Capitolo 31

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"Buongiorno." mi disse dolcemente la donna, voltando il viso verso di me, con i suoi occhi azzurri ed il sorriso sulle piccole labbra sottili.
Era incredibilmente bella, se non per il suo pallore e per la sua magrezza: sembrava che non mangiasse da giorni, se non da settimane.
Un ciuffetto rosso ramato le ricadde sulla fronte liscia, che non lasciava trapelare nessun indizio di stanchezza o del passare del tempo. Sembrava una statua, una persona bloccata nel tempo, tenuta in vita semplicemente dal tempo stesso.
Tuttavia, non ne sapevo ancora il nome, nè dove l'avessi già vista. Era terribilmente snervante tutto quel non sapere.
Mi alzai a sedere, piano piano, a differenza delle altre volte, avendo imparato la lezione, appoggiando il peso sulle braccia ancora deboli. Mi voltai verso il suo viso magro.
Sí, avevo avuto ragione: era stupenda. La treccia era legata alla perfezione e le ricadeva sulla spalla, da un lato; solo un ricciolo ribelle le incorniciava il viso; le labbra erano piegate in un sorriso dolce e comprensivo, come se avessi dovuto avere il sostegno di qualcuno.
Era come se ci conoscessimo da sempre. In effetti, ci somigliavamo un po'.
Quando capii di avere abbastanza forza nelle braccia, mi allontanai un po' da lei, strisciando il sedere per terra, accogliendo brividi di freddo di continuo, nella mia fuga. La coperta bianca mi cadde dalle spalle, rivelando un maglioncino azzurro a macchie marroni e dei pantaloni altrettanto sporchi. Per il resto, non sembravano strappati o macchiati di sangue.
Lei indossava solo una semplice veste bianca, sottilissima e leggerissima, non proprio adatta alla stagione in cui ci trovavamo. Quella veste era cosí bianca, che, per un momento, temetti di averla sporcata col fango attaccato ai miei vestiti.
Continuai ad arretrare fino a quando non sbattei contro due gambe, rigide ed immobili.
Alzai lo sguardo e notai che si trattava di due uomini, gli stessi con cui stava parlando, poco prima, la ragazza. Sembravano uguali a quelli che avevano catturato me, James, Mike e Dimitri nel bosco.
Come un lampo, mi ricordai di loro e di tutto ció che era successo: il tradimento di Mike, James con la pistola in mano, il capitano che mi invitava a vedere con i miei occhi dove e come si trovasse Dimitri.
Ció che gravava ancora sul mio petto era il tradimento inaspettato di Mike: come aveva potuto farlo? Non gli avevo mai fatto nulla, se non liberarlo dalla presa dei licantropi nel bosco. Avevo persino cercato di dissuaderlo dall'intento di intromettersi in tutta quella storia.
L'ho anche fatto trascinare via da un licantropo per la caviglia. L'ho respinto quando mi ha baciata. L'ho ingannato.
A dire il vero, aveva tutte le carte in regola per trarmi un inganno e condurmi in una trappola.
Se solo avessi ragionato.
Avrebbe dovuto allarmarmi l'arrivo improvviso di Mike e tutto quel suo sostenere di sapere dove fosse Dimitri; invece, ero caduta dritta nella sua trappola, credendo alla parola di un ragazzo creduto disperso. Ancora non capivo l'abbraccio tra mio padre e lui: non gli aveva mai nemmeno parlato!
Era tutto troppo confuso.
Gli uomini avevano le braccia incrociate al petto e tenevano lo sguardo fisso sulla ragazza, forse in attesa di una nuova parola da parte sua. Lei, dal canto suo, non faceva altro che fissarmi.
Era tutto troppo snervante.

"Che c'è?" domandai, stizzita e spaventata: che voleva da me?
Una nuova domanda mi sorse in testa: dove mi trovavo? Ero vicina o lontana dai licantropi?
Qualcosa mi diceva che ero vicina, molto vicina.
Il suo sorriso rimase intatto. Non parló.
Quel suo voler rimanere in silenzio proprio in quel momento mi irritó.
Avrebbe voluto che le domandassi chi fosse?

"Chi sei?" la accontentai, anche, in parte, per me stessa: una parte di me era curiosa di sapere con chi stessi parlando.
Non ci pensó un attimo, stavolta, e mi rispose.

"Non mi riconosci?" mi domandó, in parte sorpresa, in parte sfidandomi.
Ci pensai su: capelli ramati, labbra piccole, carnagione pallida, corporatura magra...no, non mi veniva in mente nessuno, anche se somigliava molto a me e a mamma, molto piú bella ed apparentemente fragile.
Avrei dovuto riconoscerla?

"No." le dissi, secca.
Mi dispiaceva, un po', risponderle cosí indiscretamente, ma avrei dovuto tenere il pugno duro: era l'unico modo per ottenere informazioni valide.
"Dov'è James? E Dimitri?" domandai, con un leggero respiro affannato.
Di Mike non osavo chiedere, sapevo benissimo che fine aveva fatto: era scappato insieme al resto del branco o era rimasto ferito sulla piana, nella foresta, nella speranza di scappare dai colpi di pistola di James.
Aveva mentito su Dimitri? Aveva fatto tutto parte del suo piano? Speravo di no.
La ragazza piegó la testa di lato, socchiudendo gli occhi.

"Spero che quei due non ti facciano del male: ho raccomandato loro di non fartene. Sanno quali saranno le conseguenze, se faranno altrimenti." disse, calma.
Senza preavviso, venni afferrata per i gomiti dai due uomini dietro di me, con una forza tale da farmi male.
Menomale che non mi avrebbero fatto del male.
Cercai di divincolarmi, ma l'unico risultato che ottenni fu quello di agevolare loro il compito. Mi tirarono in piedi e mi tennero ferma, mentre la ragazza continuava a parlare, imperterrita.
"Tranquilla, il massimo che ti faranno sarà quello di lasciarti le impronte delle dita sulle braccia. Per quello, non posso farci niente, mi dispiace." alzó ed abbassó le spalle, con noncuranza, come se non sarebbe importato a nessuno quello che mi avrebbero fatto.
Una cosa era chiara, peró: era lei che dettava le regole.
Sanno quali saranno le conseguenze, se faranno altrimenti.
Era lei che dettava le regole del gioco, lei che sapeva dove mi avrebbero portato quegli uomini inquietanti. Sembrava un po' come il capitano, autoritaria e noncurante del pericolo.
Prima che potessi ribattere, venni portata verso la porta d'uscita, fatta di legno, stranamente rifinita, rispetto al resto del posto.

"Aspetta!" gridai, ma non ci fu nulla da fare.

"Salutami il tuo amico da parte mia!" sentii ridacchiare, prima di essere portata via dai due uomini.
Come al solito, non potei fare altro che venire trascinata verso un luogo a me sconosciuto.

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