Capitolo 67

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"Qualcosa non va?" mi azzardai a chiedere.
Era palese che ci fosse qualcosa che non andava: lui, il forte e giovane Capitano, che veniva solcato da una ruga di preoccupazione. Mi sarei messa a ridere, se la situazione non fosse stata la nostra. Tuttavia, quella era la struttura in pietra e quello era il Capitano. Ridergli in faccia equivaleva ad un dichiarare conflitto aperto. E, sapendo che i miei genitori e James erano a rischio di pericolo, decisi che non era il caso di aizzare il Capitano per un nonnulla. Sempre se si trattava di un nonnulla. La sua espressione ferita mi fece pensare il contrario.

"Se mi seguissi, potrei dirti che va tutto benissimo, ma tu ti ostini a rimanere lí. Quindi, no, non va bene." mi sfidó.
Aveva accuratamente evitato la mia domanda, sapendo benissimo che non mi riferivo a ció che lui aveva appena detto. Non gli avevo chiesto se andavano bene i piani, ma se andava bene lui. Quasi, non lo riconoscevo. Mi parlava, persino! Prima di quel momento, probabilmente, mi avrebbe presa per i fianchi e mi avrebbe letteralmente trascinata via, chiudendomi davvero in camera. Non mi piaceva quel suo cambiamento drastico: stava a significare che c'era un pericolo in agguato.

"Eppure, rimango qui." lo sfidai a mia volta, stavolta, fissando davvero i piedi a terra.
"Anche se venissi, non mi diresti niente." lo provocai.
In quel momento, desiderai che ci fosse qualcuno come la rossa a parlare con lui: avrei potuto origliare la conversazione senza sforzi.

"È vero. Non ti direi niente." affermó il Capitano.
Cosa?
Non era quella la risposta che avrei voluto sentire. Invece, te lo diró, o Potrei pensarci, o Avevo detto che sarei stato sincero con te sarebbero andate bene come risposte, ma non quella. Ció voleva dire che non mi avrebbe detto niente comunque. E ció voleva dire che c'era davvero qualcosa che non andava: aveva confermato la mia supposizione.

"È per la rossa?" ipotizzai.
Lui non reagí minimamente.

"No.".

"Allora, per Mike?" provai, anche se aveva appena detto che non lo sopportava.
Anche stavolta non reagí.

"No.".

"Allora, è per Stacey! Non credevo ci fossi tanto affezionato." risi.
Lui sospiró, esasperato.

"No. Ora, seguimi. L'ora delle chiacchiere è finita.".
In un attimo, un battito di ciglia, il Capitano tornó il Capitano: capelli pettinati, mento liscio, occhi color ebano ed elettrici. Questi stavano fulminando proprio me, con la loro solita superbia.
Non seppi perchè, ma mi ritrovai a pensare un Finalmente. Anche se il momento di debolezza del Capitano non era durato molto, aveva già cominciato ad annoiarmi. Aveva avuto lo stesso sguardo di James: ironico e dolce. Noioso.
No. James non è noioso. James è dolce e simpatico. James mi ha protetta dai licantropi nel loro castello. James non è il Capitano.
Mi parve di sentire una ragazza ridere, ma fu solo un attimo. Probabilmente, era la risata di qualche giovane ragazza che giocava lí, nei dintorni.
Il Capitano si voltó, dandomi le spalle. Mi guardó con la coda dell'occhio, riuscii a vederlo.
"Seguimi." ordinó.
Solo una parola, ma bastó a farmi irritare abbastanza da seguirlo.
Poi, mi tornó in mente la domanda che avevo voluto porgli poco prima.

"Capitano?" domandai, innocua.
Gli camminavo dietro, quindi non vedevo il suo viso. Seppi solo che non mi rispose. Lui continuava a camminare imperterrito.
Sospirai. Non mi avrebbe detto niente comunque, quindi provai a domandare. Era una domanda cosí strana che mi sembrava strano persino dirla.
"Capitano, so che qui ti chiamano tutti Capitano, ma mi chiedevo se avessi anche un altro no-".

"Capitano. Quello è il mio nome." rispose, prima ancora che finissi di porgli la domanda, con un tono tagliente come il pugnale con cui la rossa mi aveva ferita piú volte.
L'unica differenza tra il piccolo pugnale e la voce del Capitano era che la voce del Capitano era molto piú tagliente del piccolo pugnale.
Tuttavia, quella risposta non mi convinceva: nessuno nasceva con Capitano come nome. Nemmeno lui.
In ogni caso, non mi avrebbe detto nulla comunque, perció lasciai cadere il discorso.

"Ok." alzai le spalle e mi guardai la punta delle scarpe, che avanzavano al ritmo dei miei passi, fino a quando non avvertii un forte dolore alla testa, sbattuta contro qualcosa di duro e imponente.
Mi fermai e rimbalzai all'indietro, tanto forte era avvenuto l'impatto. Mi portai una mano alla fronte, massaggiandomi il punto in cui avevo sbattuto. Quando alzai lo sguardo, peró, vidi solo stoffa elegante nera.
"Ma si puó sapere perchè ti sei fermato all'improvviso?" urlai, arrabbiata ed infastidita, oltre che dolorante.
La sua schiena era piú dura di un macigno!

"Siamo arrivati." rispose.
Stavo già cominciando a pensare alle scuse per non farmi chiudere nella mia piccola stanza, quando mi accorsi che le guardie fuori dalla mia porta non c'erano e che la porta che stava aprendo il Capitano non era quella della mia stanza. La porta era molto simile, ma questa era fatta di un legno diverso, piú chiaro.
Mi allungai oltre il braccio del Capitano, curiosa di sapere dove mi stava portando. Spalancai gli occhi, sbalordita.

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