17 (Luglio)

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Sono passate più di due settimane da quando ci siamo visti l'ultima volta e, lo ammetto, Leonardo mi manca. Va bene che volevo che ci allontanassimo un po' ma, così, è troppo. Vorrei che mi scrivesse, vorrei che mi chiamasse perché voglio vederlo ma sono troppo orgogliosa per fare il primo passo. 

"E se non gli interessasse più avere un rapporto con me? E se si fosse stancato di litigare continuamente con me e avesse gettato la spugna?" 

Decido di scacciare questi pensieri e scendo al piano di sotto. I miei genitori sono sdraiati sul divano e guardano un film rinfrescati dal condizionatore.

<<Che cosa fai oggi?>> Mi chiede mio papà come se non sapesse già la risposta.
<<Nulla.>> Rispondo e mi siedo annoiata di fianco a loro.
<<Non esci con Claudia?>> Chiede mamma.
<<No, è con Giovanni oggi.>>
E' una domenica di luglio, è ovvio che sia andata a fare un giro da qualche parte con il suo ragazzo. Non mi ricordo più com'è vivere un'estate da single. 

<<Potevi andare anche tu con loro.>> Suggerisce mio papà e io lo guardo con le sopracciglia alzate.
<<Fai sul serio? Cosa andavo a fare con loro, andavo a tenere la candela?>> Sbuffo. Quando sono annoiata divento nervosa e quando sono nervosa divento triste e non è mai bello avere a che fare con me quando questa combo di emozioni mi esplode dentro. 

Mamma mi guarda. <<Vuoi andare da qualche parte?>> Da una pacca a papà e, anche lui, porta l'attenzione su di me.
<<Dai, dimmi dove vuoi andare che ti porto.>>
Io storco il naso e scuoto la testa. <<No, non mi va.>> Mi alzo dal divano e mi trascino, stancamente, di nuovo nella mia camera. 

Mi sdraio sul letto e appoggio le gambe al muro mentre la testa mi penzola all'indietro. Accendo la musica e appoggio il telefono sulla pancia sperando che questo noiosissimo pomeriggio d'estate passi in fretta. 

Sono ancora in pigiama, non ho trovato un buon motivo per vestirmi questa mattina. Non ho voglia di fare nulla. Non mi va di fare niente. Solo di vegetare in questa camera mentre il condizionatore mi raffredda la noia sulla pelle.

Ad un tratto la pancia mi vibra incessantemente, prendo il telefono e guardo chi è che mi sta chiamando. È Leonardo. Sorrido speranzosa e rispondo non facendogli capire, però, che sono contenta di sentirlo. <<Pronto?>>
E, dall'altra parte, lo sento sospirare. <<Ciao.>> Mi saluta. <<Come stai?>> Continua.
<<Tutto bene. Tu?>>

"Ti prego, chiedimi di vederci. Giuro che, questa volta, non ti dirò di no, giuro che non litigheremo."

<<Bene anche io. Hai da fare, oggi?>> Chiede e sospira.
<<Mmmm no, non mi sembra.>> Fingo di dover pensare di avere qualche impegno perché non voglio che lui pensi che io sia a casa aspettando una sua chiamata. Non mi farò vedere patetica.
<<Possiamo vederci?>>
E riesco a sentire i suoi pensieri "sono passate due settimane, ti ho lasciato abbastanza tempo e spazio". 

La cosa che mi piace di Leo, e che mi è sempre piaciuta, è il fatto che non demorde e non si arrende: non importa se gli ho detto che abbiamo dei paletti, non importa se gli ho detto che nulla sarà mai come prima, non importa se ci siamo sbranati talmente tanto da avere ancora le ferite sanguinanti ... lui mi cerca sempre ed è sempre come se nulla fosse successo. Ed è questo ciò di cui io ho bisogno più di qualunque altra cosa al mondo: una persona che, anche dopo tutti gli insulti, le litigate, il mio carattere di merda, il mio essere estremamente lunatica, antipatica e cattiva, resti con me e se ne freghi di tutti i difetti. Tutto questo mi era mancato nel periodo in cui Leonardo ed io siamo rimasti separati.

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