17. Mr. Crowhead

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Nonostante fosse marzo inoltrato, un immenso tappeto di neve iniziò a ricoprire gli edifici di Death City. Maka era ancora a letto, infagottata dalle coperte. Si rigirò su un lato e mugugnò qualcosa di lamentoso, finché il campanello non la riportò bruscamente alla realtà.

Si mise seduta e controllò l'orologio. Con uno sbuffo si tolse la trapunta di dosso e scese dal letto, infilando i piedi nelle ciabatte. Attraversò il corridoio e si fiondò all'ingresso, controllando dallo spioncino chi fosse.

Appena aprì la porta, sbottò: «Sei serio!? Sono le otto del mattino!».

Soul, che se ne stava tutto infreddolito sulla soglia, le rivolse un ghigno. «C'è posta per te» disse, tirando fuori una busta dorata dalla tasca.

Maka la fissò sbigottita, spostando poi lo sguardo sul ragazzo, che aveva i capelli inzuppati di neve e il cappotto fradicio.

«Vieni dentro o ti prenderai un accidente!» lo invitò.

L'albino non se lo fece ripetere due volte ed entrò nell'appartamento caldo della ragazza.

«Che diavolo, Soul... perché non hai usato un ombrello?» chiese preoccupata Maka.

«Non stava nevicando quando sono uscito».

«Incosciente...».

Il giovane vide, con immensa gioia, che Maka indossava semplicemente un paio di calzoncini corti e una canottiera. Questo perché probabilmente – anzi, sicuramente – non si aspettava di ricevere ospiti in casa. Infatti notò un lieve rossore sulle gote della ragazza quando si accorse che la stava guardando.

«Vado a prenderti un asciugamano, resta qui» disse imbarazzata, scomparendo in bagno.

L'albino ne approfittò per togliersi il cappotto e sistemarlo sull'attaccapanni, scorgendo la sua immagine riflessa allo specchio accanto.

Sì, pareva davvero un povero cane bagnato.

«Ti ricordi di Miller?» chiese a voce alta, dirigendosi in salotto. 

Gli arredi erano semplici, c'era molto ordine e, ovviamente, un'intera parete della stanza era dedicata ai libri, con almeno una ventina di scaffali colmi. 

Maka, che intanto si era messa una tuta da ginnastica, lo raggiunse.

«Sì, cos'è successo?».

«Stasera mi devi portare alla sua festa».

La bionda gli rivolse uno sguardo smarrito.

«Io?».

«Certo. Cancella gli impegni che hai in programma perché stasera sarai occupata con me».

La ragazza si accigliò.

«Mi stai obbligando?».

«Yes».

Maka sospirò rumorosamente e gli indicò il divano. Nel momento in cui Soul prese posto, gli buttò un asciugamano sulla testa.

«Asciugati che sei fradicio».

Superata la fase di sorpresa, l'albino ammiccò: «Non lo fai tu?».

«Potrei staccarti la testa per sbaglio».

«Tch, pessima padrona di casa».

«Non ti ho invitato io! Anzi, ti avevo persino detto di non azzardarti mai più, mi sembra!».

Soul iniziò a strofinarsi la testa con poca voglia.

«Però stasera mi accompagni alla festa, vero?» chiese.

VENOM [Soul Eater]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora