Capitolo 4

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"Hai intenzione di tenermi il muso ancora per molto?" chiese Dimitri.
La nota altezzosa nella sua voce non mi sfuggí.
Era seduto su un tronco orizzontale, uno dei tanti tagliati e mai usati dai taglialegna. Quel posto ne era pieno. Sembrava che tutti i lavori iniziati fossero stati lasciati a metà, per imprevisti o per svogliatezza.
Il fuoco scoppiettava, per terra, dando a tutti un po' di calore, quello che mancava a noi, sia esteriormente, ma, soprattutto, interiormente.
Dopo avermi portata di peso su quella pianura verde ed apparentemente ben protetta, Dimitri aveva preso un po' di legna e l'aveva accatastata in mezzo alla piccola radura, mentre James aveva preso vari tronchi e li aveva messi in cerchio, attorno alla piccola catasta di legna secca. Poi, James aveva preso un accendino dalla tasca dei pantaloni e l'aveva acceso vicino alla legna, dando vita a quel misero fuocherello.
Ció che mi chiedevo era: non avevano paura che i licantropi venissero a sapere della nostra posizione, con tutta quella luce, quel fumo e quelle voci? Sí, perchè James e Dimitri avevano continuato a parlare per tutto il pomeriggio, il tempo di mettere in ordine e raggruppare tutto ció che sarebbe potuto essere utile a sopravvivere al gelo della notte.
Quanto a me, non avevo molto che potessi fare, quindi mi ero limitata a trucidare Dimitri con lo sguardo, perforandogli prima il petto, poi la schiena, poi il braccio, poi gli occhi. Inoltre, parlargli era fuori discussione.
Arrivata la sera, la situazione non era cambiata, se non per il fatto che, ora, Mike, che per tutto il pomeriggio era rimasto accanto a me, guardandosi le mani, con aria preoccupata, era steso per terra, con la felpa sopra di sè, a mo' di coperta, che dormiva. James era nella stessa posizione di Mike, con la schiena girata verso il fuoco. Entrambi sembravano spensierati, come se niente di tutto ció fosse successo. Al contrario di Dimitri.
Lui mi guardava come si guarda un bambino che continua a combinare lo stesso guaio, annoiato dal mio silenzio, o, meglio, pretendendo di avere, come minimo, una risposta alle sue domande. A quanto pareva, non mi conosceva affatto.
I miei occhi erano fissi su di lui, cercavano di scavargli dentro, per poi lasciarlo vuoto. Era questo quello che avrei voluto fare.
Alzó gli occhi al cielo e tornó a guardarmi.
"Ancora non ci credo che dovrei sposarmi con una come te.".
Sta scherzando.
Per poco non scoppiai a ridergli in faccia.
Lui?! Con me?! Cosa pensava? Che avrei accettato? E poi...chi lo costringeva? Io no di certo.
Per un attimo, l'immagine di un vaso pieno di fiori da un colore tenue apparve nella mia mente, sfocata, non nitida. Non avrei voluto vederla. In quel giorno trascorso fuori dal castello, scappando da quel posto, avevo provato a non provare piú nulla.
Cosí, non proverei dolore, mi ero detta.
Ed era ció che stavo facendo.
Piú soffocavo i ricordi, piú riuscivo a rimanere razionale, allontanandomi dalle illusioni e dai sogni di quel castello misterioso.
Scossi la testa, per cancellare altri ricordi.
Meno ricordo, piú facile sarà.
Dimitri sospiró, alzando ed abbassando le spalle notevolmente, per evidenziare l'azione, stanco dal mio atteggiamento.
Dopodichè, si sdraió per terra, come Mike e James, con la faccia rivolta verso il fuoco, e chiuse gli occhi, lasciandomi sola, in quella radura scura.
Prima di addormentarsi, mi disse:"Buonanotte, Lilith.".
Il problema era che non avevo la minima voglia di addormentarmi.

Qualcuno, tra quei tre scalmanati, russava appena; un altro aveva il respiro pesante; l'unico che non faceva rumore aveva i pugni stretti contro la terra e la fronte aggrottata, mentre scopriva i canini già di per sè lunghi. Mike, James e Dimitri.
Il fuoco si stava spegnendo, senza legna da ardere e con il vento che cominciava a soffiare sempre piú gelato e forte.
Il mantello di Dimitri mi teneva calda, mi copriva le spalle e le gambe, dandomi un attimo di tregua dal dolore, facendomi sentire quasi al sicuro: nero, come la notte, mi avrebbe fatta confondere con l'oscurità del cielo. Eppure, piú provavo a dormire, piú i miei occhi si rifiutavano di chiudersi. Avevo un sonno tremendo, lo sentivo nelle gambe molli e nelle occhiaie che si stavano formando, sotto i miei occhi, ma non c'era verso di calmarmi. Era quello che non mi faceva dormire: eravamo nel bel mezzo della foresta, con un branco di licantropi pronti a scuoiarci vivi e coloro che avrebbero dovuto proteggermi cosa facevano? Dormivano!
Piú ci pensavo, piú avrei voluto abbandonarli, nascondermi, per poi vedere la loro reazione, far loro capire che con me avrebbero dovuto fare la veglia ventiquattro ore su ventiquattro. Ma sapevo che, cosí facendo, avrei messo a repentaglio la mia stessa vita.
Alzai lo sguardo, verso le stelle lucenti del cielo, una parte della luce che illuminava la notte. L'altra parte di luce era fornita dalla luna, alta e grande, nel cielo.
Lilith.
Abbassai la testa, guardandomi intorno, spaesata. Di nuovo quella voce.
Lilith.
Un brivido mi percorse la schiena. Ero sola, nella foresta buia, con una donna che mi chiamava, nascosta in qualche posto strano, tra gli alberi.
Lilith.
Mi bloccai la bocca con una mano, prima di urlare: tra gli alberi, da dietro un albero, a poca distanza dal mio tronco, proprio di fronte a me, un paio di occhi mi stava guardando. Il loro luccichio era inconfondibile.
Se il mio corpo non si fosse immobilizzato, avrei già abbandonato quel posto. Ma, come tutte le volte in cui avevo bisogno del mio amato corpo, quello non rispondeva.
Muoviti. Scappa. Vai via di lí!
Indistintamente, mi sembró di vedere un dito umano alzarsi a livello di una bocca umana, posandosi su delle labbra umane, in segno di silenzio.
Deglutii a fatica, vedendo scomparire dietro un albero la sagoma. Poi, tutto il bosco rimase immobile.
Non sentii piú la voce nella testa.
Anzi, la mia testa non seppe fare altro che addormentarsi, lasciando il posto completamente incustodito.

Qualcosa mi stava bagnando la faccia. Era morbida, calda, forse un po' viscida ed umida. Anzi, molto viscida ed umida.
Aprii gli occhi lentamente, stanca per aver dormito poco.
La prima cosa che vidi fu il cielo chiaro, sopra di me. Era grigio e bianco, terso. Non c'era una nuvola.
Un paio di occhi enormi mi coprirono la visuale. Erano occhi caldi e furenti.
Furenti.
Non muoverti.
Non sapevo se essere stupita, delusa, rassegnata o arrabbiata con il lupo sopra di me, col suo muso, i suoi occhi, le sue fauci, da cui usciva della saliva disgustosa. Forse, la parola piú adatta a descrivere il mio stato d'animo interiore era terrorizzata.

"Va bene, Nick, è sveglia." mi sembró di sentire, tra il rumore dei battiti del mio cuore, che andava velocissimo, dentro di me, e il rumore di alcuni passi che si avvicinavano.
Due paia di braccia mi afferrarono per i gomiti, tirandomi in piedi e facendo allontanare il lupo dal pelo marrone, che era sopra di me.
Altri gomiti erano imprigionati da alcuni uomini, come quelli di Mike, James e...era una soddisfazione vedere un re catturato dai suoi nemici.
Dimmi, Dimitri, dov'è finito il tuo esercito?

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