmi con un espressione quasi intimorita, e si allontana.
La seguo.

Non ci vedo più.
Non resisto.
Tutto ha un limite.
E l'ho di gran lunga superato.

La raggiungo nel corridoio di poco prima e le afferro il polso.
<<Cosa c'è?>> sussurra voltandosi, a pochi centimetri dal mio volto.
<<Mantengo la mia parte della promessa..>> la informo all'orecchio mordendole il lobo.
La spingo, costringendola a varcare la porta alle nostre spalle.
<<Che fai?..>> dice lei una volta entrati dentro una stanza buia -che a giudicare dalle scope e stracci sparsi, si tratta del ripostiglio- della casa che ospita la festa.
Chiudo la porta alle mie spalle, girando la chiave nella serratura.
<<Liam, fammi scendere>> abbozza un sorriso nervoso quando la sollevo da terra, facendole stringere le gambe ai miei fianchi.
Inizia ad agitarsi leggermente, risalgo con le mani dalle cosce alle natiche stringendole rude.
<<Liam, lasciami>> la siedo su uno scaffale in legno, iniziando a stuzzicare il suo collo con le labbra.
Risalgo ancora con le mani, sotto la sua maglietta, le accarezzo il ventre.
<<Lasciami>> dice più sicura, afferrando le mie mani da sotto la sua maglia con prepotenza e spingendole via, ma inutilmente, ritorno a sfiorarle i fianchi.
Tento di lasciarle un bacio sulle labbra ma si scosta, la spingo ancora un po' verso la parete per incastrarla, ma non mi permette di assaggiare le sue labbra, si volta ancora e ancora.
<<Smettila, non voglio..>> si lascia tradire dal tono della voce, non più sicura, ma supplichevole.
Le apro le gambe e mi avvicino quanto più possibile, le mie mani vagano tra i suoi corti capelli.
Le mie labbra scendono mordendole il collo, e lasciando segni, ancora più giù, leccando ciò che mette in mostra la scollatura della magliettina.
<<Ho detto di lasciarmi..>> la tradisce ancora una volta il tono.
Le sue mani cercano di allontanarmi in tutti i modi, lasciando graffi e segni di tanto in tanto.
Le mie mani ancora sotto la maglietta, le tastano il seno.
Come scottata dalla mia mossa, probabilmente con tutto il coraggio che possiede in corpo, mi lascia un forte schiaffo sulla mandibola.
Deglutisco, mi allontano leggermente e resto a guardarla qualche istante.
Il suo petto si alza e si abbassa velocemente.
Ha lo sguardo pietrificato e deluso.

Cosa mi è saltato in mente?
Come ho potuto anche solo pensare di fare una cosa simile?
Sono una persona orribile.

Avvicino la mia mano al suo viso <<Non. Provare. A. Toccarmi.>> ha gli occhi lucidi, mi spinge allontanandomi di poco da lei.
Mi volto e lei approfittandone esce dalla stanza.

Cosa diavolo mi è preso?
Non mi riconosco più.

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