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"Sei sempre stato la benzina che permetteva alla mia automobile di viaggiare ... quando te ne sei andato, hai lasciato la mia auto a secco, il mio serbatoio vuoto e mi hai lasciato sola a spingere l'auto nel deserto. Cosa dovrei fare adesso? Continuare a spingere da sola oppure ricominciare a guidare insieme? Dovrei continuare a farmi forza oppure farti posto accanto a me?"

Ed eccoci qui, di nuovo, nella solita situazione di indecisione. Mi sento intrappolata su un ring, durante l'eterna lotta tra cuore e cervello. Uno tira pugni, l'altro tira calci, entrambi si colpiscono fino a farsi sanguinare e io sono nel centro e ricevo l'eco dei loro colpi.

<<Torniamo da Lui!>> Urla il cuore, tirando un pugno al cervello.
<<Ci farà solo soffrire!>> Urla l'altro, sferrando un calcio al cuore e facendolo capitolare a terra.
<<Basta! Decidetevi!>> Urlo io, mentre mi tappo le orecchie per non dover più ascoltare la loro lite. Loro mi ignorano e continuano a combattere, ferendosi gravemente l'un l'altro, come se fossero due nemici, come se non abitassero nello stesso condominio su piani diversi. Litigano, litigano, litigano e io sono a terra, impotente, a guardarli combattere, incapace di prendere una decisione e di mettere fine alla loro guerra. 

Il cervello ha ragione, ovviamente: se lo riaccoglieremo nella nostra vita ci farà solo stare male. Ma anche il cuore ha le sue ragioni: lui è Leo e questo basta e avanza. 1000 punti per il cuore, che batte il cervello con un manrovescio dritto sul naso, mandandolo a terra. 

Il cuore ha vinto e il cervello si è arreso: ha capito che è inutile combattere contro il cuore perché, alla fine, l'avrà sempre vinta lui.

La gara è finita, la campana ha suonato e abbiamo un vincitore. 

Riprendo il cervello e lo rimetto al suo posto, pregandolo di non uscirsene con la solita, odiosa frase "te l'avevo detto" quando, alla fine, si scoprirà che aveva avuto ragione fin dall'inizio.

Prendo il cuore, lo medico, lo riempio di cerotti e di creme per farlo guarire e gli raccomando di non illudersi per alcune brevi e semplici parole o per uno sguardo o per un abbraccio, lo metto in guardia dicendogli che, alla fine, soffrirà ma che gli è impedito di spezzarsi nuovamente a metà perché, altrimenti, dovrà rimanere così per sempre.

Chiudo le porte di cuore e cervello e ripongo le chiavi in luoghi sicuri. Spero di aver fatto la scelta giusta, spero di aver dato la coppa e la medaglia al vincitore davvero meritevole.

Ho tanta paura.

Posso benissimo sentire il cervello che, lassù nel suo posticino, brontola e si arrabbia: inveisce contro di me perché non ho preso le sue difese, contro il cuore perché ne sa una in più del diavolo e riesce sempre a vincere le loro lotte, contro Leo perché è tornato quando tutti gli altri gli avevano chiesto di non farlo.

Riesco anche a sentire il cuore che, laggiù nella sua casetta, balla e canta, incurante delle sue ferite ... lo sento che mi ringrazia perché, ora, può finalmente tornare a battere. 

Cuore e cervello si scambiano sempre dei messaggi, si insultano, si danno degli incompetenti a vicenda, non si scambiano mai una parola carina. Non riescono ad andare d'accordo, sono nemici giurati da tempo immemore, si odiano dall'alba dei tempi, fin da quando hanno iniziato ad abitare nel corpo del primo uomo apparso sulla Terra. È così e non sarò di certo io colei che riuscirà a metterli d'accordo, a far sbocciare l'amore tra di loro: sono troppo diversi, l'uno la ragione e l'altro la passione ... non possono andare d'accordo. O si agisce di pancia o si agisce di testa.

"Devi riuscire a controllare i tuoi sentimenti, prima che siano loro a controllare te."

Downton Abbey


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