Vorrei essere la protagonista di un film e svegliarmi con Harry che bussa alla porta o che discute con qualcuno, probabilmente Zayn, urlando "Devo vederla, fammici parlare!" e Zayn sarebbe quasi impossibile da convincere.
Poi lui comincerebbe una lunga dichiarazione con cose tipo "Ma io la amo, l'ho sempre amata" e blablabla, io aprirei la porta e mi bacerebbe senza stupide parrucche di mezzo.
Invece, mi sveglio sola in una stanza sconosciuta, con un mal di testa pazzesco e l'incapacità di tenere gli occhi aperti per più di tre secondi per quanto son gonfi e rossi.
Ignoro il dolore lancinante e mi alzo.
Nonostante il pensiero nella mia testa sia solo uno, cerco di ignorare anche questo mentre esco dalla stanza.
Delle voci basse mi guidano a destra, seguo un piccolo corridoio e mi ritrovo in una cucina.
Penso di essere nella suite di Zayn, in hotel.
«Porca miseria, Emma!».
Le sue mani sono prontamente intorno alla mia vita, come se avessero captato la mia testa che girava vorticosamente ancora prima che lo facessi io stessa.
Mi aiuta a sedermi e Niall mi allunga subito un vassoio con un bicchiere d'acqua, due pillole, un cornetto.
Come se lo avessero preparato per appena io mi fossi svegliata.
È una cosa dolce e vorrei riuscire a sorridere a tutti e tre, ma mi vien fuori una smorfia dolorosa.
Prendo l'acqua e butto giù le medicine, scusandomi quando non riesco neanche a guardare il cibo, ho lo stomaco completamente chiuso.
«Ho.. ho bisogno di un volo, quanto prima, per favore... ».
«Emma...». Louis è incerto quando apre bocca, ma cerca comunque di farmi capire che secondo lui è una stronzata.
«Non ce la faccio, ho davvero bisogno di andare via».
«Non puoi sul serio partire così, Em».
Lascio che le mie mani coprano il viso, massaggio le tempie sperando le pillole facciano effetto presto, e penso.
«Non te lo faremo incontrare, ma devi sul serio riprenderti un attimo».
«L'ultima volta ci ho messo due anni e non mi è ancora passata, come la mettiamo? Devo andare, sul serio. Devo solo sedermi ed aspettare d'atterrare. È tutto ok».
«Ma..».
«Ragazzi. Sapete che è irremovibile».
Annuisco e smetto di seguire il discorso, chiedendo dove posso trovare il bagno.
Ci entro, mi chiudo dentro, butto a terra i vestiti e sotto il getto dell'acqua calda riprendo a piangere silenziosamente.
Piango perché ho fallito.
Piango perché mi sento male.
Piango perché mi sento ridicola.
Piango perché Harry non fa niente per me e per noi.
Piango perché non c'è un noi.
Piango perché non ci sarà un noi.
Piango perché mi sento delusa da me, da lui, dal destino.
Piango perché ora inizia un altro orribile periodo della mia vita che non so davvero quando finirà.
Piango perché devo lasciare altre tre, quattro persone che adoro.
Piango.
Piango piano, in silenzio, acqua calda che si confonde a lacrime fredde.Ho immaginato che Harry arrivasse col fiatone in aeroporto fino alla fine. E non intendo finché hanno chiamato il mio volo o finché ho terminato i soliti controlli. Intendo proprio finché non ho visto le persone diventare tanti puntini.
Fra quelle persone, nonostante non ci fosse lui, ho lasciato un Niall in lacrime, un Louis che cercava di contenersi ma non è riuscito a dire nulla, persino un Liam un po' con la testa fra le nuvole ma presente e Zayn. Zayn che mi guardava e sembrava voler aspirare un po' il mio dolore, prenderlo sulle sue spalle larghe.Mancava lui.
Ma in compenso ho lasciato persone che mi hanno conosciuta e mi hanno voluto bene.
Ovviamente questi "ma" sono solo una mia personale presa per il culo, perché quello che predomina nella mia testa come se fosse un pensiero color evidenziatore in mezzo a tutti gli altri più tenui, è "Mancava lui".Un "lui" di cui non bisogna specificare il nome.
Da quando sono sull'aereo la situazione non è migliorata, anzi, sento solo nel petto un enorme buco dilaniarsi sempre più. Tergiversare e rimandare non sarebbe servito a nulla, ma stare sola per tante ore non è stata l'idea più geniale che io abbia avuto.
Zayn si è offerto d'accompagnarmi a casa e poi tornare indietro e questo mi ha commosso forse troppo, ma non ho accettato, a breve hanno diversi lavori da svolgere e fargli fare tante ore di viaggio in un breve lasso di tempo sarebbe stato particolarmente egoista.
L'unico dettaglio che non mi è sfuggito e che mi ha fatto piacere notare, è stato il modo in cui Louis gli ha sfiorato la mano mentre salutavo li altri: è stato un gesto puro, innocente, ma spontaneo ed intimo.
Spero che stia nascendo qualcosa.Nonostante questo spicchio di positività, le lacrime continuano a scendere oltre gli occhiali da sole, arrivano fino al collo perché non mi interessa fermarle.
«Nonna, nonna. Guarda, la signorina piange».
Una vocina dolce mi riporta nel luogo in cui mi trovo, oltre il corridoio, sui sedili vicini al mio.
Un bambino bellissimo con degli enormi occhioni –verdi, ovviamente – mi guarda imbronciato, mentre la nonna gli fa segno di non indicarmi.
Accenno un sorriso al bambino, per poi voltarmi verso il finestrino. Passa poco tempo prima che io senta qualcuno sedersi accanto al mio posto vuoto.
Probabilmente il mio sorriso non ha convinto questo giovanotto biondo che mi siede accanto e che non avrà più di cinque anni.«Ciao, mi chiamo Alex!».
«Ciao, Alex!». cerco di sembrare un po' più serena, mentre lancio un veloce sguardo alla nonna, che si rilassa nel vederlo seduto e non barcollante su un aereo.
«Sei bella, perché piangi? Hai paura di volare? Non può cadere l'aereo, lo sollevo io!».
Scuoto la testa ma non faccio in tempo a dire nulla, perché lui prontamente aggiunge:
«Allora ti fa male qualcosa? Sai, penso che la mia nonna abbia un piccolo ospedale nella sua borsa...».
Quando sto per rispondere lui mi anticipa.
«Ti dispiace partire? Anche io ho pianto quando sono partito per venire qui, ora sto tornando a casa mia».
È spontaneo il sorriso che gli nasce sul viso, e allora io annuisco, nonostante non sia proprio così. Alex è contento di aver centrato il punto e comincia a parlarmi del fatto che tanto è bello volare, non devo aver paura e posso tornare anche la settimana prossima. E qualcosa sul fatto che se non mi piace l'aereo viene a prendermi lui con la Batmobile.
Mi parla tanto, il tempo passa più dolcemente ed io non piango, anche se il dolore al petto mi massacra.
Mi mostra i suoi giochi, mi dice di non dire a nessuno della sua confessione riguardo al fatto che anche lui avesse pianto perché "gli uomini non devono piangere" ed io provo a convincerlo del fatto che non sia così. Lo vedo riflettere per un po' sulla faccenda, ma poi continua a parlarmi della sua vita, della sua famiglia. Un piccolo adorabile chiacchierone. Mi chiede anche di farci un selfie, che invio a Zayn scrivendo "ho trovato compagnia, visto?" e a cui lui risponde velocemente con uno smile con gli occhi a cuore.
Non mi rendo neanche conto di quando sia io che Alex ci addormentiamo, l'uno vicino all'altra, ma quando mi risveglio dopo parecchie ore ormai ne mancano poche all'arrivo a casa.Ho chiesto a Tess se può venire a prendermi, non ha fatto domande.
In ogni caso, ho pensato che con tutti i soldi che mi ha consegnato stamattina il manager dei ragazzi visto la conclusione dei lavori –non ho mai visto e mai vedrò tanti soldi tutti assieme – potrei fare un corso di fotografia, o qualcosa del genere. Quando mi riprenderò, forse.
Se questo viaggio sarebbe dovuto essere una vacanza, uno staccare dalla vita quotidiana, ora mi serve un'altra vacanza per dimenticare questa.Una vacanza psicologica in cui dedicarmi a me stessa.
Ho anche pensato di lasciare Max ed il lavoro, ma riflettendoci bene non so quanto sarebbe ok rimanere chiusa in camera giorno e notte, non sono più la ragazzina che ero due anni fa.
Continuo a pensare e ripensare finché, ormai fuori dall'aereo che è atterrato da qualche minuto, una mano mi sfiora il braccio e girandomi vedo la nonna di Alex.
«Cara, ricorda che il destino è scritto. Hai gli occhi di chi soffre per amore, ma se il tuo amore è così forte e lo è anche il suo vi ritroverete. Altrimenti tutto questo era di passaggio e ti porterà solo in un posto ancora più bello».
Il tono che usa è proprio quello di una dolcissima nonna, mi sfiora ancora il braccio mentre Alex ci raggiunge con quelli che suppongo essere i genitori.
«Ciao Emma! Ti passo a prendere con la batmobile!».E velocemente, così come sono entrati, escono anche loro dalla mia vita.
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Gotta be you || Harry Styles
FanfictionHarry ed Emma sono la non classica coppia di amici che fa pensare al 50% delle persone "ma allora l'amicizia fra uomo e donna esiste" ed al restante 50% qualcosa simile a "ma siete ciechi? Se questa è solo amicizia, gli asini volano". Ma se son solo...