Capitolo 35

1.5K 90 26
                                    

La ragazza si abbassó, mentre le sbarre si aprivano, come una porta.
Staccai le mani, prima che venissi trasportata insieme alla porta, verso l'esterno, umiliandomi ancora di piú. Il viso di Stacey era ancora un pugno allo stomaco, mi veniva da vomitare per la sorpresa. Questo dimostrava la mia felicità nel rivederla.
La ragazza entró nella piccola cella, facendomi accorgere solo allora che i due uomini che mi avevano accompagnata lí avevano chiuso la porta, chiudendomi dentro, separata dai licantropi solo grazie ad una porta e delle sbarre di ferro, che, in quel momento, si stavano aprendo. Avrebbero potuto attaccarci. Erano quelli i loro piani?
Mi allontanai, arretrando, strisciando sul sedere, per terra, fino a raggiungere il braccio di Dimitri, che si teneva ancora il petto, sofferente piú che mai. Vederlo in quelle condizioni mi distruggeva.
Mentre ero impegnata a preoccuparmi per Dimitri, la ragazza mi prese per il polso, cosí forte che non potei fare altro che venire trascinata in piedi.
Ora, i nostri visi erano a poca distanza. I suoi occhi luminosi si rinfrangevano nei miei, il suo mantello rosso ci copriva dalla vista del resto del pubblico, calato nel silenzio, nel frattempo, in attesa di qualche colpo di scena o qualche avvenimento coinvolgente. Non sapevo perchè, ma anch'io pensavo che sarebbe successo qualcosa di grosso, di lí a qualche momento.
Stringendo ancora di piú il mio polso, conficcandomi le unghie nella pelle, già lacerata di suo, dai giorni passati, mi posó un tessuto di velluto nero sulle spalle. Non mi accorsi subito di cosa si trattava, anzi, in un primo momento, tentai anche di sottrarmi al contatto con quel tessuto morbido, ma, quando mi ricordai di quella superficie familiare, lasciai che il nero del mantello di Dimitri mi avvolgesse, con il suo caldo. Se lo annusavo, potevo sentire ancora un briciolo del suo odore, che a me sembrava un profumo.
Mi presi un secondo per annusarlo davvero e guardai la ragazza, non capendo: perchè mi stava donando qualcosa di Dimitri che sarebbe dovuto essere a casa mia?
Dovrebbe essere a casa mia. Perchè è qui?

"James mi ha detto di dartelo." mi informó, abbassando lo sguardo sul mio collo, dove i lembi del mantello si univano, permettendogli di rimanere saldo sulle mie spalle.
James?

"Dov'è?" pretesi di sapere.
Lei mi sistemó meglio il mantello, distogliendo lo sguardo dal mio viso.

"Non ti preoccupare per lui. Mi ha solo detto di darti questo.".
Le aveva parlato? Come?

"Dov'è? Ti prego, dimmi dov'è! Come sta?" la supplicai, aggrappandomi alle sue braccia esili, ma resistenti.

"Se mi ha chiesto di darti questo," alzó un lembo del mantello, "starà bene. Ora, seguimi. Prendi il tuo re.".
Lanció uno sguardo di sdegno a Dimitri, che ricambió lo sguardo, non preoccupandosi per la propria situazione, già critica.
Mi avvicinai a Dimitri e, piano, aiutata da lui, riuscii ad alzarlo e gli feci posare un suo braccio sulle mia spalle. Il suo peso mi schiacciava, ma, da una parte, non lo sentivo, anzi mi faceva piacere sdebitarmi con lui in quel modo.
"Bene, ora seguitemi." ordinó la ragazza, perentoria, voltandosi verso l'esterno della celletta ed entrando nella sala piena di musica e licantropi.
Deglutii, sentendomi improvvisamente consapevole del rischio che la ragazza avrebbe voluto farci affrontare.
Dimitri è un vampiro. I licantropi sono nemici dei vampiri. Non ci penseranno due volte, prima di approfittarne ed ucciderlo una volta per tutte.
Ancora mi chiedevo come facesse ad essere in vita Dimitri.

"L'hai tenuto." osservó, con voce stanca, Dimitri, tossendo.
Capii che si riferiva al mantello solo quando il suo sguardo si posó sul velluto morbido, posato sulle mie spalle.
Abbassai lo sguardo, sentendo ancora piú caldo di quel che avvertivo veramente.
Possibile che ogni volta che mi parla si alza la temperatura? Cos'è la sua voce? Un forno a microonde?
Mi diedi uno schiaffo mentale per aver pensato una cosa cosí pessima su di lui.
Annuii lentamente con la testa, mantenendo lo sguardo alle pietre sul pavimento, fredde come al solito, ma piú artificiali di quelle su cui avevo camminato, al castello di James. Lí, era tutto cosí moderno che gli oggetti antichi stonavano.
"Niente di ció che ti dirà è vero. Non crederle." mormoró, prima di avanzare di un passo, barcollando e tenendo metà del peso sulle mie spalle.
Assecondandolo, avanzai con lui, fuori da quella cella, nella sala piena di pericolosi licantropi, che avrebbero potuto ucciderci da un momento all'altro.
Sapevo che il loro obiettivo era Dimitri, ma, allora, perchè non ucciderlo subito?
Cercai di affrettare il passo il piú possibile, per raggiungere la ragazza, che, intanto, aveva raggiunto delle piccole scale, ricoperte da un tappeto rosso sangue, che, abbinato al suo vestito e ai suoi capelli, rendeva il tutto molto piú macabro.
Forse, posso ancora tornare indietro e scappare.
Mi voltai verso la celletta, che si era già richiusa, con le sbarre sigillate, quindi impossibile da aprire, per scappare.
Mi rimanevano solo due possibilità: fermarmi e far rischiare sia a me sia a Dimitri la vita o seguire la ragazza sul piccolo palco ricoperto dal tappeto color sangue, non sapendo che cosa avrei dovuto affrontare, una volta lí sopra.
La scelta piú ovvia era sicuramente la seconda, quindi non potei fare altro che avanzare, arrivando, con uno sforzo immenso, fino alle scale.
Sentivo il respiro affannoso e pesante di Dimitri sulle mie spalle, un peso, soprattutto, per la mia coscienza.
L'ho voluto io.
Salii con calma le scale, cercando di far recuperare fiato a Dimitri ad ogni gradino, inutilmente. La sua fronte era imperlata di sudore, forse piú di prima.
La ragazza che mi somigliava tanto, nel frattempo, si era posizionata al centro del palco, a cui portavano le scalette, guardando la folla, mentre ci aspettava, e, quando noi la raggiungemmo, mi parve di sentire scorrere le lancette dell'orologio del tempo.
Davanti a noi, si estendeva una folla di persona, perfettamente mute, che guardava me e Dimitri, scrutandoci e riflettendo. Ogni paio di occhi, in quella sala, riservava per noi uno sguardo di sfida e un insulto implicito. In quel momento, ci trovavamo davanti agli occhi di tutti, impotenti e deboli, senza alcuna arma o potere, che ci aiutasse a sopravvivere.
Era quello il modo in cui avrebbe voluto farci morire quella misteriosa ragazza?

"Signore e signori," esordí, alzando le braccia verso il pubblico, "è con grande gioia che presento ai vostri occhi il principe dei vampiri, Dimitri Ivanov, e la sua promessa sposa, Lilith Mooney.".
In quel momento, il pubblico cominció ad applaudire ed urlare, come se fosse appena cominciato uno spettacolo.
Io guardavo la folla in delirio terrorizzata, non capendo le intenzioni di quel branco di licantropi: che intenzioni avevano? Dove avrebbero voluto condurci? Che cosa avrebbero voluto farci? Perchè ci avevano condotto fino a quel palco?
Dietro di me, Dimitri cominció a respirare profondamente, come se cominciasse a perdere fiato, sempre di piú. Era debole. E io non sapevo come aiutarlo, non in quel momento critico.
La ragazza fece abbassare i toni alla folla, con un gesto delle mani, poi si avvicinó a me e a Dimitri, dando le spalle al pubblico, posizionandosi proprio davanti a me.
Con un sorriso, estrasse dal mantello un piccolo coltellino di ferro, lucente.
La guardai, allarmata.
Aveva intenzione di ucciderci in pubblico? A che scopo?
Dentro di me, tremavo, ma sapevo che, se avessi voluto mantenere saldo almeno Dimitri, avrei dovuto mantenere il controllo su me stessa.

"Stai tranquilla, non farà tanto male.
È stato divertente vedere come Stacey recitava la parte di Sylver.
Per l'appunto, non ha nessuna sorella." sussurró.
Penso di non aver capito molto di quello che mi disse, ma di una cosa ero certa: sentii un piccolo bruciore al collo, che mi fece portare la mano proprio su quel punto.
Quando tolsi la mano, sentendola improvvisamente bagnata, vidi che, effettivamente, questa era macchiata da un liquido rosso come il tappeto su cui poggiavo i piedi.
Dietro di me, Dimitri si irrigidí, mentre la ragazza davanti a me si spostava, permettendo al pubblico di godersi lo spettacolo.
Oh, no.

Regno ribelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora