Eravamo belli

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15 anni dopo
"Baby you light up my world like nobody else
The way that you flip your hair gets me overwhelmed
But you when smile at the ground it aint hard to tell
You don't know
You don't know you're beautiful"
Nonostante succeda da tempo, ogni volta mi lascia attonita assistere alla quantità di salti che compie Tess, mentre ascolta questa canzone.
Tess: La stessa ragazza che inventava delle scuse pazzesche per saltare educazione fisica a scuola, la stessa ragazza che quando usciamo in gruppo resiste all'incirca un'ora prima di pregare Nate perché la prenda in braccio.
Una volta Nate li ha persino contati: 37.
Per non parlare delle urla.
La parte importante, comunque, è che non gliene frega niente di dove si trova.
Se parte questa canzone, lei deve fare la sua performance.
Scuoto la testa divertita e torno a guardare la tv.
Harry canta a due centimetri dalle labbra di una ragazza.
Quando mi capitano davanti questi video, non raramente visto l'amore che tutti provano per la band, non riesco a non pensare a quanto sia bello il colore degli occhi di Harry.
O a ricordare la morbidezza dei suoi ricci, come se li stessi toccando in questo momento.
Come si fa a dimenticare una persona quando la televisione, la stampa, i siti web, persino l'abbigliamento e gran parte delle tue conoscenze, ne parlano ininterrottamente?
Che poi io non ho mai voluto davvero dimenticarlo, vorrei solo poter trascorrere una giornata senza pensare a quegli occhi o a quel sorriso che una volta erano solo per me.
Non è mai stato il mio ragazzo e a pensare a noi due insieme, insieme davvero come due fidanzati, mi viene da sorridere.
Eravamo amici, ma non quelli amici normali e anche un po' banali.
Eravamo quel tipo di amici con il cuore diviso in due, l'anima divisa in due, il cervello stesso diviso in due perché letteralmente con quella persona ci condividi tutto.
Io ed Harry eravamo oggettivamente belli.
Eravamo belli quando ci chiudevamo in stanza ad ascoltare musica e mangiare come se non ci fosse un domani.
Eravamo belli quando al bar non ordinavo mai il cornetto perché a dieta, ma poi puntualmente Harry era costretto a mangiarne solo metà del suo, perché "dai ti prego, mezzo cornetto non mi farà ingrassare".
Eravamo belli quando Harry finiva sempre prima il ketchup e inzuppava le patatine nel mio.
Eravamo belli quando nell'ultimo periodo lui aveva finalmente la patente e allora lo chiamavo in piena notte perché non riuscivo a dormire e lui guidava anche ore intere solo perché mi rilassava.
Eravamo belli quando casa sua era casa mia e casa mia era casa sua.
Eravamo belli quando non avevamo bisogno di grandi cose per stare bene, ci bastavamo a vicenda.
Eravamo belli, non smielati, non appiccicosi, ma legati in un modo assurdo e viscerale.
Torno a guardare Tess che balla un'altra canzone, ed Harry non c'è più in tv.
Non ho ancora capito se ogni volta mi fa più male vederlo sbucare in televisione o vederlo sparire.
Quello che so benissimo, è che mi manca. Mi manca ancora. Mi manca come il primo giorno.
Come se fosse andato via ieri, come se avessimo avuto poco tempo a disposizione dopo quella promessa fatta quindici anni fa.
E invece, di tempo a disposizione ne abbiamo avuto tanto.
Tredici anni, per l'esattezza, visto che ne son passati due da quando è andato via.
Sembrano tanti tredici anni, quando ne hai venti.
Sono quasi tutta la tua vita.
Eppure a me ora sembrano dannatamente pochi.
E al contrario mi sembra che questi due passati senza di lui siano tremendamente e schifosamente lenti.
Ricordo così bene quel giorno, che ancora tremo, tremo a immaginare quelle braccia forti stringermi al suo petto con la stessa naturalezza di sempre ma con il retrogusto d'addio che speravo di non dover mai sentire nei nostri abbracci.
La sua voce, la stessa voce che ora sento solo in canzoni o interviste, mi sussurrava frasi di incoraggiamento, spezzandosi di tanto in tanto perché lui stesso aveva una paura folle e io lo sapevo.
