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<<E' morto mio nonno.>> Annuncia Leo con un brivido che lo percorre lungo la schiena. Nominarlo gli fa ancora quest'effetto, benché mi abbia detto di essersi sfogato quando siamo andati a trovarlo all'ospedale.
<<Com'è successo?>> Chiedo confusa e abbasso la voce per non farmi sentire dagli altri clienti del bar. Credevo si fosse ripreso: l'avevano mandato a casa, non era più ricoverato all'ospedale.

<<Ha avuto un altro infarto.>> Mormora alzando le spalle.
<<Mi dispiace.>> Credo. Non capisco che cosa io stia provando in questo momento, non capisco se mi dispiaccia sul serio oppure no.

<<A me no, anzi.>> Mi confida e beve ancora un goccio della sua birra. Io gliela tolgo dalle mani e lo accarezzo. Lui piega la testa e mi sorride. Ma vedo che c'è tristezza nel suo sorriso e so che, in questo momento, sta rivivendo il suo passato.
<<Posso fare qualcosa per te?>> Gli sussurro e poso le labbra sulle sue mani. 

Leo si fa vezzeggiare come un bimbo e poi, dopo averci pensato bene, mi fa la sua richiesta. <<Verresti al funerale con me?>> Mi chiede. Io resto senza fiato e non so cosa rispondere al suo SOS. <<Mi obbligano ad andare, Del ... ma so che non ce la farò ad affrontarlo da solo. Ti prego. Ho bisogno di te.>> Mi sta parlando con il cuore e l'unica cosa che posso fare per farlo stare meglio è acconsentire alla sua richiesta d'aiuto.

<<Certo che ti accompagno.>> Gli rispondo e, intanto, sospiro: devo andare al funerale di quell'uomo spregevole, devo supportare Leonardo,devo spiegare la mia presenza accanto a lui alla sua famiglia dato che, in teoria, ci siamo lasciati e non stiamo più insieme. Che situazione.

Siamo a casa mia per prepararci al funerale perché Leo non se la sentiva di farlo a casa sua: cerca di passare sempre meno tempo insieme ai suoi famigliari perché dice che la sua contentezza stona con la tristezza della sua famiglia. 

Lo guardo ed è bellissimo: indossa una camicia bianca che mette in risalto i suoi muscoli abbronzati e una cravatta, pantaloni e scarpe neri.

<<Come sto?>> Mi chiede girando su sé stesso per farsi vedere in tutta la sua bellezza.
<<Stai molto bene.>> Rispondo mentre finisco di prepararmi.

<<Non sono troppo in lutto? Sai, avrei voluto mettermi una camicia hawaiana a fiori gialli e blu e, sopra, una cravatta rossa fosforescente, dei bermuda azzurro cielo, delle infradito arancioni e una collana di fiori come corona ... ma credo che sarei stato diseredato definitivamente dalla mia famiglia.>> Scherza sorridendo. 

Io lo guardo di sbieco e con le labbra corrucciate e mi infilo il vestito nero che ho scelto per l'occasione. Mi lego i capelli in uno chignon morbido che mi aiuterà a non sciogliermi in chiesa a causa di questo caldo cocente perché, anche se è fine settembre, la temperatura è altissima, infilo i sandali neri con il tacco e mi metto un filo di rossetto rosso come ultimo tocco.

<<Sei troppo bella per lui.>> Leo mi bacia sulla guancia e mi guarda con desiderio. <<Stiamo a casa, dai. Non mi va di partecipare a quella farsa.>> Mi abbraccia e mi bacia sul collo. Che infame: sa qual è il mio punto debole. Cerco di resistere al suo fascino e alle sue carezze e lo spingo via delicatamente.
<<Muoviti Leo, non fare il bambino.>> Lo prendo per mano e, respirando forte per calmare i bollenti spiriti, scendiamo dalle scale.

In salotto incontriamo i miei genitori. Mio papà stringe la mano a Leonardo per fargli le condoglianze e mia mamma lo abbraccia con le lacrime agli occhi e gli dà due baci, con tanto di schiocco, sulle guance, triste come se il parente morto fosse il suo. Leo sorride con gentilezza e ringrazia i miei genitori per il loro conforto e, poi, usciamo di casa diretti in chiesa.

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