Non sentii nessun rumore, quando la porta si aprí. Mi ero aspettata il rumore della serratura che scattava, ma niente ruppe il silenzio, se non i tacchi delle scarpe della rossa, che stava entrando, in quel momento, nella stanza.
Era normalissima, senza alcuna lacrima o accenni a crisi di pianto. Aveva il trucco sbavato, sí, ma non sembrava preoccupata. Anzi, era quasi infastidita, non sapevo da cosa.
Entró senza dire nulla, chiuse la porta e si fermó davanti al mio letto, su cui ero sdraiata, mentre continuavo a guardare il noiosissimo soffitto color pietra.
Se fossi rimasta in silenzio, se ne sarebbe andata? Non avevo voglia di parlare con lei, nè di cercare altre informazioni. A questo punto, piú rimanevo all'oscuro dei suoi piani, meglio era.
Purtroppo, rimanere in silenzio non la convinse a lasciarmi perdere, anzi la incentivó a cominciare a darmi ordini."Alzati da quel letto." inizió, andando ad aprire l'armadio.
Dato che non avevo nemmeno la voglia di guardarla, mentre vedeva quel mobile vuoto, immaginai solo la sua faccia, davanti alla polvere.
Sentii la bocca allargarsi in un sorriso.
La rossa sospiró, poi cominció ad insultare qualcuno o qualcosa, ma sembrava piú che parlasse da sola. Sentivo che i suoi tacchi andavano avanti e indietro per la stanza, mentre la sua voce era sommessa e veloce.
Alzai lo sguardo, solo per poter assistere a quella rara scena: non mi sarebbe piú capitato di vedere la ragazza comportarsi cosí naturalmente."Qualcosa non va?" domandai, stuzzicandola, con una voce fastidiosamente acuta.
I suoi occhi furiosi si posarono sui miei, rendendomi ancora piú felice: finalmente, aveva finito di fingere."Certo. Avevo detto a Stacey di portare qui i suoi vestiti, ma, come al solito, mi ha disobbedito." mi spiegó, arrabbiata.
Pensare a Stacey che prestava un suo vestito a qualcuno come me era un'idea divertente. Divertente ma non impossibile."Che ti aspettavi da una come lei? Sai che non ci siamo mai sopportate?" la presi in giro.
Mancava solo un repentino cambio di atteggiamento di Stacey e non avrei capito davvero piú niente, di tutta quella storia. Ma quale storia?"Anche lei dovrà imparare a convivere con la sua nuova regina. Forza, vieni con me. È ora di cominciare a lavorare sul serio. Non credevo fossi in una situazione cosí drammatica. Se non comincio a mostrarti il vero lavoro di una regnante ora, non ce la farai mai. E mai è tanto tempo." mi parló, con voce calma, ma, allo stesso tempo, severa, prendendo un mazzo di chiavi da una tasca, sotto la gonna del vestito.
Cercó la chiave giusta, passando ogni chiave, fino a che non riuscí a trovare quella giusta: una chiave lunga, in ferro, che dava l'idea di essere pesante, ma la ragazza non mostró segni di sforzo.
Di tutto quello che aveva detto non avevo capito assolutamente nulla: mi rifiutavo di sapere una qualsiasi altra cosa sull'argomento regine, regni e sovrano. Quello apparteneva al passato, apparteneva a Dimitri. Quindi, era un argomento alquanto obsoleto e superato.
Tuttavia, la ragazza uscí velocemente dalla stanza, lasciando che la porta si chiudesse da sola, dietro di lei. Come se l'avesse fatto apposta, conoscendomi, questo suo atteggiamento misterioso non fece altro che far sorgere, in me, il dubbio e la curiosità.
Mi alzai e mi precipitai fuori dalla stanza, cercando di non perderla di vista.
Fuori dalla stanza, i due uomini di guardia, quelli che mi avevano portata fuori dalla sala del banchetto, erano in piedi, con le mani dietro la schiena. Si girarono verso di me, non appena uscii.
Non capii perchè, ma mi presero subito per i gomiti, con forza, e cercarono di ricondurmi dentro quella minuscola stanza, mentre io mi dimenavo, inutilmente: erano troppo forti."Lasciatemi andare!" urlai, sperando che mi ascoltassero.
Non avrei potuto pensare ad un'idea piú stupida: allarmati dal mio urlo, preoccupati che qualcuno potesse sentirci, mi spinsero, con ancora piú fretta, oltre alla porta.
Stavano già per chiuderla, quando sentii una voce femminile parlare."Lasciatela andare. È con me." anche se non la vedevo, sapevo che, a parlare, era stata la ragazza.
La forza dei due uomini, che tentavano di chiudere la porta, mentre io spingevo nella direzione contraria alla loro, si dissolse, nel momento in cui uno dei due di volse a guardare il punto da cui proveniva la voce femminile. Dalla fessura della porta, l'unico punto di passaggio, tra il muro e la porta, riuscii a vedere chiaramente i due uomini inginocchiarsi su un ginocchio, mentre l'altra gamba era piegata, a sostenere un braccio, posato sul ginocchio che non era a terra, in segno di sottomissione. I due energumeni piegarono la testa, inchinandosi alla rossa.
In quel preciso momento, decisi che era giunto il mio momento.
Scappa.
Aprii la porta e scappai dai due uomini, prima che potessero rialzarsi ed acciuffarmi di nuovo, diretta verso la ragazza, che stava guardando i suoi scagnozzi inginocchiati.
Una volta arrivata da lei, mi rifugiai dietro alla sua schiena, nascondendomi, sbirciando appena la reazione degli uomini. Nessuno dei due si mosse, nè sembrava aver visto la mia piccolissima fuga.
"Potete rialzarvi." annunció la ragazza, in tono severo, ma, allo stesso tempo, morbido.
I due fecero come era stato loro ordinato, riposizionandosi ai lati della mia porta, non lanciandomi nemmeno uno sguardo. Vedevo i loro muscoli tesi, la fronte appena sudata e a uno tremavano persino gli occhi: facevano fatica a rimanere fissi sul muro davanti a sè.
D'un tratto, mi resi conto di ció che avevo fatto: mi ero nascosta sotto la protezione di una totale sconosciuta. E, a quanto pareva, quella sconosciuta era pericolosamente potente.
Questa, senza aggiungere altro, si voltó verso il corridoio accanto a noi e procedette da sola.
"Sbrigati." mi esortó.
Senza farmelo ripetere due volte, la seguii.
Non sapevo ancora di che cosa fosse capace, ma qualcosa, in lei, mi diceva che sarebbe stata pronta a tutto, per i propri scopi.
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Regno ribelle
Vampire2° libro di "Uno di noi" 《Se me l'avessero raccontato, non ci avrei creduto. Eppure, era lí, davanti ai miei occhi. Si muoveva con decisione, sapeva ció le spettava e non si sarebbe fatta problemi a chiedere niente a nessuno. Ma, soprattutto, era vi...