New York. I suoi genitori avevano scelto New York.
A sette ore di distanza.
"Non dubitare del nostro legame", mi diceva.
Ma lo conoscevo troppo bene per non sentire ogni inclinazione nella sua voce, ogni paura malcelata.
Può un rapporto essere più forte di un trasferimento imminente in un altro stato, per scelte familiari? Può essere più forte anche quando così lontano da me lui ha iniziato a realizzare il suo sogno?
«Emma?».
Tess mi si avvicina e mi sfiora piano la spalla, mettendosi a sedere col respiro ancora un po' affannato.
Le sorrido, più per abitudine che per necessità.
Infatti riduce gli occhi a due fessure studiandomi un po'.
Tess sa tutto, ma ho sempre chiesto a tutti di scindere bene l'Harry del mio passato da quello della boyband più famosa attualmente. Obbligarla a cambiare canale o a non cantare a squarciagola ogni loro canzone sarebbe solo inutile.
«Andiamo ad abbuffarci di gelato, dai».
Annuisco e ignoro la sensazione degli occhi lucidi.
Lei si imbroncia e trattiene l'impulso di abbracciarmi.
I primi mesi per me era davvero difficile trattenere le lacrime.
Perché ogni luogo mi parlava di lui: I corridoi della scuola, la mia stessa camera, il bar all'angolo della strada.
Non riuscivo proprio a trattenermi.
L'estate della mia maturità poi, ho deciso che dovevo darmi un certo contegno quando la mia collega dall'aria piuttosto intimorente mi ha beccata in uno dei miei soliti attacchi di pianto/panico nel bar in cui lavoravamo.
Quella collega era Loren, che ad oggi è una delle mie più strette amiche e che invece di guardarmi con superficialità quel giorno mi ha preparato uno dei frullati più buoni che io abbia mai bevuto.
Tess, anche lei cameriera in quel bar che d'estate assumeva molti ragazzi con la voglia di guadagnare qualche spicciolo, l'ha guardata tutto il tempo con le sopracciglia aggrottate mentre la rossa spruzzava la panna nel mio bicchiere.
Poi le è scoppiata a ridere in faccia e quando invece di un pugno ha ricevuto un sorriso sbilenco da quella ragazza con gli occhi marcati di trucco nero e i capelli colore del fuoco, senza assolutamente nessun motivo ho riso mentre si guardavano a vicenda e da allora all'improvviso abbiamo cominciato a chiacchierare tutte e tre fra un cliente e l'altro o nelle brevi pause.
Le ho conosciute in questo modo.
A far parte di questa strana compagnia anche Nate e Luke, la cui conoscenza è diversa:
Nate era quello che tutte giudicavamo l'odioso figlio di papà con già un'azienda a nome suo – ammetto che eravamo delle ragazzine davvero piene di pregiudizi e la cosa è vergognosa, ma perlomeno non lo siamo più – ma che poi in realtà ci ha coperte con il capo quella volta che abbiamo distrutto mezzo reparto alcool, attribuendosi la colpa e guadagnandosi il nostro amore eterno.
Invece il biondissimo Luke per provarci con me è finito per farmi rovesciare un frullato addosso, andando poi subito sulla difensiva con i suoi occhioni enormi e una pessima battuta su come invece di rompere il ghiaccio avesse rotto il bicchiere.
Ed è così che quell'estate mi sono ritrovata senza neanche rendermene conto in una compagnia un po' folle, con componenti davvero diversi fra di loro e con cui ho allo stesso modo rapporti differenti.
C'è Tess che è la sorella che non ho, Loren che è più burbera ma sempre presente in caso di necessità, Luke che è il cucciolone del gruppo e Nate. Nate che è la persona con cui ho faticato di più, perché senza un motivo in particolare mi richiamava alla mente Harry.
Ci ho messo tempo per aprirmi con loro, ma mi hanno aspettata e capita.
Tess balza in piedi e mi afferra per un braccio, «forza, ho bisogno di ingerire calorie».
e poco importa se sul tappetto ci sono ancora i segni di tutto il cibo che ha divorato da sola.

Gotta be you || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora