Si va a Londra!

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Il telefono suona mentre io impreco e mi dimeno per entrare in questo paio di pantaloncini, che io glielo avevo detto a Tess che non mi sarebbero mai entrati, ma è così testarda e io così cedevole.
Certo, cambiare indumento sarebbe più facile, ma anche molto umiliante.
Non che io sia fissata con la linea o roba del genere, ma il mio scrittoio è pieno di carte di brioches nonostante siano le 8:00. Quindi sì, sarebbe umiliante.
Compio qualche altro saltello prima sperando che il tessuto si decidi a scivolare sulla pelle.
Non riesco a non pensare anche a quanto questa sia tremendamente bianca.
Pelle piuttosto pallida, comunque.
Lo so che siamo in Inghilterra ad Holmes Chapel e che dopo un'intera vita qui dovrei aver capito che quella pelle ambrata che vedo in tv posso solo sognarla, ma è difficile ammetterlo a me stessa.
Dunque, come ogni primavera e come ogni volta che passo dai pantaloni lunghi a quelli corti, mi ritrovo a storcere il naso e soffrire in silenzio.
Passerei la giornata, anzi la vita, a prendere il sole. Ma ho due ostacoli piuttosto imponenti davanti a me:
La mancanza di materia prima e il fatto che, se non mi sbrigo, Mark mi farà una di quelle ramanzine che è davvero meglio evitare.
Soprattutto se Mark è il tuo datore di lavoro e per quanto la situazione non ti aggrada, hai bisogno dei suoi soldi.
E devo anche tenermelo buono e comportarmi bene, visto che ha gentilmente acconsentito a darmi ben tre settimane di ferie – piuttosto guadagnate in realtà, visto che ho saltato tutte quelle degli scorsi mesi – per permettermi di partecipare al viaggio che i ragazzi stanno organizzando nel periodo in cui casualmente fa parte anche il mio compleanno.
Ok, la scelta non è per niente casuale quanto Nate avrebbe voluto far credere.
Avevano solo paura io li dessi buca come ho già fatto in passato.
È che spendere così tanti soldi per me stessa mi sembra uno spreco, per quanto viaggiare possa essere meraviglioso.
Tiro un sospiro di sollievo quando finalmente la zip si chiude e mi specchio a lungo prima di decretare che il peggio è passato e che addosso non sono male.
Il telefono suona ancora.
Questo è l'orario in cui tutti i ragazzi cominciano a prepararsi:
Nate per presenziare dieci minuti in azienda per poi inventare qualche scusa con il padre e scappare da quel posto che non gli piace più di tanto, il più delle volte viene nel bar dove lavoro con addosso splendidi abiti eleganti che lo rendono particolarmente appetibile agli occhi delle clienti.
Luke, invece, per raggiungere l'università.
Tess per lavorare con sua madre in un negozietto di fiori, anche se non è molto puntuale.
E Loren per il corso di make – up artist.
Diciamo che siamo un gruppo un po' sgangherato, chi cerca di capire qual è la propria strada, chi cerca di costruirsela, chi come me cerca di mettere da parte qualcosa per un futuro che sembra troppo lontano.
Applico con non troppa cura del correttore sulle occhiaie e lancio uno sguardo all'orologio.
Ci sono volte in cui adoro truccarmi con calma e altre in cui di toccare l'eyeliner non se ne parla, perché mi ci vorrebbe mezz'ora. E beh, sempre per la necessità di denaro non è difficile capire questa mattina in quale delle due varianti mi trovo.
Quando il telefono suona incessantemente, comunque, mi ritrovo a sbloccarlo.
Non sono affatto sorpresa nel vedere che tutti i messaggi provengono dal gruppo che Loren ha gentilmente chiamato "Rompipalle.".
Leggo velocemente gli ultimi e in particolare uno di Tess attira la mia attenzione:
@Tess: Quando diamine prenotiamo i biglietti per Londra, gente?!
E poi una serie di imprecazioni di Nate, perché ovviamente io non lo sapevo mica che andavamo a Londra.
Scoppio a ridere immaginando le facce dei ragazzi.
Peggio ancora, quella di Loren quando entrerà su whatsapp.
Tess farebbe meglio a prenderlo subito l'aereo e sparire.
Photograph di Ed Sheeran riempie all'improvviso la stanza ed il nome di Nate lampeggia sul telefono.
Nonostante io non sia una mamma – è quasi credenza popolare il fatto che solo le mamme riescano a farlo – incastro il telefono fra la spalla e la testa, mentre lotto con il mascara.
«Nate?».
«Potresti disinstallare whatsapp o è troppo tardi e devo ucciderla?».
Rido ed il telefono trema. Dicevo della mia maestria?
«Non volevo tu lo sapessi così».
Sbuffa e so per certo che si sta passando la mano fra i capelli. Non utilizza neanche il gel solo ed esclusivamente per passare la mano fra i capelli quando è esasperato. La cosa coincide con la sua conoscenza con Tess.
«Non importa Nate. E poi Londra, davvero?».
Mi lascio scappare un urlo gioioso alla realizzazione, e lui ride sbuffando al tempo stesso.
Questo ragazzo è strano quanto la mia migliore amica, ma se glielo dicessi non mi parlerebbe più.
La suoneria del telefono ci interrompe e non ho bisogno di controllare chi è, per saperlo.
Rispondo in automatico e la chiamata diventa multipla, come sempre.
«Oddio, scusami Emma, non volevo!». Mi strilla nell'orecchio, mentre io cerco di non combinare guai con lo scovolino.
«Sei una cogliona Tess, scusa un cazzo».
Risponde prontamente Nate.
«Emma, puoi chiudere la chiamata con lui?». Piagnucola.
«L'ho già detto che sei una cogl...».
«Smettetela ragazzi, è tutto ok, sono contentissima davvero del viaggio. Ma mi state facendo far tardi a lavoro e voi non volete portarmi a Londra senza un soldo per fare shopping, vero?».
Silenzio. Probabilmente lui ci sta riflettendo su, come un tradizionale ragazzo che rabbrividisce davanti a delle ragazze che vogliono fare acquisti, anche se poi lui ha la cabina armadio piena. «Ci sentiamo più tardi, vi voglio bene. Nate, difendila da Loren, ti prego».
Sembra assurdo pregarlo di questo quando è il primo ad attaccarla, ma loro hanno questo strano rapporto per cui discutono spesso e volano parolacce, ma nessun altro può attaccare Nate e soprattutto nessun altro può rimproverare Tess.
Riaggancio dopo le loro risposte incerte, non che Lor sia pazza, ma Dio solo sa quanto tiene alle sorprese.
Ovviamente in tutto questo ho il mascara sparso ovunque sulla faccia... 

Gotta be you || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora