16

42 3 3
                                    

Stamattina ho chiesto ad Adele se avremmo potuto vederci nel pomeriggio perché, oggi, sarà il mio ultimo giorno in Italia. Le ho chiesto di vederci nel nostro boschetto, mi sembrava fosse una cosa poetica: finiamo dove tutto è cominciato. 

Arrivo qualche minuto prima di lei, mi accendo una sigaretta e mi guardo intorno perché so che, questa, sarà l'ultima volta che vedrò questo posto. Sospiro e provo a immaginare quante cose , le piante che mi circondano, hanno visto.

Adele arriva e mi saluta. Ha il viso pallido e le occhiaie sotto agli occhi. Quando alza la mano per mettersi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, noto che le unghie sono corte e smangiucchiate nervosamente. Non ci vediamo da un paio di settimane ... cosa le è successo? Forse percepisce la tristezza del distacco che avverrà tra poco. Sospiro dispiaciuto.

Adele inizia a chiedermi, in modo formale, informazioni sulla casa ed io le rispondo che ho visto alcune foto e che lei la vedrà non appena, tra qualche mese, verrà a trovarmi. Il sorriso, anche se forzato, che aveva sul viso scompare e Adele fa un profondo sospiro. 

Mi dice che, da domani, non potremo più essere amici, non potremo più avere un rapporto ... dovremo comportarci come due perfetti estranei, come se non ci fossimo mai conosciuti, come se le nostre vite non si fossero intrecciate come hanno fatto il nocciolo e il caprifoglio. 

Le chiedo il motivo di questa sua decisione e lei, con il magone in gola che spinge per uscire, mi risponde che è meglio così, che non riuscirebbe a vedermi vivere dall'altra parte del mondo, che non riuscirebbe a sapermi felice con qualcun'altra. Scuoto la testa. Questa cosa non la accetto.

Sapevo che il nostro rapporto non sarebbe più potuto essere lo stesso ma io ho bisogno di sentirla ... non fa niente se non mi vuole sentire tutti i giorni, mi andrebbe bene anche una volta o due la settimana ... ho bisogno di lei. 

Ma Adele, questa volta, non demorde e continua a insistere sulla sua idea: non mi vuole più. Non posso fare altro se non accettare, per il momento, questa sua idea e sperare che, in futuro, quando non proverà più niente per me, riuscirà ad accantonare l'orgoglio e a cercarmi. Io ci sarò sempre per lei.

<<Credevo che questa volta sarebbe stato diverso.>> Le dico passandomi le dita tra i capelli cercando di districare, insieme ai nodi, i pensieri ribelli che stanno zigzagando nel mio cervello.

<<Che cosa vuoi dire?>> Ha gli occhi rossi e due lacrime le stanno attraversando le guance. E' la prima volta che la vedo piangere e mi immobilizzo di fronte a quell'immagine. Non sono abituato a vederla così e, ora, non so che cosa fare per consolarla. Sono un disastro: lei c'è sempre stata per me, lei saprebbe come consolarmi alla perfezione ... lei mi prenderebbe tra le braccia, mi accarezzerebbe i capelli e mi sussurrerebbe all'orecchio una canzoncina ed io, invece, sono qui di fronte a lei mentre si sta sciogliendo in lacrime e non so cosa diavolo fare. Vorrei prenderla e abbracciarla per rassicurarla ma cerco di trattenermi per non complicare, ancora di più, la situazione, per non confonderle, ancora di più, i pensieri.

<<Credevo che sarei riuscito a meritarti.>> Espiro e la vedo stringere gli occhi in un'espressione di dolore. Lascia cadere le braccia lungo i fianchi e si volta dandomi le spalle. Capisco che non vuole farmi vedere che sta soffrendo e che sta piangendo disperatamente. Alzo il braccio istintivamente, faccio un passo verso di lei ma, qualche centimetro prima che la mia mano si posi sulla sua spalla, lei si volta di scatto e io abbasso il braccio fingendo che non volessi consolarla.

<<Non hai mai capito niente, Leonardo!>> Mi urla contro e il suo proiettile mi ferisce nel profondo. Sto in silenzio e aspetto che finisca di spararmi. <<Sei una testa di cazzo, sei solo una stupidissima testa di cazzo!>> Ha un mitra tra le mani e, ogni volta che respira, mi spara addosso una raffica di colpi. 

Io non ho nulla per proteggermi o per difendermi e accetto, con rassegnazione, le ferite che mi sta procurando. 

 <<Tu hai sempre meritato il mio amore!>> Urla ancora più forte e mi spinge in modo furioso. Barcollo all'indietro e cerco di non cadere. <<Sei un coglione, tu l'hai sempre meritato.>> Mi prende a pugni il petto e, a ogni frase, aumenta l'intensità dei colpi. <<Non hai mai capito niente. Vaffanculo.>> Ha gli occhi chiusi e sta cercando di trattenere il pianto. Lo sento nella sua gola. Sento che vorrebbe uscire. Sento che lei lo ricaccia indietro ogni volta. 

Cerco di bloccarle le mani. 

<<Lasciami! Io voglio distruggerti!>> Ma, mentre lo dice, sento che la forza nelle sue mani si fa meno potente così riesco ad afferrarle i polsi e lei appoggia, esausta, la fronte contro il mio torace. 

 Rimaniamo così crocifissi per qualche istante: Adele continua a scuotere la testa mentre ha ancora la fronte appoggiata a me e io sento che il mio cuore galoppa alla stessa intensità del suo. 

Le abbasso le mani e la avvolgo in un abbraccio furente. Lei cerca di dimenarsi e di liberarsi dalle mie braccia ma quando capisce ciò di cui ha realmente bisogno, si lascia andare, stremata, in un pianto rumoroso e si lascia accogliere nella mia stretta. Io la coccolo e le accarezzo la schiena, come ha fatto tante volte lei quando ero io ad avere bisogno di qualcuno che mi consolasse, e perdo il naso tra i suoi capelli. 

Profuma di buono e, nel momento in cui penso a quanto cazzo mi mancherà tutto questo, lacrime inaspettate mi rigano le guance e vanno a finire tra i suoi capelli. 

La stringo ancora più forte contro il mio petto e vorrei che non arrivasse mai il momento della nostra separazione. Vorrei che, proprio in questo momento, arrivasse il giorno del Giudizio Universale o che la Terra smettesse di girare o che un enorme meteorite cadesse in questo esatto istante sulla Terra e ci spazzasse via tutti ... in questo modo, e solo in questo modo, avrei la sicurezza di morire serenamente, tra le braccia della persona che amo.

Adele è scossa dai singhiozzi: il suo petto si alza e si abbassa in modo anormale, le sue mani, che sono aggrappate alla mia schiena, tremano e la sento ansimare alla disperata ricerca di un po' di ossigeno. 

Dio, quanto vorrei poter fermare il suo dolore. Dio, quanto vorrei poter aspirare la sua tristezza. Dio, quanto vorrei poter cancellare me stesso dalla sua mente e dal suo cuore. 

Le poso un bacio leggero tra i capelli e continuo ad accarezzarle la schiena mentre spero che non si accorga che sto piangendo con lei.

<<Non hai mai capito niente.>> Sussurra Adele e io stringo gli occhi e le labbra pensando che, invece, è lei che non ha mai capito niente: lei merita di più, non si merita questo relitto umano che sono diventato, non si merita tutto lo schifo che mi naviga dentro, non si merita tutto questo. Mi aggrappo a questo pensiero, mi asciugo gli occhi e, con il briciolo di forza che mi è rimasta, la stacco da me e le sorrido.

<<Mi dispiace.>> Mi allontano, camminando all'indietro, di qualche passo e cerco di non staccarle gli occhi di dosso: sto cercando di disegnare, nella mia memoria, la sua figura, i suoi occhi a tratti color cioccolato fondente e, a tratti, color muschio, così grandi ed espressivi; il suo naso schizzato dalle lentiggini; le sue labbra così carnose e perfette da mordicchiare ; i suoi capelli miele e soffici; il suo seno morbido e profumato sul quale mi sono appoggiato talmente tante volte; le sue mani piccole e coronate da quelle unghie smangiucchiate e con lo smalto, un po' rovinato, azzurro cielo. 

La fisso nella mia memoria perché ho il terrore di dimenticarmela. Perché ho il terrore di dimenticarmi tutte le sensazioni e le emozioni che ha saputo trasmettermi.

<<No ...>> Mormora lei e vedo che le sto provocando un'ennesima ferita sul cuore. Questo non dovrà più accadere. Per questo me ne vado. Per questo la sto lasciando.

<<Ti prego ...>> Sussurra e io scuoto la testa. Sta cercando di chiedermi ciò che non mi ha mai chiesto in questi mesi: Ti prego, rimani. "Ma non lo posso fare, Adele, non lo capisci? Lo sto facendo per te."

<<Leo ...>> Ed è l'ultima parola che sento prima che mi volti e mi incammini, piangendo e camminando a grandi falcate, verso la mia macchina.


"Tu hai cambiato la mia vita molto più di quanto questo denaro potrà mai cambiare la tua.
Non pensare a me troppo spesso. Non voglio pensarti in un mare di lacrime. Vivi bene.
Semplicemente, vivi.
Con amore
Will"

Jojo Moyes – Io prima di te

La RosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora