Fra risate e terrore

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Louis sta ridendo da mezz'ora con le mani sulle ginocchia, piegato in avanti. Non si regge in piedi.
E Niall non riesce a non seguirlo non perché ci sia qualcosa da ridere, ma perché lui è così: si lascia trascinare dagli umori altrui.
Di conseguenza stiamo sghignazzando anche io e Zayn, lui più apertamente.
L'unico a non ridere a parte Harry, è Liam. Ovviamente.
Comunque, con lo sguardo da cucciolo triste, il soggetto delle nostre risate è qui davanti a noi.
«LEI MI HA DETTO CHE MI STAVA BENE!».
«L'ha fatto per ovvie ragioni, Harry...».
Zayn a quanto pare è l'unico che riesce ancora a parlare, mentre mi preoccupo per la salute di Louis che ormai è tutto rosso in viso.
In realtà la situazione non è così comica.
Harry ha semplicemente in testa un orribile cappello arancio fluo che ieri ha dovuto comprare al mercatino, per essere ancora più strano ed irriconoscibile dopo che strada facendo qualcuno aveva iniziato ad urlare.
«Sì, più o meno dopo che ti sei nascosto sotto una bancarella per la terza volta, avevo le mie ragioni. Giuro.».
Ok, è palesemente brutto il cappello, ma con mia sorpresa è servito davvero.
E poi a lui piaceva, infatti stamattina lo ha rimesso.
Ho provato a dirgli "forse è meglio evitare? Non è un granché con quell'outfit" ma lui ha scosso la testa e si è infilato in auto.
«Lo tolgo. Stronzi.». E lo getta da qualche parte nel camerino.
I ragazzi sono tutti pronti tranne lui e Liam che troppo preso dal leggere i messaggi della sua ragazza si è spalmato fra i capelli della panna che Niall aveva lasciato in giro, invece del gel.
Inutile specificare di come Niall abbia imprecato per lo spreco e di come la situazione dei polmoni di Louis sia peggiorata.

A chi non succede di ritrovarsi di notte nel bagno di un cinema a disinfettare il proprio non ragazzo famoso, perché durante It gli avete leggermente traforato la pelle con le unghie?
«Cazzo, piano con quel disinfettante. Scommetto che lo hai messo in borsa perché avevi previsto tutto. Sei una stronza».
«Hai insistito tu per vedere It, Harry!».
Di contorno a questa situazione già esilarante, ovviamente ci sono i ragazzi che, esattamente come stamattina, non riescono a smettere di ridere.
Con loro sembra tutto un replay di scene già vissute, perché puntualmente ti ritrovi a trattenere le risate oppure a cercare di ritrovare il respiro, quando la maggior parte delle volte non riesci a trattenerle.
E poi, il soggetto di ogni episodio simile, è sempre Harry.
«Così impari a farla sedere nell'ultimo posto disponibile per tenermela lontana. Avrebbe stretto me, sai com'è, con delle braccia muscolose c'è più gusto».
Zayn mi fa l'occhiolino, dopo aver fatto la linguaccia ad un dolorante riccio seduto su un water.
Molto romantico.
Scherzi a parte, questa giornata è stata pazzesca:
Assistere alle riprese di un videoclip lascia molte più emozioni di quante pensassi, complice forse anche il fatto che i ragazzi girassero nella stanza piena di miei scatti.
«Andiamo a dormire, sono esausto, hai disinfettato così a lungo che fra un po' la ferita sparisce come non fosse mai esistita».
Questo è il tipo di battute che ad una persona normale non fa neanche sorridere, mentre per Niall basta e avanza perché lui cominci a ridere battendo le mani a mo' di foca.
«Oh no, per carità!».
Liam, palesemente stordito dalla troppa ilarità della giornata –penso fra l'altro che sia stato costretto a venire pure al cinema – , mette la mano sulla bocca di Niall per zittirlo, ma la ritrae subito schifato urlando un "l'ha leccata!!!".
Non so bene come riusciamo ad arrivare all'uscita, ma ce la facciamo.
«Ti va di tornare a piedi? Da questo punto siamo vicini e non è una zona particolarmente affollata».
Annuire mi viene naturale già solo per il fatto che lo farei a qualsiasi sua proposta, e lui sorridente incastra all'istante le sue dita fra le mie, in un gesto che sta tornando ad essere troppo spontaneo e voluto.
Salutiamo i ragazzi, non prima che un dibattito fra Harry e Zayn ci faccia perdere del tempo.
«Ma se io torno in macchina qual è il problema se le lascio la mia giacca? Io sono comunque al caldo!».
«Ma ti sembra una cosa normale?».
«NON VOGLIO NESSUNA GIACCA, POSSIAMO ANDARE?».
E niente, sono rimasta seriamente senza.
Di conseguenza Harry sbuffa da quando abbiamo iniziato a camminare, finendo per infastidirmi.
Mi blocco davanti a lui e tiro giù la zip di questa benedetta giacca, facendo apparire un sorriso che è tutto un mix fra malizia e soddisfazione.
Gli colpisco il braccio disinfettato, per poi farglielo passare intorno alla mia vita mentre mi infilo sotto la giacca ancora aperta e ancora addosso a lui.
Il calore che investe il mio corpo è istantaneo ma per niente dovuto al tessuto pesante che mi avvolge, piuttosto alla nostra vicinanza, al profumo di Harry che mi riempie le narici e si imprime sulla mia pelle, al fatto che lui stringa la mano sul mio corpo con soddisfazione.
Londra a quest'ora è bellissima.
Le stelle visibili sono poche, perché le troppe luci della zona ne coprono la maggior parte, ma quelle poche fanno da un contorno ad uno scenario puro e tranquillo e complice di questa strana tranquillità è senz'altro il fatto che siamo a mercoledì.
E noi, immersi in questa tranquillità, sembriamo parte integrante di quel che a sua volta sembra un dipinto.
Camminiamo a lungo, per un tempo che non saprei definire, e quando Harry ci impiega più del dovuto per infilare la chiave nella serratura rido ancora.
Ci mette un po' e quando finalmente riesce a girarla mi dedica un sorriso gioioso come se avesse compiuto una grande impresa, quando sarebbe bastata la luce del cellulare a facilitare il momento.
Entriamo nel nostro piccolo appartamento e decidiamo di fare una doccia, al termine del quale lui cuoce della pasta mentre io faccio zapping.
Sono le 2 di notte e nessuno dei due ha sonno, a quanto pare.
«Dobbiamo parlare».
Le sue parole interrompono lo strano ma apparentemente pacifico silenzio che si era creato fra di noi, ma a cui non avevo dato importanza.
Ed è una frase che dovrebbe allarmarmi, ma prima di andare in crisi ripenso a quella volta in cui l'ho fatto ed in realtà voleva solo chiedermi di stare con lui dopo la partenza degli altri. Quindi cerco di mantenermi serena, mentre abbasso il volume in tv e mi giro per cercarlo.
È poggiato allo stipite della porta situata proprio fra il salotto e la cucina.
Mi soffermo prima a guardare il modo in cui i pantaloni della tuta lo rendano particolarmente sensuale, solo in seguito poi la maglia stranamente bianca a maniche corte, i capelli scompigliati... Quando si schiarisce la gola, lo guardo negli occhi e mi riecheggia in testa all'istante il "dobbiamo parlare", perché è stampato nei suoi occhi e la cosa mi terrorizza.
Non ricevendo risposta se non la mia espressione titubante, spegne la tv e viene a sedersi accanto a me.
«So tutto».

Gotta be you || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora