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<<L'algoritmo è... l'algoritmo è... l'algoritmo è... una cosa inutile che non mi entrerà mai in testa e che non mi sarà mai utile nella vita.>>
Lancio la matita che finisce contro il muro e poi cade per terra spezzandosi a metà.

Cose che dovrei fare:
-Studiare
- Passare l'esame di informatica
-Laurearmi
- Trovare lavoro
-Vivere felice e appagata

Cose che sto facendo:
-Ripetere insistentemente la stessa formula da due ore e, immancabilmente, non ricordare neanche mezza definizione
-Pensare a Leonardo
-Vagare come un'anima in pena per la stanza
-Pensare a Leonardo
-Disegnare cuoricini spezzati e foglie che cadono dagli alberi, sulle pagine del libro che, in teoria, dovrei studiare
-Pensare a Leonardo

Spero che qualcuno mi salvi da questo loop infinito e deprimente.

DRIN!
Mi alzo e vado ad aprire la porta di casa.
<<Dì ciao alla zia, Arianna!>>
Ci sono mia sorella e mia nipote fuori da casa mia e, la loro vista, mi fa illuminare gli occhi.
<<Ecco qui la mia nipotina preferita.>> Stampo un bacio sulla guancia ad Arianna prendendola dalla carrozzina e lei mi sorride amorevolmente. <<Cosa fate qui? Entrate.>>
<<Christian è al lavoro e sapevo che eri a casa da sola, quindi siamo venute a farti un saluto.>> Risponde mia sorella sorridendo.
<<Meno male che siete venute, sto diventando matta a studiare informatica, non ci capisco niente.>> Sbuffo. <<E tu, Arianna Capecchi, non andare mai a fare l'università.>> Consiglio, scherzando, a mia nipote che mi fa una pernacchia e poi si mette a ridere. 

<<Ti va di darle la merenda? Oggi dobbiamo mangiare la pappa alla pera, ti piace Ari?>> La bimba la guarda, sorride e alza la mano per prendere il cucchiaino che Sofia tiene in mano. Appoggio Arianna nel seggiolone, che abbiamo sempre pronto per lei in cucina, e sistemo una sedia di fronte a lei per poterle dare la merenda in santa pace. Quando mia nipote vede che immergo il cucchiaio nella pappa, apre la bocca e aspetta che io la nutra. Arianna è una delle poche persone che, quando è con me, riesce a farmi dimenticare Leonardo.

Sofia si siede con un bicchiere d'acqua in mano e mi guarda mentre imbocco sua figlia, sorridendo.
<<Come stai?>> Mi chiede lei.
<<Tutto bene. A parte informatica che mi sta uccidendo.>> Faccio una faccia buffa ad Arianna e lei batte le mani contenta. Questa bambina è il ritratto della felicità, è il mio opposto. <<E tu?>> Ricambio la domanda per spostare l'attenzione da me a lei.
<<La mamma di Christian mi sta facendo diventare matta: pretende di vedere la bambina quando vuole lei, non capendo che Arianna ha le sue esigenze... ha solo quattro mesi, deve dormire un tot di ore, deve mangiare agli stessi orari, deve fare il bagnetto... non è che può presentarsi a casa nostra senza avvisare e quando le pare e piace.>> Sofia si passa una mano nei capelli scuri e mossi e mi guarda sbuffando.
<<Christian non le dice nulla?>> Chiedo mentre raschio il vasettino con il cucchiaio alla ricerca dei rimasugli rimasti di pappa.
<<Sì, gliel'ha già detto ma sai com'è Ramona.>>
<<Pretende di fare sempre tutto quello che vuole lei, lo so, ormai ho imparato a conoscerla.>> Dico e mia sorella ride. 

<<Sappiate che, quando a settembre tornerò al lavoro, Arianna la porterò qui, prima che la mia cara suocera me la tenga sveglia tutto il giorno per farla giocare o per portarla a spasso a far vedere a tutte le amiche.>>
<<Puoi portarla tutte le volte che vuoi, vero Ari? Vuoi venire dalla zia Adele?>> Le chiedo mentre le pulisco il visino dalla pera; lei ride e alza le braccia, facendo dei versetti striduli. Io la prendo in braccio e le faccio il solletico.
<<Sei brava con i bambini, Del. Scienze dell'educazione è proprio l'università che fa per te.>>
<<Sono così brava solo perché lei è mia nipote.>> Stringo forte Arianna e la metto nella sdraietta che c'è in salotto.
<<Allora mi posso fidare a lasciarla con te anche se non ci sono mamma e papà.>> Sofia mi fa l'occhiolino.
<<Meno male che ti fidi di tua sorella.>> Ridiamo entrambe.

<<Senti, volevo portare Ari a fare un giro al parco così pende un po' d'aria... vieni con noi oppure devi stare a casa a studiare informatica?>> Mi alzo subito dal divano e mi precipito in cantina a prendere le scarpe e il giubbetto. <<Sono pronta, chi se ne frega di informatica, tanto non mi ricordo niente, è inutile anche stare lì a ripetere le cose. Spingo io il passeggino.>>
Chiudiamo la porta di casa e lascio il libro aperto e abbandonato sulla scrivania e la matita spezzata a terra.

Oggi è una bella giornata, si sente la primavera. Ci sono il sole e un venticello che accarezza i visi dei presenti; i bambini giocano, ridono e sono contenti; mia nipote sonnecchia placida nel passeggino e mia sorella è seduta sulla panchina con gli occhi chiusi e la testa reclinata all'indietro per cercare di catturare i timidi raggi di sole e io percepisco un briciolo di modesta serenità che, nelle ultime settimane, era scappata rintanandosi in un angolino remoto della mia mente. 

Però, ad un tratto, come una nuvola che passa di fronte al sole, il  pensiero di Leonardo appare nella mia mente e porta l'inverno dentro di me. Smetto di sorridere, le risate dei bambini diventano mute e il sole si spegne. 

Penso che, forse, mentre io sono in quel parco cercando di dimenticarlo, lui è avvinghiato a lei... ricomincio, piano, piano, a morire. 

Non so cosa sia scattato nella mia testa, non so che interruttore si sia, improvvisamente, acceso nella mia mente ma so che, d'un tratto, li vedo. Vedo i loro corpi unirsi come un solo corpo. Vedo Leonardo che la bacia. Vedo lei mentre lo guarda con occhi dolci e pieni d'amore, come ero solita fare io... loro non sono veramente qui però io li vedo... li immagino. 

Mi manca il respiro ma cerco di non dare nell'occhio per non allarmare mia sorella o la bambina. Non sopporto l'idea che Leonardo possa essere felice con lei. Non accetto l'idea che, ora, è lei che bacia e abbraccia. Li vedo. Li vedo e li sento. Cerco di eliminare quest'immagine dalla mia testa ma è scolpita in modo indelebile nella mia immaginazione.

"Ti sembra giusto, Leo, che io vi veda mentre fate l'amore? Ti sembra giusto che io vi senta ansimare? Ti sembra giusto che io sia lì mentre state insieme? È crudele. Il mio cervello è crudele ed io sono masochista perché continuo a pensarvi insieme. 

Mi dicono di fare qualsiasi cosa per non pensarti, ma come faccio a farlo se ogni volta che faccio qualcosa, tu sei sempre con me? Potrei addirittura sentire la tua presenza, il tuo profumo, la tua risata, la tua voce. Sei ovunque e non mi vuoi lasciare in pace. Ti sembra giusto?"

Respiro forte per non crollare e Sofia si accorge del mio malessere.
<<Del?>> Chiede appoggiandomi una mano sulla spalla.
Io mi risveglio da quell'incubo e sospiro. <<Ma, secondo te, perché ha scelto lei?>>
Mia sorella fa cadere la testa all'indietro e la appoggia allo schienale della panchina. <<Te l'ho già detto, è un cretino ... non continuare a fasciarti la testa con queste domande inutili.>>

Lei è più forte di me, lo è sempre stata ma ... non sa cosa significa soffrire a causa di una rottura d'amore: Christian è stato il suo primo e unico amore, si sono trovati, si sono messi insieme, sono andati a convivere e, adesso, è nata Arianna. Sofia è stata fortunata... io no, purtroppo.

<<Hai ragione ma non riesco a farne a meno, Sofy.>> Faccio spallucce e lei mi accarezza i capelli con fare materno.
<<Io giuro che, se lo becco in giro, faccio il culo a strisce a quell'idiota.>>
Sorrido ma le domande che mi stanno torturando da settimane, vorticano ancora nella mia mente e sono sicura che, finché non avrò trovato risposta, non sarò in pace: cos'ha lei più di me? È più bella? È più dolce? È più simpatica? È più carina? Perché ha scelto lei? Perché mi ha spezzato il cuore?


"La testa la si deve perdere in due, altrimenti è un'esecuzione."

Charles Bukowski 

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