2 (Aprile)

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Sento un bacio leggero sulla fronte e una mano amorevole che mi accarezza i capelli. Poi qualcuno sussurra il mio nome ma la testa mi fa troppo male e non riesco ad aprire gli occhi.
<<Èora di svegliarsi.>>
Riconosco la voce di mia mamma. Mi giro dall'altra parte e mugugno di lasciarmi in pace perché, oggi e nei prossimi trent'anni della mia vita, vorrei solo avvolgermi nelle coperte e rimanere a dormire per potermi rifugiare nel mondo fantastico dei miei sogni. Mondo nel quale, io e lui, siamo ancora insieme.
<<Adele, è tardi. Oggi c'è il Battesimo di Arianna e tu sei la madrina, non puoi mancare.>>
Sbuffo e strizzo gli occhi cercando di raccogliere abbastanza energia per poter mandare indietro il tempo affinché io cambi il passato e non mi faccia lasciare dal mio ragazzo il giorno prima del Battesimo di mia nipote.
Sento mia mamma che si alza dal mio letto e si dirige verso la portafinestra, spalancandola per far in modo che il sole mi picchi direttamente sugli occhi. Sbuffo e mi alzo districandomi dal bozzolo di coperte che stanotte, dopo essermi rigirata e rigirata piangendo, mi sono cucita addosso.
Vado in bagno e l'immagine che mi si presenta nello specchio, mi spaventa: ho i capelli più scompigliati del solito e hanno la forma del nido della tortora che nidifica sempre sul nostro balcone; ho gli occhi arrossati e gonfi come due palloni da basket; le guance sono striate ancora da due rivoli di lacrime; le labbra sono screpolate e bruciano al tocco. Non mi riconosco. Sembro diversa... anzi, sono diversa perché, senza di lui, non sono più io.
Mi passo le dita tra i capelli e sugli occhi pensando che, oggi, neanche un miracolo potrà farmi apparire, se non bella almeno presentabile, in Chiesa. Faccio scorrere l'acqua della doccia e, mentre aspetto che diventi calda, mi libero dal pigiama e accendo il telefono. Lo schermo non mi si illumina a causa del messaggio di buongiorno di Leonardo ma a causa del messaggio di mia sorella:


"Mamma mi ha raccontato
ciò che è successo... mi dispiace
infinitamente ma ricordati una
cosa: è lui che ci ha perso, hai
capito? Risollevati, sistemati
e fatti bella: mostra a tua
nipote come si fa ad essere forti.
Ti voglio bene."


Sorrido ed entro nella doccia. Mi passo la spugna con foga su tutto il corpo e cerco di lavare via anche il dolore e i ricordi legati a Leonardo.
Come farò a non crollare in mille pezzi e a volare via alla prima folata di vento? Sono debole come un foglio di carta velina. Come farò a sorridere per tutto il giorno? Non posso essere triste, lo devo ad Arianna: da oggi sarò il suo modello e una delle sue figure di riferimento.
Come farò a ridere e a scherzare con i miei parenti? Loro non dovranno capire nulla.
Cosa dirò quando mi chiederanno di lui? Perché di sicuro mi chiederanno che fine avrà fatto, oramai era parte della famiglia, era sempre con me, eravamo sempre insieme.
Come farò a non piangere appena pronunceranno il suo nome? Spero che nessuno si accorga della mia anima frantumata.
Spero che nessuno si accorga del mio cuore spezzato.
Spero che nessuno si accorga dei miei occhi rossi e della mia continua voglia di piangere.
Mia mamma bussa alla porta e mi intima di uscire e di sbrigarmi perché sono in ritardo. Sospiro e chiudo l'acqua. Mi attorciglio nella salvietta e passo una mano sullo specchio per eliminare il vapore che si è formato dopo la doccia. Il mio aspetto è un po' migliorato: il rossore e il gonfiore degli occhi si sono attenuati e le labbra sono tornate normali. Mi friziono i capelli e inizio ad asciugarli sperando che il rumore dell'asciugacapelli copra il ronzio dei miei pensieri assassini.

<<Amore, ne vuoi parlare prima del Battesimo?>>
Mia mamma entra nella mia camera con indosso ancora l'accappatoio, i bigodini e il trucco mezzo fatto.
<<Di cosa?>> Le chiedo cercando di sviare il discorso perché so che, se dovessi iniziare a parlare, con qualcuno, dei miei sentimenti, mi lascerei andare ad un pianto interminabile e spaventoso e non me lo posso permettere, non in questo momento.
<<Di quello che è successo ieri sera.>> Mormora lei stropicciandosi la cintura dell'accappatoio. Capisco, dai suoi gesti, che è nervosa e so che non sa neppure lei come affrontare l'argomento.
Gli occhi mi si inumidiscono e il naso mi pizzica ma faccio finta di niente e scuoto la testa mentre mi provo il vestito bianco con i fiori neri che ho acquistato per questo giorno. Il mio silenzio salverà entrambe dall'affrontare una spiacevole e imbarazzante situazione.
<<Ne sei sicura? Perché sai che ...>>
<<Ètutto okay, mamma.>> La interrompo prima che possa terminare la frase. La lancio un'occhiata nello specchio e vedo che mi sta guardando con preoccupazione.  <<Sofia mi ha detto che le hai raccontato tutto.>> Le comunico mentre mi passo l'eye-liner sugli occhi.
<<Spero non ti dispiaccia.>> Si scusa lei.
<<No, hai fatto bene.>> Le sorrido nello specchio e lei ricambia.
Apre la bocca per tentare, di nuovo, di convincermi a parlare ma io la fermo prima.
<<Siamo in ritardo mamma, vai a prepararti.>>
Sono stata più fredda di quanto avrei dovuto ma questo comportamento è necessario affinché io non crolli. Devo dominare le mie emozioni. Devo dominare i sentimenti.
Lei esce dalla stanza sospirando e chiude la porta lasciandomi libera di accasciarmi sul letto in balia della tristezza e del dolore che sta spingendo per uscire.

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