MI OCCUPO IO DI LUI

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POV'S LOUIS
Vidi Harry iniziare ad agitarsi per poi svegliarsi di scatto e iniziare a piangere, vidi la sua mano avvicinarsi al suo braccio, avevo capito che intenzione aveva.
"No, non farlo" sentì che divenne rigido e iniziò a tremare "ehy tranquillo non voglio farti del male."
"Tu... t-tu che ci f-fai qui" mi disse iniziando a tremare.
"Io, beh sono qui per chiederti scusa", scosse la testa per poi girarsi dall'altra parte, tra noi due cadde un silenzio, uno di quelli brutti cosi decisi di far alleggerire l'aria
"Styles davvero mi dispiace" dissi molto triste e amareggiato" si girò verso di me per poi fare una risata isterica. "V-vattene o-ora" mi disse debolmente.
"No, Styles io rimango."
"Ho d-detto vattene" mi alzai di scatto dalla sedia.
"E io che volevo chiarire con te, ma cosa cazzo mi è preso sì, me ne vado, avrei dovuto lasciarti disteso nel corridoio forse saresti morto addio Styles ah se provi a dire a qualcuno che sono stato io considerati un ragazzo morto" prima di andarmene sbattendo la porta senti dire "s-sì i-in-infatti avresti d-dovuto e poi t-tranquillo s-sono già m-morto da un po'" quelle parole mi scombussolarono.

POV'S HARRY

Quando se ne andò ripensai alle sue parole, anche se fosse davvero dispiaciuto come posso perdonarlo, dopo tutto quello che mi ha fatto non è semplice e poi ovvio che non lo dico a nessuno, non ho bisogno di essere salvato e in più di altri problemi, un rumore di una porta che veniva aperta mi fece distrarre dai miei pensieri "come si sente signorino Styles?"
"B-bene g-grazie, q-quando posso u-scire?"
"Vede prima di farla uscire vorremo farle delle domande, e poi la dopo la visito e le posso dire se può uscire o no" annuì lentamente.
"Ok iniziamo, allora come si chiama?"
"H-Harry E-Edward Styles." "Quanti anni ha?"
"Dic-diciassette"
"Che scuola frequenti?"
"F-frequento la 3H d-della sc-scu-scuola School Perfect." "Benissimo, forse questa domanda farà male ma la devo fare ok?" annuì
"Come si chiamavano i suoi genitori?" appena senti quella parola iniziai a tremare.
"M-mia m-madre si c-chiamava Anne, me-mentre mio p-padre Des" dissi per poi sospirare, "bravissimo Harry sei un ragazzo forte" a quelle parole scossi la testa e poi feci un sorriso al dottore, cosa che ricambio subito, lessi il suo nome si chiamava Marcel. "Signorino Harry allora passiamo alle domande un po' scomode va bene?"
"Se proprio d-devo" dissi stanco.
"Lei soffre di bullismo?" abbassai la testa "io beh, si, anche se lo fanno perché hanno ragione e f-fanno bene."
"Cosa intende dire?"
"Che fanno bene a picchiarmi e a prendermi in giro"
"E perché scusi?"
"Perché sì" dissi semplicemente io.
"Ok, abbiamo notato diversi tagli sulle sue braccia e abbiamo anche notato che lei è molto magro, da quanto che va avanti questa storia?" forse da quando mi crollato il mondo addosso, quindi da quando i miei genitori mi hanno lasciato che equivale a quando andavo in primo superiore?
"Da poco" decisi di mentire non potevo dirgli la verità.
"mhhh ok... e si ricorda da chi è stato a picchiarlo ieri?" sbiancai all'improvviso.
"Io... no, non ricordo" dissi stanco di tutto e di tutti.
"Mi sta dicendo la verità?" "Basta sono stanco le ho detto tutto, vorrei tornare a casa."
"Ok ora la visitato e le prescriverò delle medicine che deve prendere e una dieta" annuì per poi iniziare a farmi visitare dal dottore.
Mentre il dottore mi visitava vidi che fece delle facce strane, ma non m'importa voglio solo tornare a casa mia, prese un foglio e ci scrisse qualcosa sopra.
"Allora signorino Styles lei è un ragazzo forte ok, le concedo di andare a casa però deve prendere queste medicine e deve seguire questa dieta" se davvero pensa che farò tutto questo il dottore non ha capito un cazzo.
"Ok dottore farò come mi ha detto."
"Ah mi raccomando stia attento e faccia pochi movimenti bruschi, ha le costole un po' inclinate e una rotta, ah e se dovesse sentire dei dolori alla testa è normale perché ha un piccolo trauma cranico, metta la crema che le ho prescritto sui tagli e lividi e prenda quelle pastiglie una quando si sveglia e una la sera, ha capito tutto?" annuì con la testa.
"Bene ora l'aiuto ad alzarsi e poi può benissimo uscire da qui." "Non ho bisogno del suo aiuto" e detto ciò molto lentamente mi misi seduto con le gambe a penzoloni fuori dal letto, ma qualcosa andò storto mentre mi mettevo in posizione eretta le mie gambe si misero a tremare e cedettero, aspettavo la botta ma il dottore mi prese in tempo, per poi farmi sedere di nuovo sul letto.
"Vede lei è molto debole, io le concedo di andare a casa, ma con qualcuno, non può vivere da solo" feci un sospiro.
"E con chi dovrei andare a vivere? Non ho nessuno" dissi io sull'orlo di un pianto isterico. "Tutti mi hanno ab-abbandonato ne-nessuno mi vuole essere a-amico, t-tutti mi o-odiano e mi st-stanno lontano p-p-perché sono gay" dissi ormai piangendo e provando dolore al petto, cazzo un attacco di panico, tempismo perfetto. "Ascolta la mia voce ok" per lui è facile ma decisi di annuire. "Bravissimo ora fai dei respiri profondi ok, fai come me" imitai il dottore Marcel e dopo un po' mi calmai.
"G-grazie."
"E figurati" mi disse sorridendo. "Allora, tornando a prima non puoi vivere da solo."
"Ma p-p-perché?"
"La cosa che le è successa non le è bastata?" mi disse ridendo. "Harry dovrai vivere con qualcuno e..." ma il rumore di una porta aperta e "verrà da me, mi occupo io di lui".

LA MIA ANCORA, LA MIA LIBERTÀ (Larry Stylinson)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora