Capitolo 27:Il Mestiere di Padre

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Oggi è stata una giornata faticosa, il bambino ha avuto la sua prima febbre e io ed Henry siamo in ansia per tutto il tempo.

Lo abbiamo fatto visitare da tre diversi pediatri e tutti hanno dato lo stesso responso: Starà benone.

Non riesco ad accettare il fatto che un esserino piccolo possa essere malato. Non accetto che così piccolo possa sperimentare il dolore.

Piango perchè vorrei che Mary fosse qui a stringerlo tra le sue braccia e coccolarlo, rassicurandolo che tutto andrà bene.

Mi sento come se stessi prendendo immeritatamente il suo posto, ma non c'è altro modo. Lo accarezzo lentamente mentre dorme e le lacrime sgorgano perchè vorrei che, almeno lui, potesse essere sempre felice.

Non ha mangiato molto e sono davvero preoccupato. Lui ha sempre tanta fame e non rifiuta mai il suo buon latte caldo, ma questa sera non c'è verso di farlo mangiare.

Verso le undici di sera, lo controllo nuovamente e mi metto a letto.

Henry sta leggendo un articolo sulla prima febbre negli infanti e cerca di rassicurarmi, dicendomi che è davvero basso il rischio di una complicazione.

Ascolto la sua voce delicata e bassa che mi legge le notizie rassicuranti e ,per la prima volta ,dopo tanto tempo, sento il sonno che ha il sopravvento.

Dormo per diverse ore, poi mi sveglio di soprassalto. Guardo l'ora e mi accorgo che sono le cinque del mattino: Il piccolo deve mangiare!

Mi alzo e vado nella nursery, ma vedo che la porta è leggermente aperta e che c'è la fioca luce della abat-jour che illuminia tenuamente la camera.

Mi avvicino alla porta e vedo una scena che mi ferma il cuore.

Henry sta dando da mangiare al piccolo, il quale lo guarda con i suoi occhioni azzurri,rapito dal viso del padre.

Conosco bene i suoi occhi, poiché mi guarda spesso allo stesso modo. Capisco che il piccolo sa che noi lo amiamo e che faremmo di tutto per lui.

E' in questo preciso istante che la mia mente registra il fatto che io e Henry siamo i suoi genitori e che lui ci ama tanto quanto noi amiamo lui.

Henry non gli aveva mai dato da mangiare prima, ma lo fa come se fosse pratico. Pensavo che tutto sarebbe stato più difficile, invece, non lo è.

Amiamo quell'esserino come se fosse parte di noi e , nonostante qualche pianto notturno o per qualche colichetta, siamo in grado di gestirlo.

Non abbiamo bisogno di tutti quei libri o di leggere notizie su internet riguardo il ruolo genitoriale. E' qualcosa che abbiamo nel nostro DNA.

Mi avvicino a mio marito e guardo il piccolo che continua a fissarlo intesamente.

"Non ti volevo svegliare." Mi dice Henry.

Io faccio segno di no con la testa.

"E' l'abitudine. Credo che abbia la sveglia nel mio cervello, ormai."

Il piccolo finisce di mangiare e poi si riaddormenta.

Misuriamo la febbre e,per fortuna, non ne ha più. Io ed Henry esultiamo in silenzio e ci baciamo.

Ci avviciniamo alla culla e ammiriamo quella piccola perfezione dormire.

"Non è incredibile come questo piccolo esserino ci abbia cambiato l'esistenza?" Mi chiede lui.

"E' la cosa più bella che abbiamo. Possiamo possedere palazzi,hotel, jet e manieri, ma il gioiello più prezioso è lui."

Henry è d'accordo con me.

"Vorrei solo che avesse una vita normale, lontano da tutti questi pericoli costanti e dai riflettori. Vorrei che fossimo delle persone comuni." Mi confessa Henry.

"Ma non lo siamo. Ha avuto un inizio burrascoso, ma faremo di tutto per dargli tutto quello di cui ha bisogno."

Non so da dove sia uscito fuori, ma il mio istinto di protezione nei suoi confronti è qualcosa di forte.

Rimaniamo in silenzio per quelle che sembrano ore e fissiamo semplicemente quel piccolo volto bello e un po' paffutello.

"Ho pensato al nome da dargli." Mi dice Henry. "E' ora che gli diamo un nome, non ti pare?"

Mi guarda con i suoi occhi pieni d'amore e capisco che ha ragione.

"Abbiamo pensato a tante possibilità, come il nome di mio padre, quello di tuo padre, del padre di Mary e così via... Ma io voglio che abbia un nome che non c'entri nulla con il passato. Voglio che il piccolo rappresenti una seconda possibilità. Una nuova vita."

Lo guardo e annuisco. Capisco cosa vuole dire.

"Oggi, leggevo una storia di un principe che viveva felice e contento circondato dall'affetto dei suoi cari... Quel principe si chiama Alexander. Ho pensato che è molto fortunato e vorrei che anche il nostro bambino lo fosse. Che ne diresti di chiamarlo Alexander?"

Mi fermo un attimo a riflettere.

"Alexander Handers Windoms."

Henry mi fissa e cerca di capire se approvo o meno.

"Mi piace." Dico, alla fine.

Lui sorride e mi da un bacio sulle labbra. Sono felice quando lui è felice. Henry ed Alexander sono tutto il mondo e non c'è nulla che potrebbe mai competere con loro. Sono tutto ciò che ho voluto e che vorrò sempre nella vita.

"Sai che ti amo più della mia stessa esistenza?" Gli sussurro.

" Ma io di più."

Innamorato di un Principe #Wattys2017 (Innamorato di un Re)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora