Capitolo 16

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James mi sorprese, prendendomi di nuovo per i fianchi e mettendosi sopra di me, baciandomi il collo.
I suoi baci erano cosí caldi ed umidi che non potei dir loro di no, cosí mi lasciai cullare dal loro stampo passionale.
Ben presto, mi accorsi di aver commesso un errore: i baci divennero leccate, leccate non passionali, ma voraci, sostituite quasi subito dai graffi dei suoi canini.
Non di nuovo.

"James, che stai...?" domandai, inutilmente.
Non mi ascoltava.
Non di nuovo.
A quel punto, posai le mani sul suo petto nudo e muscoloso. Tremava per il desiderio, non di me, ma del mio sangue.
"James, no!" lo spinsi via, con una forza che non sapevo nemmeno di avere.
Lo guardai negli occhi, spaventata e preoccupata. Perchè aveva perso cosí il controllo?
Non ebbi risposta, dato che il suo sguardo era confuso ed impaurito, come se non sapesse davvero ció che stava facendo.
Un mazzo di chiavi giró nella serratura della porta principale.

"Tesoro, siamo a casa!" sentii mia madre urlare dal piano di sotto.
È uno scherzo.
Balzai giú dal letto, seguita a ruota da James, feci per prendere i miei vestiti da terra, ricordandomi in quel momento che non li avevo.
Era incredibile. Avrei voluto mettermi le mani nei capelli ed urlare. Come avrei fatto? I miei genitori ci avrebbero visti, io nuda e in compagnia di James?
L'occhio mi cadde sulle coperte pulite, macchiate di rosso in un unico punto.
No. No, no, no.
Scossi la testa, incredula. Come potevo nascondere quella prova incriminante? Mi sentivo cosí fragile, cosí vulnerabile. Ed ero nuda di fronte a James.
Sentii il mio corpo andare a fuoco di nuovo. Mi coprii velocemente le parti intime con le mani, cercando di attirare l'attenzione il meno possibile.
Una felpa sembró piovere dal cielo, all'improvviso, su mia grande richiesta. Qualcuno mi aveva ascoltata?
Me la levai dalla testa e la guardai. Era blu scuro, quasi grigio, senza scritta, nè cerniera. Aveva un cappuccio con dei cordini corti, ma lunghi abbastanza da giocarci. Sapeva di James.
Lo guardai, dubbiosa. Me l'aveva data lui? A quanto pareva, sí, perchè, ora, indossava solo una canottiera bianca, a maniche cosí corte che sembrava senza maniche.
Quindi, non indossava una maglia, ma una felpa. E basta?! Io sto congelando! Ma sono senza nulla, addosso. E ci sono i miei genitori, giú, che aspettano una risposta dalla loro figlia ritornata.
"Tesoro, tutto bene?" mamma sembrava preoccupata.
Ne aveva tutto il diritto, dato che aveva lasciato i suoi due figli con il presunto vampiro. Un po' sconsiderato da parte sua, conoscendola.
Non era il momento per i ripensamenti. Se mi avessero vista in felpa e basta, avrebbero capito che avevamo avuto un momento intimo, tutto qua. D'altronde, James era metà umano.
Mi lasciai sfilare la felpa attraverso le braccia, sistemandomela bene sulle gambe, in modo che si vedesse il meno possibile, del mio corpo.
Intanto, le chiavi, al piano di sotto, si erano posate sul tavolo della cucina, facendomi capire che mamma si stava avvicinando.

"U-Un secondo!" tentai di prendere tempo, balbettando.
Per fortuna, la felpa mi arrivava sotto le ginocchia, da tanto bassa che ero, e le maniche mi avanzavano di mezzo avambraccio. Ma stavo comoda. Ed era calda. E profumava di James.
Inspirai a fondo, per annusare quel profumo buonissimo, che sapeva di caramelle. Mi sembrava di sentirlo per la prima volta.

"Sei pronta?" mi domandó James, ancora mezzo sconvolto e tremante, una volta che si fu messo la canottiera ed i pantaloni.
Quasi non mi accorsi che non sentivo quasi piú i miei piedi, dopo che si erano feriti nella foresta, nudi. In doccia, mi era sembrato di essere in un'oasi per i piedi.
Non è questo il momento di perdersi in discorsi inutili, Lilith!
Decisa, annuii, rivolta a James, guardandolo negli occhi tormentati, per confortarlo.
Il problema piú grosso, ora, era: come avrei fatto a giustificare tutto ció ai miei genitori?
Uscimmo dalla stanza e scendemmo lentamente le scale.
Una volta al piano terra, la prima cosa che vidi furono i riccioli rossi di mamma, sciolti, non piú legati allo chignon ordinato di quella mattina. Sembrava felice. Voleva dire che tutto era andato bene?
Dal canto suo, anche papà sembrava sereno, molto piú loquace di altre volte. Stava parlando a mamma di un discorso che non ero riuscita a captare, dal piano superiore.
Prima di arrivare vicino a loro, diedi pesantezza ai miei passi, per avvisare loro che stavamo arrivando.
I miei si girarono, allora, contenti. La prima, ad abbracciarmi, fu mamma. Come sempre.

"Ciao, tesoro!" mi accarezzó la schiena, con fare materno, poi mi staccó da lei, per guardarmi meglio.
Cercai di mantenere un'espressione neutra mentre il suo viso diventava da rosa a rosso a bianco a verdino.
Non vomitare.
Per fortuna, mamma aveva uno stomaco d'acciaio, tanto che riuscí a chiederci l'impensabile.
"Oh, ehm, abbiamo interrotto qualcosa di importante?" balbettó, con un filo di voce.
Prese a contorcersi le mani, come faceva sempre, quando era nervosa. Tipico di mamma.
Non seppi se James ebbe la mia stessa reazione, ma di una cosa fui sicura, tutta la mia finta indifferenza cadde, di fronte a quel sospetto. Sí, avevano interrotto qualcosa, ma non di importante. Anzi, mi avevano salvato dalla fame di James. Eppure, lui aveva già bevuto, di quell'anno, quindi non capivo a cos'era dovuto quel suo attacco di fame.
"Comunque, guarda cosa ti ho preso!" disse, tornando ad un colorito rosa.
Da un sacchetto bianco, grande, tiró fuori una coperta pesante, grigia, a tinta unita. Mamma non aveva proprio il senso dell'estetica. Per lei, era tutto grigio.
"Che te ne pare? Potremmo metterla nella camera degli ospiti, o nella tua-".

"No, va bene cosí!" la fermai, spingendo la coperta verso di lei.
L'ultima cosa che avrebbe dovuto vedere sarebbe stata la macchia sulle coperte su cui io e James...ancora non riuscivo a crederci.

"Non ti piace?" domandó, ferita.
Tutta la sua allegria sembró svanita in un attimo. Mi ricordava un po' James: una bambina nell'animo. Adorabile.
Mi sentivo in colpa, per averla ferita, cosí tentai di rimediare.

"No, mamma, è stupenda. È solo che non dovevi: ne abbiamo già tante, di coperte." provai a scusarmi.

"Joanne, penso che Lilith non abbia bisogno di nuove coperte. Forse, possiamo metterla a Theo." mi salvó papà.
Tirai un sospiro di sollievo, sollevata.
Grazie, papà.

"A proposito, dov'è Theo?" domandó, mamma, guardandosi attorno.

"Sta dormendo. È tutto il giorno che dorme." la rassicurai.

"Oh, ok, allora vado a salutarlo-".

"No, mamma!" la fermai.
Mi accorsi della sua espressione confusa, quindi tentai di rimediare.
"Cioè, lo sveglierai. Non credi?".
Credimi.
La guardai, quasi supplicandola con lo sguardo di non salire quei gradini che portavano al piano della scena incriminante.
Invece, non mi diede retta, e mi fece da parte con un braccio.

"Tesoro, non so cosa tu abbia, ma, per favore, voglio vedere mio figlio. Non mi scandalizzo se mia figlia ha avuto momenti da fidanzatini con...." impallidí, voltandosi verso James.
Si era resa conto in quel momento che il vampiro e sua figlia avevano avuto un certo tipo di rapporti. I suoi occhi si spalancarono, terrorizzati.
"Scusate, vado da Theo." annunció, prima di voltarsi e salire le scale, due gradini alla volta.
Guardai James ed alzai le spalle. Ormai, non avremmo piú potuto far niente.

"Priscilla, invece, dov'è?" chiese mio padre.
Papà era sempre stato affezionato a quel cane, come fosse una figlia, per lui. Il fatto che non vedesse Priscilla lo turbava sempre.
Eppure, in quel momento aveva ragione: Priscilla accoglieva sempre i miei genitori, una volta tornati dal lavoro, o da qualsiasi altro posto. E, in quel momento, lei non lo stava facendo.
Guardai James, altrettanto preoccupata. Nemmeno lui sembrava calmo, continuava a guardare in giro, per la cucina ed il salotto.
Stavo già cominciando ad agitarmi, quando papà urló.
"Priscilla!" Esclamó. "Ti abbiamo cercata fino ad ora! Ma cosa stai guardando, là fuori? Hai visto un gatto?".
Mi avvicinai a papà, in soggiorno, dov'era Priscilla, appoggiata al davanzale freddo, di marmo, della finestra. Il suo ringhio profondo era rivolto verso l'esterno, verso qualcosa che si muoveva tra le foglie della foresta.

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