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Mi guardo allo specchio e mi faccio schifo: ho ancora le labbra gonfie dai suoi baci, i capelli scompigliati e annodati intorno a qualche foglia secca e filo d'erba, i segni di un morso sulla pancia e il livido di un succhiotto sul collo. 

Mi siedo sul letto così come sono, in mutande e in reggiseno e mi metto a singhiozzare rumorosamente. Non posso credere di aver fatto una cosa così sporca. Non posso credere di aver fatto una cosa così orribile. Non posso credere di ever aiutato Leonardo a ferire profondamente, come aveva ferito me, un'altra persona. 

Come ho potuto farlo? Io non sono così. Io ho dei valori in cui credo. Eppure, stasera, li ho distrutti tutti. Ho distrutto la mia personalità. Ho distrutto la purezza della mia anima. Se potessi togliermi il cuore dal petto e guardarlo pulsare tra le mani, sono sicura che troverei una macchia nera come l'oscurità campeggiare esattamente al suo centro.

Avremmo dovuto essere amici, solo amici ... ma non ci siamo riusciti. Lo sapevo, in fondo, che la storia della nostra amicizia era solo un'illusione. Sapevo che non avrebbe potuto funzionare. Come ho potuto essere così stupida? 

Mi alzo dal letto e barcollo fino al bagno: ho bisogno di una doccia. Mi lavo via tutto: il sudore, la terra, l'erba impigliata tra i capelli, la colpa, il rimorso, il peccato, il suo profumo che, ormai, è ovunque sopra di me. Strofino la spugna con foga e cerco di mandare il sapone in tutti gli angoli del mio corpo. Vorrei poter lavare via anche il ricordo di ciò che ho appena fatto. Anche se quello è il ricordo più dolce che ho costruito in questi mesi senza di lui.


Mi copro il succhiotto con strati e strati di fondotinta, non posso rischiare che qualcuno lo veda. Scendo in fretta le scale e vado sotto al portico dove i miei genitori stanno finendo di mangiare.
<<Bene, io vado da Claudia, ci vediamo dopo.>> Affermo.

Ieri sera ho mandato un messaggio alla mia amica dicendole che avevo delle cose da raccontarle e ci siamo accordate di trovarci oggi e pranzare insieme.

<<Va bene Del, ciao.>> Mi salutano loro e, prima che io vada, butto l'occhio sul nostro prato e il ricordo di ciò che è successo ieri sera mi sommerge. Mi accarezzo, senza accorgermene, il succhiotto che ho sul collo e il morso che ho sulla pancia, poi ciondolo fino alla porta di casa, esco e mi metto alla guida della mia macchina accendendo la radio. 

<<Ciao Adele.>> Mi saluta Claudia calorosamente appena varco la soglia di casa sua. Siamo a casa da sole perché i suoi genitori sono al lavoro.
<<Ciao. Permesso.>> Dico entrando.
<<Vieni, ho preparato un po' di pollo con panna e funghi, va bene?>> Chiede ed io annuisco anche se, sinceramente, non ho molta fame.

<<Ma a te è arrivata la mail del voto di pedagogia?>> Inizia a fare conversazione e non sa ancora che ho notizie più succulenti del voto all'esame.
<<Sì, ho preso 25. Sono stata fortunata perché, come sai, non ricordavo nulla quel giorno.>> Spiego e ingoio in boccone di pollo.
<<Oh meno male è andato bene anche a te, io ho preso 27.>> Mi dice entusiasta.  <<Ricordo quel giorno. Leonardo ti aveva scritto la sera prima e tu eri nell'Iperuranio.>> Sorride e io inizio a giocherellare con la forchetta.

<<A proposito di Leonardo ... ti devo raccontare una cosa.>> Ammetto ma non riesco a guardarla.
<<Cosa è successo?>> Sento esasperazione nella sua voce.
<<Beh, ieri ci siamo visti e lui ... è stato molto gentile e dolce.>> Inizio e lei annuisce.
<<Sì, Giovanni mi ha detto che, all'ultimo minuto, ha annullato i programmi che avevano per la serata.>> Mastica e ingoia il boccone aiutandosi con un po' d'acqua.

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