"Soldier keep on marching on
Head down till the work is done"
– Soldier (Fleurie)
Bip.
Il grosso cardiografo riportava in tempo reale i battiti della corvina, già sveglia da mezz'ora. Black*Star sedeva al suo fianco su uno sgabello, fissando distratto le lenzuola che la coprivano.
Bip.
Di fronte alla fidanzata in quelle condizioni, si sentiva impotente. Anche i dottori ripetevano in continuazione che l'essere sdraiata su quel letto, viva, per lei era un miracolo. Prendersi tre proiettili in una volta sola l'avrebbe potuta uccidere all'istante.
Bip.
«Mi dispiace, Star...» mugugnò la ragazza, con la voce rauca e incerta. Tornare cosciente dopo quattro ore di anestesia totale era parecchio laborioso, ancora non riusciva a muovere gli arti.
Black*Star espirò dal naso, sorridendo.
«E per cosa?».
Tsubaki aprì lentamente la bocca e girò la testa verso l'azzurro, un po' tramortita dalla morfina che le somministravano i tubi attaccati alle vene.
«Per... essere finita in ospedale... Ancora».
Il cecchino le posò la mano sulla fronte e le accarezzò la testa.
«Non è colpa tua».
Tsubaki chiuse gli occhi.
La gioia e il sollievo di averlo accanto non erano paragonabili con nessuna delle emozioni che aveva collezionato nel tempo.
Quella volta aveva davvero rischiato di lasciarci le penne.«Come sta Kid?».
«Bene. È nella camera accanto con Liz e Patty».
La camelia sorrise placida, sollevando di nuovo le palpebre per guardare Black*Star.
«Cosa c'è?».
«Ti amo» gli disse sottovoce.
L'azzurro si sciolse un largo sorriso, accarezzandole la guancia con le nocche.
«Anch'io».
❖ ❖ ❖
Maka si rannicchiò su una panchina vicino al distributore automatico, appoggiandovi la tempia. Sulla parete di fronte c'era l'orologio che segnava le sei del mattino e alcune infermiere le passarono di fronte, rivolgendole un'occhiata rapida e proseguendo il loro cammino.
Più tardi, Soul ritornò dal bar con due bicchieri di carta riempiti di caffè, porgendone uno alla ragazza. Ma questa non mosse un muscolo. Pareva in trance.
«Non ti sei ancora ripulita le mani?» sospirò paziente, sedendole di fianco e sistemando le bevande sul tavolino ai loro piedi.
Maka rimase in silenzio.
«Ehi». Soul le porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Si è svegliata ed è fuori pericolo. Sia lei che Kid».
La bionda mosse gli occhi sui due bicchieri, posandoli poi sul ragazzo.
«Devi darti una ripulita. Sei l'unica che indossa ancora la tuta e non è tornata in hotel».
Maka strinse le labbra e i denti, corrucciando il mento.
«Andiamo, Albarn... di' qualcosa...» la supplicò Soul. «Non parli da quando siamo arrivati qui...».
All'ennesimo silenzio, l'albino si drizzò in piedi e la tirò per un polso, alzandola con forza da quella panchina che ormai doveva aver preso la sua forma, tanto ci era rimasta seduta.
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VENOM [Soul Eater]
FanfictionIndebitato fino al collo, Spirit Albarn assegna a sua figlia Maka il compito di diventare la guardia del corpo di Soul Evans, secondogenito della famiglia di musicisti più ricca e influente di Death City. I due giovani si odieranno dal primo istante...