Io non ti odio

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Le grida di mia madre sono le ultime cose che sento dopo aver sbattuto violentemente la porta di casa.
Chiavi in mano,telefono in tasca e auricolari nelle orecchie.
Cammino per le strade umide di ottobre calpestando le foglie secche e sbiadite,calciando qualche sassolino come vorrei fare con i miei problemi.
Fa abbastanza freddo per essere ancora autunno ma il mio giubbotto di jeans felpato all'interno mi tiene abbastanza al caldo.
Cammino con passo veloce trattenendo la rabbia che vorrei buttare fuori attraverso un urlo;ho un casino in testa,potrebbe scoppiarmi da un momento all'altro...
Aumento il passo accompagnata dalle note familiari di send them off dei Bastille.
E in effetti in questo momento vorrei proprio spegnere tutto,spegnere il mondo!
Arrivo davanti al palazzo situato al centro della metropoli e salgo le scale consumate dalle suole delle scarpe dei residenti.
È un palazzo pubblico,qui ci lavorano molti funzionari tra i quali mio cugino,che oggi sembra essersi assentato data la luce spenta nel suo ufficio.
Salgo le ultime scale di metallo che mi portano sul tetto.
È lì che mi rifugio da tutti i miei problemi.
Da lì si vede tutta la città,tutta la gente,tutti gli edifici.
Si possono controllare le vite delle persone:
Una signora che ogni giorno,esattamente alle 18:00 porta a passeggio il suo cane,un giovane segretario,tutto vestito a puntino,che esce dal palazzo qui di fronte con il telefono attaccato all'orecchio e una ragazza sui 25 anni,con una felpa rosa fosforescente che,correndo,percorre quattro giri del parco.
Ognuno di loro ripete queste azioni ogni giorno alla solita ora.
Ed io mi perdo ad osservarne i dettagli.

Apro la porticina che mi fa accedere alla terrazza e appena uscita subito vengo accarezzata dalla fresca brezza che scompiglia qualche ciocca del mio rosso chignon disordinato.
Ma proprio mentre mi sposto dietro l'orecchio alcuni capelli noto la figura di un ragazzo sul ciglio della balconata.
Se solo fosse stato UN ragazzo..
Ma no,non era un,era QUEL!
Avrei potuto riconoscerlo anche in una stanza buia,captando quell'energia antipatica e arrogante che lo caratterizza.
E adesso stava lì,immobile che fissava il sole ormai sul punto di tramontare.
Era esposto,troppo esposto e in meno di un secondo tutte le mie teorie si confermarono.
Corro verso di lui cercando di distrarlo dal suo intento
Io:Thomas thomas no!
Lui si gira verso di me,che ormai lo avevo già raggiunto.
Thomas:che ci fai qui?
Disse con tono apatico
Io:che ci fai tu qui,che cosa intendi fare!
Thomas:Non è di tuo interesse!
Replica lui asciugandosi una lacrima che gli solca il volto.
Io:beh lo è,ormai ci sono dentro!
Thomas:tranquilla adesso tutto questo finirà,per tutti!
Dice per poi aprire le braccia e lasciare tutto il resto alla gravità
Io:NOOO!
Urlo sporgendomi dal basso muretto e afferrandogli violentemente il maglione.
Cerca di dimenarsi dalla mia presa ma io resisto afferrandolo anche con l'altra mano.
Lo spingo verso l'interno del tetto nonostante lui continui a colpirmi le braccia in modo da allentare la mia ferrea presa.
Thomas:LASCIAMI!
Io:non ci penso nemmeno!
Gli urlo,un po' per il dolore che mi provoca con i suoi continui colpi e un po' per la rabbia.
Thomas:No no! Tutti mi odiano! Anche tu!
Disse con un tono rabbioso ma pronto a scoppiare a piangere da un momento all'altro
Lo abbracciai
Io:io non ti odio
Gli sussurrai all'orecchio
Lui cadde a terra scoppiando in un pianto isterico.
Mi poggiai sul cemento gelido
Io:ei ei non piangere! Non piangere
Dissi asciugandogli le lacrime
Il suo respiro si faceva irregolare e il suo pianto colmo di singhiozzi.
Io:ei tranquillo tranquillo!Guarda il tramonto...
Dissi indicandogli quella massa colorata che illuminava di arancione i nostri corpi
Io:guarda tutti questi colori! Non è incredibile?
Sono così diversi eppure quando si scontrano tra loro creano una combinazione meravigliosa!
Gli sussurro accarezzandogli quei capelli corvini che lo caratterizzano sin da ragazzino.
Io:shh segui il suono della mia voce!
Si addormenta sul mio petto con il viso ancora contornato dalle lacrime.

Nonostante tutto quello che mi aveva fatto passare non potevo ignorarlo e lasciarlo al suo destino.
Non potevo permettere che si abbandonasse in questo modo.
Perché infondo era vero,nonostante mi avesse rovinata,io non lo odiavo...

Segui il suono//Thomas Bocchimpani Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora