Capitolo 90

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Non potevo credere che il Capitano se ne fosse andato, lasciandomi lí da sola. Non ci eravamo allontanati molto dalla mia nuova camera, ma non sapevo ancora dove fossero esattamente le varie stanze. Sarei potuta entrare in una stanza qualsiasi, nel momento sbagliato. Il Capitano lo sapeva. Ma aveva lasciato che arrivassi alla mia stanza da sola.
Si era arrabbiato cosí tanto per le mie provocazioni, ma non potevano essere state solo quelle a fargli cambiare umore. Sembrava che volesse tenermi all'oscuro di ció che era successo a quella bambina o ció che sarebbe successo. Per un attimo, avevo temuto che avrebbe potuto davvero uccidermi. Ma ero viva.
Quando mi resi conto di essere davvero sola in quella stanza, con tutti i paletti e le pistole sul tavolo, mi affrettai verso l'uscita. Afferrai la maniglia e la tirai con forza, aprii la porta e la richiusi dietro di me. Poco prima che sbattesse, peró, mi ricordai che non avrei dovuto fare rumore, perció fermai la porta e la chiusi con dolcezza. Avvertii solo un soffio, poi la porta si chiuse. Senza voltarmi, mi affrettai verso la mia camera.
Camminai lentamente, guardando attentamente le porte. Quando vidi una porta simile a quella della mia nuova camera, mi fermai. Con il cuore in gola, abbassai la maniglia e tirai. Ma non si aprí. Provai a ritirare, ma non si aprí.
Subito, pensai che mi avessero chiusa fuori dalla camera, o che il Capitano mi avesse chiusa fuori. Forse, l'aveva chiusa quando eravamo usciti, per evitare che qualcuno entrasse e scoprisse che non ero lí. Ma come avrei fatto ad entrare? Il Capitano non mi aveva dato la chiave. Non pensavo nemmeno che ci fosse una chiave per quella porta.
Mi guardai intorno, non sapendo cosa fare.
Alla mia destra, c'era un'altra porta, non lontana da quella che avevo davanti. Cominciai a provare quella fastidiosa sensazione di vergogna e, allo stesso tempo, quella piacevole, di speranza. Mi avvicinai a quella porta. Abbassai la maniglia e la porta si aprí.
Come se avessi appena ricevuto una sorpresa, mi si riempí il cuore di gioia. Ma duró poco: arrivó presto la vergogna di aver sbagliato stanza.
Sentivo le guance cominciare a scaldarsi, perció chiusi la porta della mia camera dietro di me, prima che qualcuno potesse vedermi, nonostante il buio. Non sapevo che ore fossero, ma, dalla finestra, entrava un po' piú di luce, segno che, presto, sarebbe stato giorno. Non mi ero accorta di quanto tempo fossi stata con il Capitano, ma, forse, era davvero passata un'ora. Forse, aveva vinto lui.
Delle braccia mi si avvinghiarono alla vita, sentii il fiato caldo di qualcuno sul collo. Se non fosse stato per il fatto che un paio di labbra si erano posate sulle mie, avrei urlato. Ma tutto ció che riuscii a sentire fu un mugugno sommesso.
Provai ad allontanarmi da quel corpo, che mi stava schiacciando contro di sè, ma lui era troppo forte, perció l'unica cosa che riuscii a fare fu fare un passo indietro. Poi, un altro. Fino a quando non caddi, con la schiena contro il pavimento. Prima che l'uomo potesse cadermi sopra, strisciai sul pavimento, all'indietro, fino a toccare il muro. Toccai il pavimento a tentoni, nel buio, alla ricerca di qualcosa che potesse ferire una persona.
Ci doveva essere qualcosa!

"Lilith, sono io." mormoró una voce.
Per un attimo, non capii cosa stava succedendo. Poi, lo riconobbi.

"Mike?" lo chiamai.
Lui non rispose. Fu la luce a farlo al suo posto: la luce elettrica si accese, permettendomi di vedere la stanza. Strizzai gli occhi, per poterci vedere meglio. Davanti a me, l'armadio era aperto, Mike era accanto alla porta, con una mano sul muro e con l'altra alzata, in segno di resa.
Spalancai gli occhi.
"Mike, spegni!" ordinai.
Se ci avessero scoperti, come avrebbe reagito la rossa? Aveva detto che non avrei piú visto nè Stacey, nè James, nè Mike, nè qualunque altra persona che mi avrebbe distratta dal diventare principessa. Quindi, cosa ci faceva in camera mia Mike?
Mike obbedí e spense la luce. Nel buio, mi sembrava di vedere ancora i suoi occhi dorati.
"Che ci fai qui?" sibilai, nel buio.
Mike fece qualche passo. Poi si fermó.
Non riuscii a capire dove, ma avvertii la scintilla nei occhi, che mi guardavano, non lontani da me.

"Ho cominciato a cercare delle vie d'uscita.".
Aggrottai la fronte. Avevo capito bene? Mike aveva cominciato a cercare delle vie d'uscita?

"Per uscire da qui?" domandai, incredula.
Non rispose subito.

"Sí." disse, dopo un attimo.

"Perchè?".
Non capii cosa volesse dire. Poi, ricordai. Mike mi avrebbe aiutata ad uscire dalla fortezza. Ma la sovrana di Mike era la rossa. Perchè avrebbe dovuto aiutarmi ad uscire dal suo regno? Questo non avrebbe, forse, significato tradimento? Mike non sarebbe mai andato contro qualcuno piú forte di lui. Perchè adesso lo stava facendo?
Vidi i suoi occhi scrutare la stanza, prima di rispondermi.

"Te l'ho detto. Ti amo, Lilith." disse, guardano il pavimento liscio.
Mi ricordai le sue parole, che, probabilmente, aveva detto il giorno prima. Aveva detto che mi amava. Ma non poteva crederci. Cosí, gli avevo promesso che avrei creduto al suo amore solo se fosse riuscito a portarmi fuori di lí. Al sicuro. Lontana dalla rossa. Dalla mia famiglia.
Non aveva alcuna possibilità di riuscirci.
"Se portarti fuori di qui è l'unico modo per convincerti, allora lo faró.".
Non stava parlando sul serio. Non poteva farlo. Riuscire ad uscire di lí, sotto gli occhi della rossa e del Capitano, era quasi impossibile. Inoltre, per riuscirci, Mike avrebbe dovuto conoscere quel posto alla perfezione. Come avrebbe fatto?
"Questa struttura ha vari piani.".
Me n'ero accorta.
"Per uscire, bisogna andare a quello piú basso.".
Se avessi seguito le indicazioni di Mike, sarei stata bloccata prima ancora di riuscire a scoprire quanti piani c'erano nella struttura. Tutto ció che mi diceva era ció che avevo capito anch'io. Se non mi avesse detto qualcosa di piú preciso, non sarei mai riuscita a scappare di lí. Non che contasse molto, ormai.

"Mike, so che ti ho detto che avrei creduto al tuo amore solo se mi avessi portata fuori di qui. Ma ci ho riflettuto. E non voglio piú farlo. Non voglio piú scappare dalla tua sovrana. Non voglio uscire di qui.".
Su di noi, caló un silenzio carico di tensione. Ció che avevo appena detto a Mike era il contrario di ció che gli avevo promesso. Ma era ció che avevo deciso. E, forse, la rossa non sarebbe stata cosí subdola, una volta saputa la mia decisione. Mi avrebbe protetta da Dimitri. E il suo regno non sembrava un nemico da temere.

"Non vuoi piú scappare." ripetè Mike.
Annuii con la testa. Sapevo che non mi poteva vedere, attraverso il buio, ma non confermai ció che aveva detto a voce.
Ci fu un altro momento di silenzio.
"Sei sicura di ció che fai?" domandó, la voce che lasciava trapelare la sua preoccupazione.
Pensava che non sapessi piú ció che facevo?

"Ho già preso la mia decisione, Mike." ripetei, severa.
Non sarebbe riuscito a farmi cambiare idea. Non piú, ormai.
Mike si mosse, avvertii il rumore dei suoi passi avvicinarsi.
Involontariamente, mi irrigidí.

"Allora, buonanotte." sussurró, la sua voce era dolce e sottile come l'aria.
Posó le sue labbra sulle mie, dolcemente, un bacio dolce e veloce. Ma che non avrei voluto.

"Non baciarmi piú, se non te lo chiedo io." lo salutai io, affettando ogni singola parola, per imprimergliela nella mente.

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