19 (Agosto)

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I miei genitori sono partiti questa mattina presto e rimarranno al mare per dieci giorni, così io avrò dieci giorni di pace e tranquillità in cui poter, finalmente, rimanere a casa completamente da sola. 

Non vedevo l'ora che questo giorno arrivasse perché, da quando mia sorella si è trasferita e vive con Christian e Arianna, i miei genitori puntano tutta la loro attenzione su di me e, per quanto io li ami, a volte mi sento soffocare. 

Dovrei studiare per gli esami che mi attendono a settembre ma la verità è che stare sul divano a mangiare schifezze in pigiama e mentre faccio un selvaggio zapping, è più divertente che stare sui libri.

Ad un tratto il campanello suona ed io, con due patatine in bocca, mi alzo mollemente dal divano per andare ad aprire la porta. Credo che siano Christian, Sofia e Arianna e quindi non mi importa se mi vedono mezza trasandata e non molto presentabile. Davanti a me, però, c'è Leonardo ed io deglutisco le patatine quando lo vedo sorridere.

<<Leo cosa fai qui?>> Chiedo sbarrando gli occhi e maledicendomi per essere andata ad aprire la porta in queste condizioni.
<<So che sei a casa da sola perché i tuoi genitori sono partiti.>> Afferma entrando in casa. 

Senza che lui mi veda mi picchio una mano sulla fronte perché io sono un essere tremendamente pigro e disordinato e, anche se i miei genitori sono partiti da meno di otto ore, la casa sembra una stalla: i mie vestiti sono sparsi in giro per tutto il salotto, la cucina non è lavata e i piatti e le pentole che ho usato per cucinarmi il pranzo stanno annegando nell'acqua e sapone del lavandino, sul divano campeggia un sacchetto mezzo vuoto di patatine ed io sono ancora in pigiama con i capelli spettinati.

<<Non ti aspettavo.>> Mi giustifico strofinando i piedi nudi l'uno sull'altro.
<<Lo vedo.>> Ride lui e si siede sul divano prendendo una patatina dal sacchetto.
<<Mi dispiace. Se avessi saputo che saresti venuto mi sarei fatta trovare vestita e avrei messo in ordine casa.>>
<<Tesoro, stai tranquilla: ti conosco e so che, quando sei da sola, sei peggio di un uragano.>> Dice ed io sorrido timidamente lisciandomi una ciocca di capelli.
<<Se mi dai cinque minuti vado a vestirmi, almeno.>> Ho già un piede sulla scala diretta nella mia camera ma Leo mi blocca.
<<Credo che, tra poco, avrai di meglio da fare che sistemare tutta casa.>> Sorride come una volpe ed io mi insospettisco.

<<Che vuoi dire?>> Incrocio le braccia al petto e piego la testa di lato guardandolo in modo confuso.
<<Vestiti e usciamo: ho una sorpresa per te.>> Ha un sorriso largo quasi quanto tutto il viso. Senza dirmi nulla, inizia a salire le scale ed io lo seguo nella mia camera. 

Leo apre l'armadio ed estrae un abito lungo color prugna. <<Ecco, metti questo.>> Mi sorride porgendomelo ed io lo prendo.
<<Si può sapere dove mi vuoi portare?>> 
Leonardo scuote la testa. <<Sbrigati, ti aspetto giù.>> Esce dalla porta fischiettando e lo sento scendere le scale a saltelli. 

Obbedisco ed esco, finalmente, dal pigiama infilandomi il vestito scelto da Leonardo, poi mi sistemo i capelli e mi trucco leggermente. Calzo i sandali bianchi e prendo la borsetta dello stesso colore con dentro il portafoglio e il cellulare. Mi guardo allo specchio: chissà dove mi vuole portare vestita così. Sono un po' agitata.

<<Eccoti, sei pronta?>> Mi chiede lui non appena mi vede scendere le scale. Annuisco e ci chiudiamo la porta alle spalle. Mi dimentico la casa in disordine.
Salgo in macchina e noto che ha uno zaino posato sul sedile posteriore.
<<Dove stiamo andando?>> Domando curiosa e faticando a trattenermi sul sedile.
Leo ride e tende i muscoli delle braccia mentre continua a guidare. <<Non te lo dico. È una sorpresa.>>
Si infila gli occhiali da sole e alza il volume della radio per impedirmi di porgli altre domande. Io mi appoggio comodamente al sedile mentre guardo fuori dal finestrino la strada che scorre velocemente. 

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