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Quando il campanello suona, Matilde è chiusa in camera sua perché è arrabbiata con me siccome la costringo a stare a casa mentre sto con Deborah ma non potevo fare altrimenti: i miei genitori sono al lavoro quindi Tilde deve stare con me e Deborah mi ha chiamato dall'Università  implorandomi di vederci visto che sono giorni che viviamo l'uno senza l'altra. 

A mia sorella non piace quando Deborah mi aiuta a farle da baby – sitter perché, mi ha confidato una volta, non giochiamo mai con lei ma stiamo sempre da soli e a lei non piace quando la ignoro.

È vero: Deb non è brava con i bambini, non sa come comportarsi, non sa cosa dire, non si ricorda più come si gioca perché, purtroppo, è dovuta crescere in fretta e, quindi, quando devo badare a Matilde e Deborah vuole passare qualche ora con me, devo destreggiarmi tra le attenzioni dell'una e dell'altra anche se, in questo modo, nessuno dei tre è contento: 

Matilde pretende che io giochi con lei o la aiuti a studiare e a fare i compiti e i suoi occhi nocciola si rabbuiano quando sente la voce della mia ragazza che mi richiama nell'altra stanza; 

Deborah, visto che non stiamo mai insieme, vuole che io le stia sempre appiccicato e sbuffa quando mia sorella bussa alla porta, mi prende per mano e mi trascina da lei; 

ed io, invece di occuparmi solo di una bambina di otto anni, devo badare anche a una bambina di venti e, questo, mi ruba tutte le energie e, a fine giornata, mi stendo a letto stanco morto.

<<Ciao Leo.>> Deb entra e mi bacia con foga.

<<C'è mia sorella, c'è mia sorella.>> Le dico staccandomi da lei.
Lei sorride maliziosamente e fa ruggire il mio vuoto. <<Dov'è? Non la vedo?>> Mi chiede mentre mi percorre il collo con le labbra.
<<E' di sopra.>> Sussurro cercando di controllarmi.
<<Andiamo anche noi di sopra, allora.>> Propone slacciandosi il giubbetto e appoggiandolo sul divano. 

Ha una camicetta rosa che non lascia spazio all'immaginazione e un paio di jeans neri strettissimi. I capelli neri e lunghi sono legati in una treccia laterale un po' disfatta dalle ore di treno. La matita che le riga gli occhi azzurri è leggermente sciolta e il rossetto rosa che, solitamente porta sulle labbra, è sparito. 

Mi prende per mano e mi fa strada di sopra anche se siamo a casa mia. Prima di andare in camera passiamo dalla camera di Matilde e busso piano alla sua porta.

<<Ehi, Deborah è arrivata, la vuoi salutare?>>
Mia sorella sta giocando con le bambole e annuisce.  Deborah ed io entriamo e ci sediamo sul suo letto. 

<<Ciao bellissima.>> La saluta la mia ragazza e le accarezza la testa.
Matilde alza lo sguardo e, senza sorridere, risponde al saluto. <<Ciao Deborah.>>

Ricordo quando era Adele che veniva in questa camera. Ricordo come Matilde le saltasse al collo e la salutasse con gusto e con affetto. Mia sorella adorava quando la mia ex mi aiutava a badare a lei perché, tutti e tre insieme, giocavamo e ridevamo e scherzavamo e il nostro motto era "tutti per uno e uno per tutti" come i tre Moschettieri. 

Quando era Adele la mia ragazza non dovevo destreggiarmi tra l'una e l'altra perché era proprio Del che mi trascinava nella camera di mia sorella per poter giocare tutti insieme. E, quando la sera andavo a letto, mi addormentavo contento.

Probabilmente mia sorella non sopporta Deborah perché crede che io la preferisca a lei, che io preferisca passare il mio tempo con la mia ragazza piuttosto che con mia sorella. E non so come farle capire che nessuno prenderà mai il suo posto sul mio piedistallo e nella mia vita. Quando c'era Adele, invece, Matilde accettava di dividermi con lei perché Del non ha mai cercato di superare mia sorella ma ha sempre accettato il fatto che lei avesse la precedenza su tutto. 

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