5. Lo sgabuzzino magico e la trovata dell'ultimo minuto

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Maka lottava con tutte le sue forze per non cadere a terra. Quei tacchi vertiginosi le stavano distruggendo i piedi, oltre all'equilibrio.

Camminò il più dritto possibile, attirando senza volerlo gli sguardi incuriositi di alcuni uomini d'affari, avvolti dai loro smoking scuri tirati a lucido. Sentiva parecchio freddo alle braccia, che erano scoperte, così come lo era la sua schiena – su cui si posarono le occhiate fameliche di quei lupi in giacca e cravatta –, e resistette all'impulso di tirarsi verso il basso il vestito nero, troppo corto e troppo stretto, rimanendo nel personaggio e dando l'impressione di essere una ricca ragazzina sfrontata.

Raggiunse Soul, che parlava con una donna dalla carnagione estremamente pallida, e si mise al suo fianco senza dire niente. Accorgendosi di lei, l'albino sorrise compiaciuto e le cinse la vita magra col braccio, abbassando lo sguardo sulle sue gambe lunghe e sottili.

E così bastava obbligarla a venire a una stupida festa per farla denudare? 

«Aracne, lei è Maka Albarn, la mia assistente» la presentò alla donna, che le rivolse un sorriso enigmatico.

«È un piacere».

Maka si limitò a un cenno di testa e deviò con lo sguardo sul tavolo dei punch. Non era una che amava l'alcol, ma in quel particolare momento ne sentiva il bisogno per poter reggere anche il resto della serata.

Soul aumentò bruscamente la pressione sulla presa, facendole un po' male.

«Che cazzo fai?!» sussurrò indignata la bionda.

«Sei in ritardo».

Maka lo scrutò con superbia.

«E allora?» lo sfidò.

«E allora questa svista avrà delle ripercussioni sulla tua paga a fine mese».

Maka si morse l'interno della guancia, spostando l'attenzione su Aracne, che le aveva rivolto le spalle e si era messa a chiacchierare con un uomo di mezza età.

«Sai che ti dico, Evans? Vaffanculo e cavatela da solo!» sbuffò, liberandosi con l'intenzione di raggiungere il tavolo degli alcolici.

Soul farfugliò un'imprecazione e la raggiunse rapido, tirandola per un polso con la sua solita sgarbatezza. Maka fu sul punto di insultarlo, ma le labbra di Soul le toccarono l'orecchio e lungo la sua spina dorsale di risalì un brivido freddo che le fece venire la pelle d'oca.

«Ti ricordo che il tuo è un obbligo e se ti sottrai al tuo dovere ci saranno delle gravi conseguenze» sussurrò, usando un tono particolarmente intimidatorio.

«Ah, sì?» bisbigliò ironica la ragazza, che girò la testa per incrociare il suo sguardo, ma sfiorò erroneamente la sua bocca.

A quel mezzo contatto, entrambi trattennero il fiato. Ma nessuno dei due si ritrasse.

Maka si bloccò, ma l'albino diresse rapidamente il viso da un'altra parte e si schiarì la voce.

«Dobbiamo seguire quell'uomo» disse serio.

Maka tornò alla realtà quasi sussultando e guardò nella direzione indicata da Soul, annuendo confusa e staccandosi dalla presa.

«Chi... chi è?».

L'albino si sistemò il colletto della camicia per calmarsi e sospirò.

«Un figlio di troia che ha un sacco di debiti con la mia compagnia».

«Linguaggio, Evans».

«Parla miss finezza».

Maka ghignò e lanciò un ultimo sguardo all'uomo in questione.

VENOM [Soul Eater]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora