9. La demenza va a braccetto con l'ignoranza

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«Come sta?» chiese Black*Star avvicinandosi alla camelia, che richiuse la porta della camera in cui aveva sistemato Maka. La ragazza gli sorrise e si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. 

«Adesso sta molto meglio, l'ho aiutata a fare un bagno caldo e l'ho messa a letto».

L'azzurro tirò un sospiro di sollievo. Perché sì, aveva quasi fatto un infarto nel vederla immersa in quella vasca di ghiaccio. 

Quale gran pezzo di merda aveva avuto il coraggio di farle un simile scempio!?

«Posso vederla?».

«È appena entrato Soul, penso che vogliano discutere di quello che è successo...» si rammaricò la ragazza.

«Bah, che palle».

«S-Star?».

«Mh?».

«A Soul... piace Maka?» domandò con la voce tremolante, non volendo dire una gran cavolata.

«E che ne so» rise il maestro, ignorando per davvero la cosa.

«P-Perché l'ho visto... come dire... preso da lei...».

«Chi, Soul?» sogghignò incredulo l'azzurro, meravigliandosi sul serio. «Guarda, per quanto gli voglia bene e sia il mio migliore amico, è una gran testa di cazzo. Si fa una tipa diversa a sera e non gli è mai importato veramente di loro. Poi Maka ha il ragazzo, figurati se gli interessa una già impegnata!».

«Ma il modo in cui vi ha sollecitati per cercarla...» insistette Tsubaki.

«Anch'io avrei fatto lo stesso per un'amica».

La camelia continuava a non essere d'accordo. Deva per forza esserci qualcosa. L'aveva visto anche prima, quando era piombato nella camera per vedere come stava Maka.

Ed era così, lo poteva giurare!

«Ahm, Tsubaki?».

«Sì?».

«Possiamo non parlare degli altri e concentrarci su di noi?».

La corvina diventò color porpora. Era la prima volta che l'azzurro faceva uso del pronome personale "noi", senza riferirsi in continuazione al suo grande ego smisurato.

«E so che sei molto timida, ma non è che potresti baciarmi lo stesso?».

Il viso della corvina diventò bollente.

C-Come ci si doveva comportare in questo caso? Che doveva fare!? Era nel panico! Black*Star le aveva chiesto di baciarlo!

Tsubaki afferrò il bavero della maglia del ragazzo e lo tirò contro di sé, baciandogli impacciatamente le labbra e scontrando i propri denti con i suoi. Ma Black*Star non era tipo da lamentarsene. Scese con le mani sui fianchi della ragazza e adagiò il proprio petto contro quello di Tsubaki, che, santissimo Shinigami, era il paradiso sceso in terra. A Tsubaki scappò un gemito innocente, che morì subito dopo sulle labbra del ragazzo, premute forte sulle sue.

La ragazza pensò inconsapevolmente al dolce gusto del cacao mescolato col latte, ed era più o meno così che aveva descritto i baci di Black*Star. Come il cioccolato. Deliziosamente buoni e da un inesorabile potere capace di creare dipendenza cronica.

Staccarono le bocche per riprendere fiato e l'azzurro guardò estremamente compiaciuto il viso accaldato della ragazza, che era rimasta immobile e con le dita ancora strette alla sua maglietta.

«Ti va di uscire domani?» sussurrò, appoggiando la fronte contro la sua.

«O-Ok...».

Sì, era stata completamente rapita da quel ragazzo. Ormai era andata, cotta, su un altro pianeta.

VENOM [Soul Eater]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora