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"Ho baciato un altro.
Ho sfiorato mani che non sono tue.
Ho toccato labbra che non sapevano di te."

Chiudo gli occhi e mi copro il viso con le coperte, cercando di non pensare a quello che è successo questa sera, cercando di non pensare a quello che ho fatto. 

Ma, ovviamente, la mia mente è come un multisala aperto 24h su 24 e i gestori mi impediscono di smetterla di rivivere quel momento ... così, ogni volta che chiudo gli occhi, quelle immagini ballano sotto le mie palpebre e io rivivo tutto ogni volta.

Sette ore prima.

Siamo stati invitati a cena dai nostri vicini di casa: capita spesso di passare del tempo insieme, lo facciamo da una vita, da quando sono piccola. Questa casa è presente nei miei ricordi di bambina.

Mentre gli adulti sono in cucina a parlare e a cucinare, io passeggio nel salone mentre guardo le foto incorniciate che li raffigurano durante il giorno del loro matrimonio, durante la luna di miele, durante i viaggi insieme nelle varie parti del mondo. Accanto alle loro foto, ci sono anche le foto di Alessandro, il figlio diciottenne, nel primo giorno di vita, da piccolo con le mani sporche di Nutella, durante una partita a calcio ... le guardo e sorrido cercando di immaginare il loro passato, fino a che sento qualcuno che respira dietro di me.

<<Non prendermi in giro.>>
Mi volto e vedo Alessandro che mi porge un bicchiere di plastica.
<<Tranquillo. Mi piace vedere le foto degli altri.>> Lo guardo e sorrido.
<<Le fissi da una vita, le sai a memoria ormai, non ti sei ancora stancata?>> chiede cingendomi le spalle con il braccio in un gesto fraterno.
Io faccio spallucce e piego la testa per appoggiarla sulla sua spalla << Mi piace immaginare i momenti che sono stati immortalati. Devono essere stati momenti speciali.>>
<<Oh sì, chissà che momento speciale sarà stato quello.>> Dice mentre mi indica la sua foto mentre è impiastricciato di Nutella.
<<Oh guarda che bambino bellissimo e tenero che eri.>> Mi volto e gli pizzico le guance come una nonna fa con i suoi nipoti e ridiamo entrambi. 

Alessandro ed io siamo praticamente cresciuti insieme: abbiamo solo due anni di differenza e ognuno di noi due ha visto la fioritura dell'altro. E' come se fosse mio fratello ed io fossi sua sorella. Il nostro è un rapporto bellissimo: siamo sempre andati d'accordo, abbiamo sempre giocato insieme, sia con le spade che con le bambole, e, a volte, è anche capitato che ci siamo azzuffati dopo una lite. Anche quando Ale ha iniziato a crescere e a sviluppare idee ben precise sul rapporto tra ragazzi e ragazze, non mi ha mai mollato la mano abbandonandomi per strada e preferendo altri amici rispetto a me. E ho sempre apprezzato questa cosa perché dimostra la sua maturità.

Mi appoggio il bicchiere alle labbra ma, appena il liquido mi scende in gola, distorco il naso.
<<Ma che è?>> Gli chiedo indicandogli il bicchiere con la testa.
<<Vino.>> Risponde lui maliziosamente.
<<Potevi avvisarmi, credevo fosse acqua.>> Lo accuso ma continuo, comunque a bere.
<<Bevi che ne hai bisogno.>> Mormora.
Lo guardo confusa non capendo il significato di ciò che mi ha appena detto, ma lui alza le spalle e beve dal suo bicchiere.
<<E' vino anche il tuo?>> Gli chiedo ma lui scuote la testa e mi mostra il liquido del suo bicchiere.
<<No, è acqua, domani ho la partita, non posso bere.>> Mi spiega alzando la spalle e capisco il suo dispiacere perché so che Ale è uno a cui, il sabato sera, piace uscire con gli amici e bersi qualche cocktail e, invece, è qui con noi.
<<Ragazzi, è pronto!>> Sentiamo la voce della mamma di Alessandro e la seguiamo in cucina.

Mangio poco perché, oggi, ho lo stomaco chiuso, ma bevo qualche bicchiere di vino di troppo. E' strano che io beva, non è assolutamente da me ma, non so perché, oggi il vino mi scorre in gola e tutto il mio essere mi ringrazia, chiedendone altro. Forse Ale aveva ragione: ne ho bisogno. Ho bisogno di perdere il controllo almeno una volta nella vita. Credo di essere un po' brilla prima dell'arrivo del dolce perché continuo a ridacchiare come una stupida e sento la testa leggera e senza nessun pensiero. 

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