40. Un ottimo modo per iniziare la giornata

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Si ha sempre paura di quello che non si capisce. Si cerca di insabbiare i fatti quando non si riesce a trovare una spiegazione plausibile al problema, solo per sentirsi superiori. E molto spesso o ci si lascia coinvolgere troppo dalla faccenda, o se ne esce completamente pazzi. Non c'è una via di mezzo.

Ma quando ciò che non si capisce assume le connotazioni del ragazzo con cui ci si era ripromessi di rimanere soltanto amici, la cosa diventa veramente impossibile da gestire.

Maka era in giardino, pensierosa. Fuori era quasi l'alba e il cielo era colato di azzurro e di arancione, che sfumavano caldi verso l'orizzonte.
Aveva controllato l'orologio e mancava poco alle cinque. Nemmeno quando si svegliava per ripassare in vista di un esame si alzava così presto. Ma il fuso orario, come aveva sostenuto più volte Kid in preda allo sconforto, metteva sottosopra il bioritmo.

La ragazza alzò il viso e guardò verso il balcone della sua camera. La portafinestra di vetro era chiusa e le tende erano tirate, ma lei sapeva che nel suo letto stava ancora dormendo Soul, con cui – diamine, faticava ancora a crederci – si era data alla pazza gioia.

Non sapeva se esserne felice o meno. Quella sera i loro corpi si erano mischiati con rabbia e collera e le emozioni negative che si erano accumulate negli ultimi mesi erano scoppiate appena le loro labbra si erano incontrate. Non le era sembrato di aver 'fatto la pace' come spesso succedeva dopo un loro litigio. Ma le era parso d'aver continuato quella loro stupida guerra di orgoglio.

Maka sedette su una panchina e si portò le ginocchia al viso, avvolgendo le gambe con le braccia. All'idea che Matthew avesse preso controllo persino delle azioni dell'albino, le veniva da tirare un pugno contro qualcosa.

Oramai aveva scelto Soul, Matthew doveva rassegnarsi!

«Ehi... Anche tu sveglia?».

La voce di Tsubaki la fece sobbalzare.

«E-Ehi...!» disse dolce Maka, lasciandole un po' di spazio al suo fianco.

La corvina afferrò al volo il gesto e si mise accanto a lei.

«Sei triste?».

«Un po'».

«Per colpa di Soul?».

Maka sorrise di nuovo, ma più malinconica.

«In parte».

Tsubaki strinse i pugni sulle ginocchia, nervosa.

«M-Mi dispiace per ieri sera... Vi ho visti litigare...».

La bionda verté sorpresa gli occhi sull'amica.

«Ero salita con l'ascensore e avevo tutta l'intenzione di bussare alle vostre stanze e chiamarvi a cena, lo giuro! Ma voi due eravate in corridoio e... Sono scappata via».

«Ehi, non c'è nessun problema» rise Maka. «Non è la prima volta che litighiamo di fronte a qualcuno. Mi dispiace...».

«Lo so, lo so... Però è come se vi avessi spiati... E non sono intervenuta per fermarvi».

«Nah. Non preoccuparti per questo. Sono saltate fuori davvero tante cose... Interessanti».

«Siete ancora in guerra?».

Maka scosse la testa, anche se non ne era certa.

«Meno male... Ieri eravate davvero tanto chiassosi».

La bionda sollevò un sopracciglio.

«Vi siete urlati addosso parecchio forte».

«Oh, quello».

VENOM [Soul Eater]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora