29 (Novembre)

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Cammino piano verso il boschetto nel quale abbiamo imparato a conoscerci. Sembro un condannato a morte mentre percorre i sui ultimi metri prima di arrivare al patibolo. E un po', forse, lo sono davvero perché, oggi, sarà l'ultimo giorno in cui potrò vedere Leonardo. 

Oggi sarà il suo ultimo giorno che passerà in Italia. Domani partirà per la sua nuova vita. 

E quindi sì, sono anche io un condannato a morte: tra poco, quando arriverò di fronte a lui, morirà una parte di me, morirà una parte della mia adolescenza, morirà una parte del mio passato che, però, rimarrà sempre nel mio cuore e nella mia testa.

Riesco già a vederlo: indossa un giubbetto di pelle nero, dei jeans grigi e un paio di scarpe da ginnastica. Ha i capelli, al solito, spettinati e c'è un ricciolo che gli cade, quasi in modo perfetto, davanti agli occhi che tiene abbassati a fissare il terreno. Ha una sigaretta accesa tra le dita e, ogni tre secondi, se la porta alle labbra. Mi fermo e lo guardo cercando di fotografarlo e di immagazzinare tutte queste fotografie nel mio cervello.

Leonardo, ad un tratto, mi vede e alza la mano in cenno di saluto.
<<Ciao.>> Dico mentre mi faccio strada tra l'erba alta.

Oggi fa freddo e vedo che i nostri respiri si condensano nell'aria.
Parliamo del più e del meno per qualche minuto. Parliamo di argomenti noiosi e che non ci caratterizzano per niente. Fino a quando, terminati gli argomenti di conversazione, piomba un grande silenzio imbarazzante. Ma che ci è successo?

<<Allora, ci siamo ... è la vigilia del grande giorno.>> Spacco il silenzio.
<<Eh sì. Domani a quest'ora sarò sull'aereo se tutto va bene.>> Mi guarda e mi sorride.
<<Hai tutto pronto?>> Chiedo e si sente che c'è disagio tra di noi.
<<Sì, è tutto pronto: valigie, scatoloni, cose da tenere e da buttare.>> Abbassa lo sguardo e si mette a calciare l'erba attorno a noi.

<<E la casa là?>> Ingoio il magone e cerco di sembrare interessata.
<<E' pronta anche quella. Ho visto delle foto, mi sembra carina. La vedrai quando verrai a trovarmi.>> Lui ci spera ancora. Spera ancora di poter continuare questo rapporto ma io non ho cambiato idea e ora, dopo tutto quello che è successo (e non è successo) in queste ultime settimane, sono ancora più convinta del fatto di non portare avanti la nostra "amicizia". È arrivato il momento di dirglielo. Prendo un respiro gigante per prendere tempo e mi faccio coraggio. <<A proposito di questo ... io avrei deciso una cosa.>> Inizio a toccarmi i capelli per cercare di gestire il nervosismo. Leo alza lo sguardo e mi fissa curioso. <<Quando sarai a New York ... voglio che proviamo a vivere l'uno senza l'altra.>> Chiudo gli occhi e non ho il coraggio di vedere la sua espressione.

<<Perché?>> Sospira ed io apro gli occhi. Cerco di ricordarmi le parole che avevo provato davanti allo specchio ma, chissà come mai, in questo momento mi sfuggono e svolazzano leggiadre nella mia testa, come farfalle che scappano dal retino di un bambino.
<< E' meglio così.>> Rispondo solamente. È l'unica cosa che le mie labbra e il mio cervello riescono a formulare.
Vedo che, nei suoi occhi, si dipinge l'incredulità. <<Non ti sto capendo.>> Scuote la testa e incrocia le braccia.

Ma perché non riesce a capirmi?

<<Che cosa potrei fare, eh? Continuare a parlarti, a sentirti e a provare quello strano sentimento per te? Ascoltare ciò che fai, sapere con chi sei, vedere le tue foto, sapere che stringi altri corpi che non sono il mio?>> Cerco di stare calma e di fargli capire il mio punto di vista. Ma non credo che questo stia funzionando perché Leonardo mi guarda, ancora, con lo smarrimento dipinto nelle pupille. << E' meglio per tutti e due, fidati ... perché non voglio che il tuo ricordo sia associato a sentimenti negativi, perché voglio ricordarti sorridendo ... perché, un giorno, quando parlerò di te e racconterò di noi, voglio poter dire "Dio, quanto gli volevo bene" e non "Dio, quanto ho sofferto a causa sua, non lo perdonerò mai" perché tu sei stato tremendamente importante per me.>> Percepisco la mia voce come se la stesse pronunciando qualcun altro ed è talmente strana che non riesco a riconoscerla.

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