Leopardi diceva:
"Forse s'avess'io l'ale
Da volar su le nubi
E noverar le stelle ad una ad una,
O come il tuono errar di giogo in giogo
Più felice sarei,dolce mia greggia,
Più felice sarei,candida luna."Parlava alla luna,le faceva delle domande esistenziali,ma non riceveva risposta.
Così contemplava la fortuna del suo gregge nel non provare noia,e vivere la vita attimo per attimo.
E pensa che la felicità l'abbiano solo gli uccelli perché volano e quindi si staccano fisicamente dalla terra.
E subito subentra l'idea che a nessun essere umano è concessa la felicità sulla terra e che il giorno della nostra nascita è un giorno tragico per tutti.Aveva un'evidente visione pessimistica della vita,forse non della sua ma dei pastori che osservava annoiarsi sotto l'ombra di un albero.
Eppure nonostante la mia vita sia un casino assurdo io ci trovo un po' di felicità,la trovo nei piccoli momenti:quando ad un concerto mi scateno sulla base della mia canzone preferita o quando una persona dice qualcosa che ti fa piacere.
Bisogna staccarsi da questo concetto che la felicità sia una cosa materiale.
È qualcosa di astratto,e non c'è bisogno di dargli una forma o una definizione.
Bisogna solo seguire il suo suono!Scarabocchio figure geometriche sul foglio riempiendo la pagina di piramidi,cubi,cilindri ecc.
Eppure questa è l'ora di storia...
Neanche di matematica!Appena uscita da scuola senza chiedermi "lo faccio o non lo faccio?"
mi dirigo verso casa del corvino.
Sono davanti al portone imbrattato di viola che a braccia incrociate penso se suonare al campanello oppure no.
E improvvisamente mi sale la paura
Paura che abbia scoperto che ho frugato in camera sua gettando tutte quelle cose.
E corro nella direzione opposta,cercando di tornare a casa il più velocemente possibile.
E nella mia corsa inciampo in un solco del marciapiede sbattendo violentemente il ginocchio destro.
Mi rialzo da terra notando la mia rotula tutta sbucciata e ricoperta di sangue che si è dilagato per tutta la gamba sporcando i pantaloni della tuta e l'asfalto del marciapiede.
Io:CAZZO!
Non riesco neanche a rialzarmi per il dolore.
E poi sento dietro di me un portone sbattere,qualcuno camminare per poi fermarsi di scatto e correre verso di me.
X:Meg!
Pronuncia una voce maledettamente familiare
Perché proprio lui!
Io:sii
Thomas:che ci fai per terra?!
Io:prendevo il sole!
Dico ironicamente
Thomas:non scherzare! Che hai fatto alla gamba?
Io:sono caduta
Thomas:riesci ad alzarti?
Io:se fosse così l'avrei già fatto!
Thomas:aspetta
E con un agile mossa mi prende a mo di sposa per poi entrare nel suo palazzo.
Le scale procedono con fatica contornate da me che cerco di convincerlo a mettermi giù e lui che si ostina a portarmi in braccio.
Una volta arrivati alla porta di casa finalmente mi mette giù sorreggendomi sempre con un braccio.
Entriamo in casa e mi fa poggiare sul divano,facendomi stendere la gamba infortunata.
Arriva con garze e disinfettante pronto a fare il suo lavoro.
Si impegna nel pulirmi la gamba da sangue e agire col disinfettante sulla ferita
Thomas:preparati adesso farà un po' male!
Io annuisco inghiottendo un po' di saliva.
Io:AHIAAA!
E lui improvvisamente fa un gesto inaspettato:mi stringe la mano.
Sto un attimo a fissare le nostre dita intrecciate provando un leggero imbarazzo.
Forse lo sta provando anche lui.
Ma è così bravo a nascondere i suoi sentimenti!
E ad ogni volta che preme sulla ferita con il disinfettante io stringo più forte la sua mano scaricando il mio dolore.
Una volta finito chiudo gli occhi,forse per la stanchezza provocata da tutti quei dolori.
Ora arriva la parte più calma,fasciare la ferita.
Inizia ad alzarmi la gamba per far passare sotto il rotolo di garza.
Qualche volta si tira indietro qualche ciocca del suo maestoso ciuffo mordendosi un labbro ma con gli occhi sempre fissi sul mio ginocchio.
Io invece sento di non avere più forze in corpo.Pov's Thomas
Si è addormentata,probabilmente stanca per tutta quella sofferenza.
E nonostante dovrei essere arrabbiato con lei per aver buttato via un sacco di soldi,non ci riesco...
La prendo in braccio e la distendo nel mio letto.
Mi abbasso per stare alla sua altezza inginocchiandomi sul pavimento.
Dorme profondamente con il volto sereno di quando dopo una sofferenza viene il momento in cui ti senti meglio.
Le scosto qualche ciocca appiccicata alle lentiggini e incastrate tra le sue ciglia nere di mascara.
Sorrido involontariamente alla vista del suo viso sereno che riposa.
Passo circa 10 minuti ad osservarla per poi sedermi alla scrivania e ripassare quel Verghismo che con tanta fatica era riuscita a mettermi in testa.
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Segui il suono//Thomas Bocchimpani
FanficThomas:No no! Tutti mi odiano! Anche tu! Disse con un tono rabbioso ma pronto a scoppiare a piangere da un momento all'altro Lo abbracciai Io:io non ti odio Gli sussurrai all'orecchio Lui cadde a terra scoppiando in un pianto isterico. Mi poggiai s...