Capitolo 74

1.1K 72 22
                                    

"Sbrigati!".

"Aspetta!".
I capelli rosso fuoco di una bambina svolazzavano al vento, mentre correva, fino in cima ad un'alta collina.

"Il sole non aspetterà tutto il giorno!".

"Aiutami!".
La bambina sospiró, spazientita, ma tornó comunque piú in basso. Vicino ad un'altra bambina.
La seconda bambina aveva dei capelli rossi, rossi come il sangue e lunghi. La prima, invece, aveva i capelli piú corti e rovinati, come se se li fosse tagliati da sola o avesse dovuto tagliarseli in seguito ad un incidente, come se i suoi capelli avessero preso fuoco e quindi avesse dovuto tagliarseli.
La bambina con i capelli corti prese per mano la bambina dai capelli lunghi e riprese a camminare verso la cima della collina. La bambina con i capelli lunghi la seguiva.
Voci di bambini che ridevano felici creavano lo sfondo. Ma non durarono molto.
Una lingua di fuoco avvolse le due bambine, insieme ad un grido, poi le bambine tornarono normali. Poi, di nuovo, la lingua di fuoco, poi le bambine. Infine, una ragazzina in lacrime.

Mi alzai di soprassalto, prendendo una lunga boccata d'aria, con un verso roco. Avevo la gola secca. Ero sudata. Avevo il viso bagnato da lacrime secche. Mi mancava il respiro. Non capivo dove fossi. Era tutto bianco.

"Lilith!" urló qualcuno.

"Cosí la spaventi." parló calmo qualcun altro.
Acqua tentai di dire, ma mi uscí solo un verso rauco, dalla gola secca. Era come se avessi urlato per ore.
Girai la testa di lato, cercando di capire dove fossi, disorientata. Non riuscivo a vedere bene. Sentivo il rimbombo delle voci che parlavano, nella mia testa.
Sentii una piccola fitta al braccio, poi avvertii un piacevole senso di benessere, come se qualcuno mi stesse massaggiando.

"Lilith, riesci a sentirmi?" sentii, in modo confuso.
Tutte le parole rimbombavano, erano confuse.
Voltai lo sguardo a fatica verso l'origine della voce, anche se non riuscivo bene a capire se fosse una o piú di una voce a parlare.
Davanti a me, c'erano tre persone, opache, come se avessi l'acqua negli occhi. Muovevano insieme la bocca, sembravano avere gli stessi capelli. Poi, cominciarono a muoversi lentamente, a confondersi, a fondersi.
No, non fatelo.
Mi confondevano.
Avvertii un altro pizzicore al braccio, una sensazione di benessere, simile a quella di prima, poi il bianco attorno a me cominció a diventare piú scuro, color pietra, le tre persone si fusero insieme, dando vita ad una persona sola, con le stesse caratteristiche delle tre persone.
"Lilith." sussurró una sola voce.
E vidi, davanti a me, una ragazza dai capelli rossi, legati in una treccia, pallida e magra, dallo sguardo preoccupato.
Mi guardai attorno: pietre. Riconobbi uno specchio da tavolo: era la mia stanza?
Qualcuno sussurró un nome, una parola strana, simile a Rina. Ma, probabilmente, avevo sentito male. La voce continuó a sussurrare, cupa.
"Non la lascio sola." disse la ragazza all'altra voce.
Distolsi lo sguardo da lei e guardai me stessa. Non riuscivo ancora a capire bene che cosa fosse successo o dove fossi. Vidi solo che Mike mi stava tenendo la mano e mi guardava con i suoi occhi, che per tanto tempo avevo amato.
Gli sorrisi. Non sapevo perchè gli stessi sorridendo, l'avevo fatto senza pensarci.
Lui si accorse del mio sorriso e strinse le labbra, in un'espressione preoccupata.
"Si puó sapere che le hai fatto?" domandó, pretenziosa, la voce della ragazza davanti a me, rivolta a qualcun altro, in fondo alla sala.

"Non lo so! Vi assicuro che non so che cosa le sia successo!" disse, esasperata, questa persona.

"Sei stato tu a ridurla in queste condizioni! Per colpa tua, non potró avere la mia erede!".
Avvertii una fitta allo stomaco, poi dei brividi.
La vista mi si schiarí appena. Riuscii a vedere, cosí, che una delle due persone che stava parlando era James, in fondo alla sala. Era tenuto da due uomini, per le braccia. Lui era preoccupato, guardava la ragazza, che, in questo momento, mi stava dando le spalle ed era tra le braccia di un uomo elegante, con capelli scuri e tirati all'indietro. Mi sembrava di conoscerlo.
Lo sguardo di James si posó, poi, su di me. Vidi qualcosa accendersi, dentro di lui, ma fu breve e debole. Subito dopo, il viso di James si trasformó in una smorfia di dolore. Abbassó lo sguardo.

"Non so nemmeno io che cosa le stia succedendo. Se lo sapessi, ve lo direi volentieri. Anzi, la aiuterei. Farei di tutto per aiutarla." mormoró, disperato.
In quel momento, avvertii una nuova fitta al braccio, che mi fece riacquistare completamente coscienza. La scena era proprio come l'avevo vista prima: James tenuto da due guardie, la rossa tra le braccia del Capitano e Mike che mi teneva la mano. Quasi non mi accorsi di Stacey, che mi stava leccando il braccio, proprio nel punto in cui sentivo il pizzicore. Quel punto era viola.
Stacey aprí la bocca, mostró i denti e li chiuse sul mio braccio.
No!
Sfilai il braccio dalla sua bocca, prima che potesse azzannarmi, e lo strinsi al petto.
Che cosa sta succedendo?
Stacey mi guardó, sorpresa e stizzita.

"Non muoverti, o rischi che ti faccia male." mi esortó Stacey, cercando di riprendermi il braccio.
Mike, intanto, mi aveva ripreso la mano che tenevo stretta al petto e tentava di farmi stendere di nuovo il braccio.

"No!" urlai, di scatto.
Tutti si girarono verso di me. Mike e Stacey mi stavano già guardando. James mi guardó preoccupato piú di prima e tentó di liberarsi, invano. La rossa aggrottó le sopracciglia. Il Capitano mi guardava con un'espressione indecifrabile.
Approfittando della mia distrazione, Stacey mi riprese il braccio ed avvertii una nuova fitta di dolore. Mi morsi il labbro per non urlare.
Stacey mormoró qualcosa di impercettibile. Nemmeno la rossa riuscí a capirlo perchè guardó Stacey confusa.

"Cos'hai detto?" le chiese.
Stacey sospiró, esasperata.

"Ho detto che è incinta!" esclamó, esasperata.
Nella stanza cadde il silenzio. Mike allentó la presa sulla mia mano, spalancando gli occhi, insieme alla rossa, che si lasció cadere tra le braccia del Capitano, che la sorresse, lanciandomi uno sguardo fulminante.
Io mi limitai a guardare James negli occhi. Anche lui fece lo stesso con me. Entrambi sembravamo pensare la stessa cosa: cosa abbiamo fatto?

Regno ribelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora