Capitolo 13

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Scesi le scale lentamente.
Dopo aver pianto per tutto quel tempo, il mio corpo era debole, senza contare le poche ore di sonno e la scarsa nutrizione.
La testa mi girava, temevo di cadere da un momento all'altro.

"Aspetta, ti aiuto." si offrí James.
Accettai di buon grado la sua proposta, lasciandolo passare di fronte a me e prendendomi in braccio.
Scendemmo le scale tanto lentamente quanto stavo facendo io poco prima.
Prima ancora di arrivare a piano terra, il profumo dei croissant appena sfornati mi investí le narici, facendomi brontolare lo stomaco. Avrei potuto mangiarmi una pasticceria intera.
Arrivati in cucina, James mi riportó i piedi per terra, poi mi condusse fino al tavolo pieno di biscotti, croissant, tazze piene di the, caffè, latte e cioccolata calda, ciotoline piene di miele, sciroppo d'acero, cioccolata in polvere e piatti di fette biscottate. Il tostapane squilló, facendo saltare due fette di pane appena tostato, dorato ed appetitoso.
Mi sedetti senza troppi complimenti e cominciai a prendere la mia tazza preferita, quella con il cuore rosa ed i fiori, con dentro caffè con una goccia di latte.
Come piace a me.
La sera prima, ero stata avventata: avevo insultato i miei genitori senza motivo, li avevo accusati di avermi dimenticata solo perchè non si ricordavano che io odiavo l'aglio di mio, non perchè fossi un vampiro. D'altronde, dovevano aver ricevuto la notizia della Cerimonia senza mezzi termini, quindi era naturale che avessero temuto il peggio, per me.
Stavo cominciando a prendere un po' di biscotti al cioccolato dal cesto, quando mamma scese dalle scale, facendo voltare sia James sia me verso di lei.

"Tesoro, sono felice che tu abbia appetito." mi salutó, dandomi un bacio sulla fronte.
Era vestita di blu, indossava dei pantaloni eleganti ed una giacca blu elettrico sopra la camicia leggera bianca; i suoi capelli erano raccolti in uno chignon ordinato, ricoperto da un sottilissimo strato di lacca. Al contrario di quella mattina presto, i suoi occhi, ora, erano truccati con una sottile linea di eyeliner, accentuata dall'ombretto con i brillantini color carne; le sue labbra erano tinte di un rossetto rosso tenue.
Questa era la mamma che ricordavo: ordinata, puntuale, attenta ai minimi particolari. Le scarpe tacco dieci lo confermavano. Anche James, che non smetteva di fissare mia madre, che apriva e prendeva utensili da cucina dagli sportelli, ammirato, sembrava d'accordo con me.
Papà fece il suo ingresso dalle scale, anche lui elegantissimo, con una giacca e dei pantaloni grigio chiaro, con sotto una camicia bianca; a completare il look c'erano le sue scarpe eleganti grigie, lucidissime, come i suoi capelli, tirati all'indietro dal gel. Si era fatto la barba, perció il suo mento era liscio. Sembrava piú giovane di dieci anni.

"Joanne, hai visto il mio orologio?" domandó a mia madre.

"Certo, caro, è sul tavolo." rispose lei.
Papà la ringrazio con un bacio dolce, che mi fece sorridere, poi si sedette al tavolo, si allacció l'orologio argento e prese una fetta biscottata, immergendola nel caffè.
Era sempre stata una sua abitudine mangiare le fette biscottate senza creme, immergendole direttamente nel caffè.
Presi un biscotto al cioccolato e lo immersi nella mia tazza.
Papà e mamma sembravano davvero una bella coppietta, due persone d'affari, ricchi e sempre eleganti. In effetti, non li vedevo cosí dall'ultimo colloquio di lavoro, ovvero dieci anni prima.

"Mamma, dove state andando, di bello?" forse, avevano un appuntamento.
Presi un morso dal biscotto inzuppato.
Lei pose il barattolo dello zucchero sul tavolo.

"A dire il vero, stiamo andando ad un colloquio di lavoro.".
Cosa?!

"Davvero? Ma è fantastico, mamma! Per cosa siete stati contattati?" chiesi, sinceramente sorpresa.
Fu papà a rispondermi.

"Avevamo promesso che avremmo accettato solo se tu fossi tornata e, soprattutto, sana e salva. Ci avevano già contattato una settimana fa come contabili in un ufficio, uno di quelli famosi. Potremmo ricevere molto.".

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