In fondo al mare più cristallino che si possa mai immaginare, dove la sabbia è cristallina e alberi maestosi crescono in tutta la loro possenza, viveva la gente del mare.
Questa era governata da un re potente e buono, saggio e fedele al suo popolo. Lui viveva in un enorme castello fatto completamente di conchiglie.
Il re non era affatto solo: aveva ben 7 figlie e la loro nonna sostituiva la madre delle ragazze.
Queste avevano un anno di differenza e tutte non avevano sottili gambe rosee, no, il loro corpo terminava con una coda di pesce.
Tutte adoravano fare giardinaggio e avevano una parte del giardino reale tutta loro dove potevano piantare tutto ciò che volevano. La più piccola, solitaria e timida, aveva nella sua parte un cerchio di fiori gialli come il sole. E sotto due salici piangenti aveva posto una statua trovata tra i relitti raffigurante un giovane umano molto carino. Lei adorava il mondo in superficie, desiderava tanto conoscere un umano, ma per il momento solo sua nonna poteva saziare tutte le sue curiosità. Infatti solo lei conosceva perfettamente gli umani. Conosceva le loro abitudini, le loro strutture, e gli animali che vivevano laggiù.
Voleva tanto salire in superficie per vedere le maestose navi passarle accanto e i 'pesciolini' volare sopra la sua testa (gli uccelli per le sirene), ma era troppo piccola, doveva ancora aspettare sei anni per ricevere il permesso dal padre e il lasciapassare. Sua sorella maggiore il giorno dopo ne compì 16 e, dopo aver esplorato la baia accanto, raccontò tutto alle sorelle che fecero lo stesso quando crebbero anche loro.
Un giorno arrivò il momento della piccola sirena. Quando salì si ritrovò davanti una nave enorme, ricca di oblò da cui sbirciava con l'aiuto delle onde. Ad un tratto si sporse un giovane molto bello e familiare: era il ragazzo raffigurato nella statua! Se ne innamorò perdutamente.
Si scatenò un tremendo temporale che distrusse la nave. Sapendo che gli umani non potevano respirare sott'acqua, lo prese e lo trascinò a riva, però dovette nascondersi perché stava arrivando un gruppo di ragazze che lo portarono via. Una tra loro era molto simile alla sirena e il fatto che lui le avesse fatto gli occhi dolci la faceva infuriare. Perché non era con lui? Perché non era umana? Che differenze c'erano, apparte la coda, tra loro e le sirene? Lo chiese alla nonna.
-Loro hanno un'anima immortale, ovvero, dopo la loro morte possono viverne un'altra in un mondo parallelo che loro chiamano Paradiso. Noi non l'abbiamo, viviamo 500 anni e dopo questi diveniamo schiuma di mare. Ma in fondo 500 anni bastano e avanzano! Gli umani al massimo vivono fino a 100!-.
Alla sirenetta non andava giù. Lei preferiva morire a 100 anni invece di 500 pur di stare con il suo principe. L'unico modo, però, di star con lui, era diventare umana e solo una persona poteva aiutarla.
Si diresse verso il Maelstrom, proprietà della Strega del Mare. Prima della sua casa c'era una valle enorme di creature metà piante metà serpenti che acchiappavano qualunque cosa capitava loro a tiro. Suparata velocemente la valle entrò nella casa di ossa della strega.
-Sei arrivata finalmente! -.
-Come sapevi che sarei venuta?-.
-Io so tutto quello che accade nei 7 mari e so anche che ti sei innamorata di un principe umano ... -.
La sirena annuì.
-Tu vuoi diventare umana e io ti aiuterò. Devi sapere che lo sarai per il resto della tua vita se lui ti sposerà, ma se dovesse sposare un'altra all'alba del giorno successivo al matrimonio tu diverrai schiuma di mare e poi ... Dovrai fare altri sacrifici! Sappi che quando sarai umana ogni passo che farai sarà come se stessi camminando su un tappeto di chiodi. E la trasformazione ... verserò il mio stesso sangue affinché la pozione che ti darò tagli la tua coda perfettamente a metà. Ma in compenso sarai una bellissima e bravissima ballerina. Se accetti queste condizioni ti aiuterò. -.
La sirena, incoraggiata dal suo sogno, accettò.
-E dato che devo versare mio sangue devi darmi qualcosa in cambio. Voglio la tua voce, la più bella e armoniosa di tutti gli oceani, se non del mondo!-.
-Ma se prendi la mia voce, cosa mi rimane?-.
-Il tuo bel visino, gli occhi eloquenti, e il linguaggio del corpo! Mostrami quella linguetta affinché io la tagli!-.
-E sia!-.
Furono le sue ultime parole. La sua lingua venne tagliata e ricevette la pozione che bevve arrivata a riva. Che dolore acuto! Svenì a causa di esso, ma al suo risveglio aveva due belle gambe. Venne ritrovata dal principe e portata al castello.
Passarono mesi e i due da un momento all'altro si sarebbero sposati, ma per decisione del re il principe dovette sposarsi con la figlia del re del regno vicino, la ragazza che lui credeva la sua salvatrice.
Quella notte la sirena non sapeva più cosa fare. Sarebbe morta all'alba e non aveva ciò che voleva.
-Sorella!- sentì.
Si affacciò ed erano le sue sorelle con i capelli tagliati. Una di loro le lanciò uno scrigno all'interno del quale c'era un pugnale.
-Abbiamo saputo tutto. Eri scomparsa da mesi ed eravamo preoccupate. Poi quando ti abbiamo vista accanto a Lui abbiamo capito tutto. Siamo andate dalla strega che in cambio dei nostri capelli ci ha dato quel pugnale. Dovrai uccidere il tuo principe e quando il suo sangue toccherà i tuoi piedi tornerai sirena. Fallo sorella, torna per noi e per nostro padre!- disse una e subito si gettarono in acqua.
L'alba era vicina e doveva velocizzarsi. Entrò nella camere degli sposi e alzò il pugnale. Doveva farlo, non voleva morire! Ma qualcosa la bloccò. No. Non aveva fatto niente di male, non meritava la morte, in fondo lo amava ancora.
Gettò il pugnale per terra e si frantumò, poi uscì. Il rumore svegliò il principe che la seguì.
-Mia piccola trovatella muta! -.
Era già in posizione. Era sopra l'orlo della nave, a un passo dalla morte.
-No, ferma! Non farlo!-.
Troppo tardi. L'alba era giunta. Si gettò e divenne schiuma che si unì al mare.
Il principe si inginocchiò.
-Lei ... -.
Aveva capito troppo tardi. Tornò nella sua stanza e vide il pugnale ridotto in mille pezzi.
-Voleva uccidermi ... ma non l'ha fatto ... -.
Alzò lo sguardo.
-Grazie ... mia salvatrice!-.
Tratto dal Libro di Hans Christian Andersen 'La Sirenetta'
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