Capitolo 27

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"Cosa?" dissi in un soffio.
Niente, attorno a me, si muoveva, nemmeno il vento gelido fuori dalla porta. Nessuno, nemmeno James, osava rispondermi. Non che ne fosse in grado: aveva la bocca e gli occhi spalancati quanto me.
Mike guardó prima me, poi James, alternando lo sguardo carico di preoccupazione ed una leggera tensione.

"Dimitri é vivo," ripetè questo, "ma se non vi sbrigate non potrete mai salvarlo.".
Quindi...c'era una possibilità di salvarlo?
Dentro di me, prepotentemente, prese piede un calore terribile, che mi divorava il cuore, i polmoni e la mente. Ma, allo stesso tempo, li rendeva cosí leggeri.
Dimitri non era in una situazione cosí critica da dover obbligatoriamente perdere ogni speranza e fuggire.

"Dov'è?" pretesi di sapere, sempre con un filo di voce, trapelante di gioia.

"Se usciste di qui e mi seguiste, forse avremmo una possibilità. Quante volte devo ripeterlo ancora?" fece segno di andare verso la porta.
Era quella l'unica possibilità di salvare Dimitri? Abbandonare la mia famiglia senza la sicurezza nè che rimanessero al sicuro nè che Dimitri fosse vivo al cento per cento. Per quel che mi riguardava, avrebbero già potuto ucciderlo, nel mentre che Mike era arrivato qui. Ma Mike non avrebbe mai mentito su una questione di tale portata.
"È l'ultima volta, poi vi lasceró stare, ma, allora, dovrete cavarvela da soli, mentre i licantropi verranno qui e distruggeranno tutto e tutti.".
Aveva ragione: non c'era altra possibilità, era giunto il momento di andare.
Mi strinsi nel cappotto e corsi verso papà, abbracciandolo forte.
Mi aveva detto qualcosa, nell'abbraccio? Non gli diedi peso, perchè corsi subito sulla scala, dove era arrivata mamma, e la strinsi in un altro caldo e doloroso abbraccio: sarebbe stata l'ultima volta in cui avrei visto i miei genitori.
Se Dimitri fosse stato vivo, l'avrei salvato e continuato la scelta, ma le probabilità di successo erano minime per tutti. Ci avrei provato comunque. L'unica cosa su cui potevo contare era la fiducia su Mike.
Corsi giú dalle scale dando un abbraccio a Theo.
Addio, piccolo Theo. Non disobbedire a mamma e papà. E prenditi cura di loro e di Priscilla.
Mi avvicinai a Priscilla, in braccio a papà.
Mi accorsi solo allora che aveva i denti scoperti e che stava ringhiando, cercando di scendere dalle braccia di papà. Sentiva anche lei il pericolo imminente.
Addio, piccola Priscilla. Fai la guardia alla casa e proteggi Theo, mamma e papà dai licantropi. Proteggi la tua tana.
Le diedi una piccola carezzata e la presi in braccio, stringendola. Mi sarebbe mancato il suo pelo candido e caldo.
Mi avviai verso Mike, sorridendogli, quando venni fermata da una gamba da qualcosa che mi si attorciglió addosso. Guardai in basso scuotendo la gamba, per staccare quello che mi teneva ancora in quella casa. Vidi in quel momento che si trattava del piccolo Theo.
I suoi capelli biondi rilucevano, contro l'aria chiara e grigia del cielo, apparentemente limpido come la mattina in cui ero fuggita dalla foresta, lasciando Dimitri in pasto ai licantropi. Avrei dovuto sbrigarmi.

"Ti prego, non andare." piagnucoló, stringendosi attorno alla mia gamba.
"Come faremo senza il mio supereroe? Chi ci proteggerà?".
Mi si sciolse il cuore: nonostante tutto, lui contava su di me. Non gli importava d'altro, se non di me. Ero io la colonna portante della casa, non papà, non mamma. Ero io. Lo sapevano tutti in famiglia.
Sorrisi, malinconicamente. Non l'avrei rivisto mai piú. Per il suo bene, peró, non gli avrei rivelato tutta la verità.
Mi accucciai, girandomi verso di lui, facendogli levare la mano dalla mia gamba. I suoi occhi mi guardavano imploranti, cercai di imprimermi nella memoria i suoi ricci biondo ramati. Anche lui mi sarebbe mancato tantissimo.
Gli presi le mani tra le mie.

"Ricordi cosa ti ho detto l'ultima volta che sono partita per un viaggio?" domandai, la voce dolce come la panna montata, che a lui piaceva tanto.
Lui annuí con la testa, facendo ondeggiare i ricci corti.

"Hai detto che saresti tornata presto?" dichiaró.

"E l'ho fatto?".
L'ultima volta che ero stata in viaggio era stato piú o meno un anno prima, con la scuola. Quando gliel'avevo detto, aveva cominciato ad urlare e correre per tutta la casa, chiudendosi in camera per tutta la sera, a piangere.
Lui annuí anche stavolta, un po' meno convinto.

"Sí, sei qui. Peró," alzó il mento, "mi devi promettere che tornerai almeno per quando avró diciassette anni, come te." disse, solennemente.
Risi appena, un suono gutturale che mi raschiava la gola, tanto faceva male. Non l'avrei rivisto per quell'età. L'avrei persa. Avrei perso cosí tanto, della sua vita.
Con una forza immensa, mi costrinsi ad annuire, lentamente. Un dolore mi si irradió nel petto, espandendosi in gran parte del cuore.

"Te lo prometto." sussurrai, prendendo una sua ciocca e rigirandomela attorno a un dito.
Lui mi si buttó addosso, allacciandomi le braccia al collo, cogliendomi di sorpresa.
Dopo un attimo di sorpresa, peró, ricambiai volentieri quel gesto di affetto.
Mi mancherai.
Non piangere.
Non sapevo se l'ultimo pensiero fosse rivolto a me o a lui, o ad entrambi. Avrebbe fatto male comunque.

"Usa gli orecchini di mamma se ne avrai bisogno. Sono fatti d'argento. Dimostrami di essere la migliore supereroina di sempre." mi sussurró un'ultima volta alle orecchie.
Grazie.
Riflettei un attimo su quello che mi aveva appena detto.
C'era qualcosa che non andava: come faceva a sapere che mi sarebbe servito l'argento, per sconfiggere i licantropi?
Mike tossicchió, simbolo che il tempo era finito.
A malincuore, mi staccai dal suo esile corpo, alzandomi e sorridendo a Theo un'ultima volta.
Con quell'ultima domanda sulle sue conoscenze, mi avviai alla porta, insieme a Mike e James.
James mi precedette, uscendo dalla porta per primo, poi venne il mio turno, seguita da Mike, che zoppicava ancora, lasciando la scia di sangue sul pavimento. Mamma e papà avrebbero dovuto darsi da fare, per pulire bene tutto.
Prima di uscire per un'ultima volta da quella mia piccola casa, mi fermai sulla soglia e guardai per un'ultima volta verso i miei genitori, che mi stavano guardando imploranti, perchè non li abbandonassi di nuovo.
Addio papà, ti affido la cura della casa. Prenditi cura di mamma e dei piccoli Theo e Priscilla. Non stancarti troppo ed ama mamma.
Addio mamma, non ti affido la protezione di nessuno, altrimenti ti preoccuperesti per niente tutti i giorni, in ogni momento. Ti chiedo solo di lasciare che Theo cresca per la sua strada e di dedicarti solamente all'amore di papà. Non ti dimenticheró. Ti voglio bene.
Perlomeno, stavolta avevo avuto un ultimo addio.
Infine, mi girai, uscendo nella folata di vento invernale.

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