7. Innocente o colpevole?

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«Credo che la mia vita sia stata presa di mira da qualche divinità ostile, Tsubaki».

«Penso la stessa cosa della mia, Maka».

Le due amiche sospirarono a lungo, scrollando le spalle in simultanea. La camelia prese in mano il suo bicchiere di Coca Cola e avvolse la cannuccia con le labbra, prendendo un gran sorso.

«Che ti è successo?» chiese alla bionda.

Maka si perse a guardare il logo rosso del fast food in cui lei e Tsubaki si erano fermate per pranzare, stampato sulla tovaglia di carta che ricopriva il vassoio.

«Matthew non mi parla più perché è convinto che l'abbia tradito... E ieri sera mi sono ubriacata davanti al mio capo e gli ho pure vomitato in casa».

«Mmh... Ok, non ho capito il nesso che lega le due cose, ma credo che superi di gran lunga la mia situazione» rise la corvina, bevendo un altro po' della sua bibita.

«E poi perché cavolo sono andata a casa sua, Tsubaki?! Perché?!». Maka prese una patatina e la addentò nervosa.

«Ahm...».

«Perché sono stupida! Te lo dico io il perché!».

La camelia si strinse nelle spalle e mise il bicchiere da parte.

«C'è stato un evento in particolare che ti ha spinta ad andare da lui?» chiese timida.

Maka lasciò cadere il resto della patatina sul vassoio e fissò l'amica in silenzio per alcuni istanti, finché assunse un'espressione di rabbia allo stato puro.

«È stata colpa sua se ho litigato con Matt! Io lo ammazzo!».

«M-Maka! Per favore!».

La bionda chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, mettendosi composta sulla sedia.

«Mi racconti per bene cos'è successo?» insistette la camelia.

Maka si morse le labbra con reità e abbassò lo sguardo sulle ginocchia scarne, ben visibili dagli strappi dei jeans.

«Matt ha trovato il mio vestito da sera nella cesta dei panni da lavare».

Tsubaki alzò un sopracciglio. «Ok, e cosa c'è di male in questo?».

«C'era sopra il profumo del mio capo».

«Oh... OH!».

«Già...».

«L'hai tradito!?».

«NO!» sbottò Maka. «N-Non lo farei mai!» disse a voce più bassa, notando le occhiate minacciose del proprietario che numerava i soldi alla cassa.

Che tipo avido.

«E allora perché avevi addosso il suo profumo?» chiese Tsubaki, ormai curiosa di sapere cos'era successo.

«Eravamo ad una semplice festa di lavoro... E probabilmente quando l'ho abbracciato per salutarlo, come ho fatto con tutti gli altri, eh!, mi sarà rimasto addosso» mugugnò l'altra, giocherellando con la tovaglietta di carta.

Non poteva certo dirle che si era nascosta in uno sgabuzzino con Soul per sfuggire a due sicari, no?

«Un momento... la sera prima sei uscita con il tuo capo, e il giorno dopo sei andata a casa sua perché hai litigato con il tuo fidanzato?».

«Sì, lo so. Detto così suona malissimo».

Tsubaki si sciolse in un largo sorriso e strinse la mano della bionda.

VENOM [Soul Eater]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora