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<<Permesso.>> Mormora mentre entra dalla porta e si guarda intorno timidamente.
<<Tranquillo, non c'è più nessuno.>> Rido e chiudo la porta a chiave mentre Leo sospira rilassandosi.
Mi sfilo la borsa e la appoggio sul divano e lui si toglie lo zaino buttandolo sul pavimento.
<<Che cosa mi cucini?>> Chiede dirigendosi in cucina.
<<Alt cowboy.>> Lo tiro per il polso e lo fermo. <<Prima andiamo a lavarci le mani, sono tutte piene di germi e terra.>>
"E le tue sanno di tabacco"

Si fa trascinare in bagno e iniziamo a lavarci le mani insieme. Leonardo, inaspettatamente, mi spalma il naso con il sapone e io urlo e rido insieme. Iniziamo, così, una lotta tra le bolle e, alla fine, ci ritroviamo bagnati e insaponati ma felici. È bello vederlo sorridere. È bello vederlo comportare da ragazzo degno della sua età.

<<Vieni qui.>> Prende un asciugamano e, con delicatezza, me lo passa sul naso, sulle guance, sulle labbra, sulla pelle ... io non stacco gli occhi da lui mentre, concentrato, mi asciuga.
Le mie mani tremano quando prendo lo stesso asciugamano e lo passo sul suo corpo. Dai riccioli neri cadono gocce d'acqua che percorrono il suo naso fino alla punta e io cerco di raggiungerle tutte prima che cadano. Gli tampono le braccia muscolose, gli asciugo le mani, passo l'asciugamano tra i capelli ... lui non mi stacca gli occhi di dosso mentre, tremante, passo la spugna su di lui.
<<Grazie.>> Mormora.
Io deglutisco e rispondo. <<Grazie a te.>>

Esco da bagno in fretta e lui mi segue.
<<Ti va bene pasta al pomodoro?>> Chiedo mentre, con la voce e le gambe che ancora mi tremano, apro il frigorifero per vedere cosa posso cucinare.
<<Perfetto.>> Esclama. Raggiunge il mobile nel quale teniamo le pentole, ne estrae una e la riempie d'acqua mentre io prendo la pasta, la peso e, quando Leo mette la pentola sul fuoco, io immergo gli spaghetti nell'acqua e alla fine Leonardo aggiunge il sale e mischia. Senza che io glielo dica, si dirige al frigorifero, prende un pezzo di cipolla e la salsa di pomodoro mentre io prendo un pentolino per farla bollire. Leo taglia la cipolla a pezzettini piccoli, io metto un goccio d'olio nel tegame e accendo il fuoco quando la cipolla ci finisce dentro. La lasciamo soffriggere e, dopo qualche minuto, aggiungiamo il pomodoro, il dado, il basilico e mettiamo il coperchio affinché cuocia in fretta.

Ci guardiamo e ci sorridiamo: è fantastico ritrovare la nostra complicità.
<<Vuoi mangiare fuori?>> Gli chiedo prendendo la tovaglia per preparare la tavola.
<<Sì.>> Afferma con entusiasmo. So che Leo adora il nostro giardino e, soprattutto, che adora mangiare fuori sotto al portico.
Usciamo dalla cucina e iniziamo a preparare la tavola mentre la pasta cuoce e il pomodoro bolle. 

Alla fine riusciamo a sederci e a mangiare la pasta che, cucinata insieme, è ancora più buona.
<<Allora, dimmi di più di questo vicino di casa.>> Si infila una forchettata di pasta in bocca e mi guarda curioso.
Io mi pulisco la bocca con il tovagliolo e bevo un goccio d'acqua. <<Non c'è niente da dire, Leo.>> Alzo le spalle e tiro su uno spaghetto beccando Leonardo che mi guarda le labbra mentre me le lecco con la lingua. Sorrido impercettibilmente.

<<Quante volte vi siete baciati?>> Tamburella le dita sulla tavola nervosamente.
<<Solo quella volta. È stato un bacio senza importanza e che è durato solo qualche minuto, tutto qui. Io avevo bevuto e lui ... lui ha diciotto anni, i suoi ormoni partono per la tangente ogni volta che vede un essere respirare.>> Non lo guardo negli occhi perché ho paura che possa scorgere un barlume di emozione. Quando ripenso a quel bacio, per quanto io non voglia ammetterlo, provo ancora un tuffo leggero al cuore. Ho voluto ferire Leonardo raccontandogli di Ale ma, ora che vedo la sua reazione, anche se mi provoca un pizzico d'orgoglio, voglio che creda alle mie parole, voglio che sappia che, per me, il mio vicino di casa, non è un'opportunità. 

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