Capitolo 5

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Sono sul tapis roulant con le cuffie alle orecchie, quando la musica che stava trasmettendo il cellulare, si interrompe per segnalare una chiamata in arrivo.
Guardo lo schermo che mostra il nome di Emma e sorrido.
Com'è sbadata le sarà partita la chiamata per sbaglio.
<<Pronto?>>
<<Cazzo..>> sussurra sorpresa.
<<Ciao anche a te!>> le rispondo ridendo.
<<Non volevo dire.. cioè mmh merda! Scusa! Ti sto disturbando? Ti sento affaticato nella voce.. oddio.. si che ti sto disturban..>> dice tutto d'un fiato come suo solito.
<<Hey, hey! Sporcacciona! Ma cosa pensi? Stavo solo correndo!>> la interrompo in tono scherzoso.
Sospira e resta qualche secondo in silenzio.
<<Tutto bene? Sei ancora lì?>> chiedo non sentendola più nemmeno respirare.
<<Si è solo che.. nulla! Volevo chiederti di incontrarci al parco.. ma stai correndo, e non puoi quindi niente, lasciamo stare!>> riesco a percepire un'aria di tristezza nelle sue parole.
<<No, se può farti piacere possiamo incontrarci tra mezz'ora.. ho quasi finito.. devo fare la doccia..>>
<<Oh, no no! Tranquillo aspetto, hai il tempo di lavar.. oh, si giusto.. ho sicuramente capito male.. ci vediamo tra mezz'ora al parco!>> chiudo la chiamata non prima di averla salutata.

Questa ragazza è davvero strana!
Mi incuriosisce, questo suo modo di fare la rende carina, tenera e mi piacerebbe conoscerla meglio.
Al corso di storia si è sempre mostrata disponibile, qualche volte ci siamo anche seduti accanto. È simpatica, ma non avevamo mai parlato poi tanto. Il fatto che abbia deciso di essere amici mi fa molto piacere.

Appena pronto, raggiungo il parco e la vedo subito davanti una panchina fare avanti e indietro a passo svelto.
Sorrido e la raggiungo.
<<Ciao>> mi abbraccia leggermente, come se avesse paura di distruggermi o di bruciarsi.
<<Prendiamo un gelato?>> chiedo e lei annuisce.
<<Sono contenta che tu non sia scappato via da me>> dice mentre guarda la strada che scorre sotto i nostri piedi ad ogni passo. La scosto leggermente per evitare che finisca sul signore che prosegue nella direzione opposta. Mi sorride e scorgo le sue guance arrossarsi.
<<Sono un disastro>> sussurra.
<<Smettila! Dovresti avere più fiducia in te stessa.. io ti trovo carina, invece!>> la rassicuro sfiorandole la punta del naso con l'indice.
Adesso ne sono certo, le sue guance sono rosse, di un rosso intenso.
Prendiamo i nostri gelati e proseguiamo nuovamente verso il parco.
<<Non dire così... ti faccio solo pena..>> dice amareggiata.

<<Non sarei qui, mi incuriosisci..>> le pulisco la punta del naso, sporca di panna.
<<Io credo di aver sbagliato.. non dovevamo incontrarci, non dovevo venire da te a chiederti il numero..>> si pulisce le labbra con un tovagliolo di carta.
<<Cosa? Oh, andiamo! Perché dici così adesso?>> mi acciglio prendendo posto affianco a lei sulla panchina.
<<Perché non voglio illudermi, okay? Tu... beh, tu mi piaci!>> sbuffa <<eccome se mi piaci>> sussurra con un filo di voce, ma non è brava a farlo, perché la sento comunque e sorrido.
<<Voglio dire, provo interesse nei tuoi confronti, e.. non conosco le tue intenzioni.. ho l'impressione che tu sei così dolce solo perché lo fai con tutte..>> finalmente alza lo sguardo verso me, dopo che ha proseguito tutto il discorso a fissare il legno della panchina.
La guardo interrogativo, aspettando che prosegua.
<<Oh, non intendevo quello! Scusa non offenderti, è che voi maschi siete tutti così morti di.. ecco, hai capito, no? Ci siamo intesi.. però sento che tu sei diverso.. che sei dolce, davvero>> penetra i suoi occhi scuri nei miei.

È così dolce e insicura.
Vorrei stringerla forte per calmare le sue insicurezze, ma lei è un fragile fiore e potrebbe spezzarsi.
Mi da l'impressione che ha sofferto molto, e adesso magari ha paura a fidarsi degli altri per questo.
Le sfioro la guancia con la mano e lei abbassa lo sguardo.
Le alzo il mento con l'indice e la costringo a guardarmi <<Anche tu mi piaci>> le sussurro ad un soffio dalle sue labbra.
Lei morde il suo labbro inferiore e sento il suo respiro appesantirsi <<vorrei baciarti le labbra..>> sussurra piano, questa volta impercettibilmente.
La avvicino ancor di più a me e la bacio dolcemente.

La riaccompagno a casa, adesso non so cosa succederà tra noi, penso davvero che lei sia delicata come un fiore. E penso anche, che ciò che la rende ancor più impacciata, in parte sono io.

È bella quando sorride, specie se a farla sorridere, sono io. E quando si imbarazza, le sue guance si tingon di rosso in maniera adorabile.
La trovo bella, ma questo lei non lo sa. Per lei, la trovo carina e così -per il momento- va bene.

L'indomani a scuola non la vedo, però sono certo che sia qui perché mi ha inviato il messaggio del "buon giorno".

Mentre sto prendendo i libri che mi servono per la lezione seguente, sento pizzicarmi una chiappa, mi volto e non riesco a capire chi possa essere stato, dal momento che c'è troppo casino nel corridoio.

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