33. Il silenzio degli idioti

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«Dios mio, che noia...» borbottò la giovane ispanica, stravaccata su un divano di pelle nera che emetteva pernacchie appena si muoveva.

«E sta' zitta» sbuffò Matthew, seduto sulla poltrona a fianco, con il gomito appoggiato al bracciolo e la guancia nel palmo della mano.

La ragazza lo fissò truce, soffiando per togliersi una ciocca di capelli dalla bocca.

«Sei triste perché non hai più la fidanzatina?» lo stuzzicò, girandosi sulla pancia.

«Chiudi il becco».

«¡Ay!» ghignò lei, puntellandosi sui gomiti. «Ho toccato una ferita aperta?».

Matthew si alzò in piedi per intimidirla, ma la donna scoppiò a ridere.

«Dios, sei così divertente!»

Il bruno schioccò la lingua, tornando a sedersi.

«E tu sei fastidiosa».

«Gracias, me lo dicono in tanti».

La mercenaria si mise seduta, alzando le braccia per stiracchiarsi. I capelli ondulati e grigi le ricaddero sulla schiena, fermandosi prima della fossette di Venere che la maglietta corta lasciava intravedere.

Matthew alzò lo sguardo, attirato controvoglia dal suo bel corpo. Quella donna era pazza e fuori di testa, ma di certo sapeva come tenersi in forma.

«¿Te gusta lo que ves?» sorrise lei con malizia, mettendosi in mostra.

Matthew tirò un'imprecazione sottovoce e l'ispanica si alzò dal divano per avvicinarsi a lui. Gli afferrò il mento e gli portò la bocca all'orecchio, sfiorandolo con le labbra.

«Ti rispetto solo perché sei il figlio del capo» mormorò seducente. «Altrimenti ti avrei già bucato il petto con il fucile, niño».

Matthew storse il naso quando percepì le sue unghie esageratamente lunghe piantate nella pelle, resistendo allo sfizio di risponderle indietro.

Sara sorrise malvagiamente e si appressò alla sua guancia. Leccò lenta dall'angolo della sua bocca fino alla tempia, mordendogli poi lo zigomo.

«Quindi, cierra tu boca, se non vuoi che ti dia anche il resto» ridacchiò, addentandogli l'orecchio.

Il bruno strizzò gli occhi, deglutendo nervoso.

«¿Claro?» sussurrò lei, liberandogli con uno strattone il mento, su cui rimasero i solchi delle sue unghie.

«Claro» ripeté Matt, distogliendo lo sguardo.

Sara si allontanò, dirigendosi verso lo scaffale degli alcolici. Afferrò la bottiglia di Tequila e la versò in un bicchiere trasparente di vetro, chiedendo: «Come hai fatto a convincere quel tipo a lasciare in pace la figlia di Albarn?».

Matthew si massaggiò il mento, rilassando il corpo.

«Evans?».

«Exactamente, él».

«Le minacce di morte servono a qualcosa» sospirò il bruno, mettendosi comodo sul divano.

Sara bevve la sua Tequila, facendo una smorfia alla fine. «¡Wow, muy fuerte!» biascicò, mettendo via il bicchiere. «Comunque» disse. «Sono sicura che l'hai minacciato per gelosia».

«Ah?».

«Sei geloso di Evans» sorrise, leccando i residui di Tequila dalle labbra. «O sbaglio?».

VENOM [Soul Eater]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora