41. Giocare sporco

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𝙳𝚎𝚊𝚝𝚑 𝙲𝚒𝚝𝚢, 𝚍𝚞𝚎 𝚐𝚒𝚘𝚛𝚗𝚒 𝚙𝚛𝚒𝚖𝚊.


Patty era felicissima di andare a quella cena. Si era persino vestita di giallo, uno dei suoi colori preferiti. Il commesso del negozio di animali, che si chiamava Dorian, sembrava un tipo a posto. E aveva anche un bel sorriso. 

Salutò Mr. Gatto, che si strusciò contro le sue caviglie, e afferrò la borsetta ricevuta in dono da Liz per il suo compleanno. Non era un'amante della moda come la sorella, ma doveva dire che le piaceva un sacco, ed era anche pratica.

Uscì di casa e attraversò il piccolo giardino frontale, passando per il cancelletto di ferro che scricchiolò sui cardini. Salì alla guida dell'auto di Liz, gentilmente prestata dalla medesima per l'occasione, e guidò fino al pub in cui il ragazzo aveva prenotato.
Parcheggiò alcuni metri più in là, poiché davanti al locale era tutto pieno, e camminò in fretta verso l'entrata. Era leggermente in ritardo per colpa di una strada chiusa all'ultimo momento, la deviazione le aveva fatto perdere dieci minuti abbondanti.

Dorian era davanti all'ingresso, in camicia e jeans. Batteva ansioso la scarpa sull'asfalto, controllando il marciapiede da entrambi i lati alla ricerca di Patty.

La ragazza ridacchiò quando lo vide e attraversò la strada senza guardare – evitò per un soffio di essere investita – raggiungendo incolume il ragazzo, che ricambiò il sorriso.

«Scusa il ritardo» disse lei. «Non trovavo parcheggio».

«Nessun problema. Andiamo?».

Dorian la lasciò passare per prima e insieme sedettero al tavolo prenotato.

Il locale si rivelò un pittoresco pub d'angolo in vecchio stile, con i tavoli squadrati e le poltrone intorno di pelle bordeaux, disposte a semicerchio.

«Mangi la carne?» chiese il ragazzo, osservando il menù.

Patty annuì con energia. «Perché?».

«Sono vegetariano».

«Ah».

La biondina strinse le labbra, mascherando il suo malcontento.
Lei viveva di carne, accidenti!

«Oh, oh! C'è un piccolo televisore là infondo» annunciò allegra, scordando per un attimo quel piccolo inconveniente.

Il giovane uomo annuì senza voltarsi. Probabilmente o non gli importava, o era già stato lì.

«Lavori?» si interessò, ostentando un sorriso gentile.

Patty sfarfallò le ciglia sorpresa. «Perché?».

«Chiedi un po' troppo il 'perché'» rise Dorian, per alleggerire l'atmosfera. «Voglio conoscerti un po' meglio, tutto qui».

La bionda assunse un'espressione solare, sorridendo fino alle tempie. 

«Che birichino».

«Q-Quindi?» domandò imbarazzato il moro.

«Per Kiddo» rispose finalmente Patty, dondolando le gambe. «Alla Death Company, lui è il mio capo».

«Vuoi dire Death the Kid?».

«Sì! Kiddo!».

«Interessante» annuì il ragazzo. «Bella posizione. Dicono che sia la migliore compagnia della città».

Patty assentì con il capo. «Lo è! Kiddo è il migliore! E la sorellona è la sua ragazza, he he».

Il moro sollevò un sopracciglio. «La 'sorellona'? Intendi la ragazza che era con te quando hai comprato il gatto?».

VENOM [Soul Eater]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora