14. Elastici tattici e metodi di fuga degni della CIA

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«Hai da fare domani sera?».

Maka alzò lo sguardo dal cellulare.

«Mh?».

«Hai da fare domani sera?» ripeté Matthew, provando a sbirciare il telefono della fidanzata.

«Ah, no, no. Possiamo andare a fare un giro in quel posto che ti piaceva tanto, se vuoi» rispose la ragazza, tornando sullo schermo.

«Con chi stai parlando di così importante?».

Maka roteò gli occhi.

«Non ti fidi più di me ora?» sbuffò nervosa, perché ce l'aveva ancora con lui per quell'episodio alla centrale di polizia.

Certo, Matthew non poteva sapere che quella con la parrucca era lei, ma rimaneva comunque che le avesse mentito. Non era rimasto chiuso in casa tutti il giorno a finire la tesi di laurea come le aveva detto.
Maka non aveva accennato all'accaduto, però, avendo mentito anche lei. Ma era ugualmente frustrata e indignata. Se Matt pretendeva completa sincerità, doveva essere il primo a rispettare quella condizione!

«Non è vero che non mi fidi di te...» borbottò il bruno, girando pagina al libro con atteggiamento inquieto.

«E allora? Perché ti preoccupi così tanto di sapere con chi sto parlando? Non è Soul se vuoi tanto saperlo».

Il ragazzo si crucciò, chiudendo improvvisamente il libro di fisica.

«"Soul"? Adesso lo chiami per nome? Sei diventata così confidenziale con lui? Dormite anche insieme ora?».

Maka avvampò quando si ricordò del loro bacio. 

«Si può sapere che cavolo ti salta in mente!?» protestò. «Sei ridicolo!».

«Non azzardarti a dire che sono ridicolo» disse il bruno, nervosissimo. «Perché è venuto a trovarti quel giorno, eh?».

La bionda scorse un lampo di rabbia nei suoi occhi e le fece un po' paura. Non l'aveva mai visto così alterato.

«Perché mi ero dimenticata di chiedere i giorni di ferie!» si difese. «E se stai insinuando che ti sto tradendo con lui, ti stai sbagliando di grosso!».

«Adesso ho capito perché eri così triste quando ti ha licenziata» disse Matthew, socchiudendo gli occhi. «E perché adesso che ti ha riassunta sei felice come una Pasqua».

Maka rimase interdetta. «Sono felice perché ho di nuovo un lavoro, idiota!».

«Non raccontarmi cazzate! Fammi vedere il telefono».

«NO!».

Matt strinse i denti, mostrando un ringhio sommesso. «Bene, se è quello che vuoi, allora prenditi pure i tuoi spazi. Ho chiuso con te!».

Una dolorosa fitta colpì il petto di Maka.

Oh, no...

«Aspetta!».

Il bruno recuperò il libro di testo e prese il  giubbino dall'attaccapanni, senza rivolgere nessuna occhiata alla ragazza, che lo stava pregando di tornare indietro e riparlarne con calma.

«Fai quello che vuoi, Maka, non ti assillerò mai più!» gridò, appena aprì la porta dell'appartamento. «Ho sempre odiato le persone egoiste come te! E finalmente te lo posso dire in faccia: sei un'egoista!».

La giovane sussultò sia per le parole brusche, sia per lo sbattere della porta, che fu abbastanza violento.

Che cosa aveva fatto...

VENOM [Soul Eater]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora