Capitolo 28

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L'aria mi sferzava le braccia, le graffiava, con la sua violenza. Le strinsi sul petto, per scaldarmi, rendendomi conto che il maglioncino di lana non sarebbe servito a molto.
C'era un lato positivo, peró, in quella situazione: i licantropi erano ancora lontani, come dimostrava il vento, quindi avremmo avuto il tempo di andare via.
Andare dove?

"Di qui." ci guidó Mike, non permettendomi di esporre il mio dubbio: dove avrebbe voluto condurci?
Esattamente, che cosa stavamo facendo o cercando di fare?
L'obiettivo finale era sicuramente Dimitri, ma nè io nè James sapevamo dove fosse, nè in che condizioni fosse. Allora, perchè Mike sembrava saperne piú di tutti?
Ma era proprio perchè lui sapeva che decisi di fidarmi di lui e lo seguii, uscendo dal porticato di legno, immergendomi nella tempesta imminente.
Attraversammo la strada, subito dopo la veranda. Vidi che Mike guardó frettolosamente a destra e a sinistra della strada, non dandoci molto peso, come se avesse avuto fretta. E io con lui. Lasciai che fosse James a curarsi che non ci fossero macchine pronte a schiacciarci.
Una volta attraversato l'asfalto, ci ritrovammo di fronte al limitare della foresta.
Posai i piedi sul ciglio della strada, tra il nero del cemento e il verde dell'erba, piegata anch'essa alla forza del vento. Sembrava che proprio lí, dove posavano i miei piedi, fosse stato stabilito un confine, con il quale si divideva la parte umana della città dalla parte misteriosa e cupa, quasi leggendaria. Per me, quello era un confine ricco di significati, non solo per cosa simboleggiava per il paese, ma, soprattutto, per ció che divideva realmente per me: un luogo accogliente e sicuro, con la mia famiglia, da un luogo sconosciuto e pericoloso, in cui viveva il mio nemico. I miei nemici. I nostri nemici. Non dovevo dimenticarmi di parlare al plurale, includendo anche tutti coloro con cui avevo vissuto diciassette anni della mia vita, fino ad allora. E, presto, avrei compiuto anche il mio diciottesimo compleanno, non riuscivo ad immaginarmi come.
Alzai lo sguardo verso le cime ondeggianti dei pini selvatici, piegati dalla corrente travolgente di ondate di gelo.
Come se non avessi appena pensato niente, sul fatto che il confine tra città e foresta fosse importante, Mike non ci pensó molto e lo attraversó, con una certa decisione, nei suoi movimenti, attutiti dalla gamba malconcia. Ancora mi chiedevo come potesse stare in piedi. In ogni caso, Mike non avrebbe potuto leggermi nel pensiero, quindi era naturale che facesse tutto il contrario di ció che pensavo, cioè rimanere a rimuginare sulla possibilità di oltrepassare quel limite.
Mi porterà da Dimitri, mi convinsi, prendendo coraggio.
Con un passo, poggiai un piede sull'erba, poi l'altro.
Ero dentro la foresta.
James non ci permise di lasciarlo indietro, cosí ci seguí e cominciammo a salire sulla montagna, nella foresta piena di licantropi, senza una strada precisa o un sentiero sterrato.
Gli alberi ci coprivano la visuale, quindi, anche se il cielo era chiarissimo, quasi accecante, non si vedeva. Il vento, peró, sembró calmarsi, dandoci la possibilità di respirare come si deve, in mezzo a quella tempesta. Ogni tanto, si sentivano anche gli urli del vento.
Mike zoppicava, lasciava scie scure sulle foglie secche, cadute a terra durante l'autunno, ma non si fermava. Sembrava determinato a condurci per la via che conosceva solo lui e che avremmo dovuto conoscere anche noi.
James non parlava e nemmeno Mike lo faceva. Sembrava che fossi io l'unica a pensare, di quel gruppo.
Dopo essermi schiarita la voce, presi coraggio e cominciai a parlare a Mike.

"Quindi, qual è la nostra meta? Perchè io credevo che saremmo andati in un'altra città, scappando, allontanando il pericolo dalla mia famiglia, ma mi sembra che stiamo andando incontro al pericolo." riflettei.
In quella foresta, i licantropi ci vivevano. Dove avrebbe voluto portarci, ancora?
Lui non smise di camminare un secondo, guardando sempre dritto davanti a sè, mentre mi parlava.

"Stiamo andando a salvare Dimitri." disse con tranquillità.
Nel mio cuore, si accese come una fiamma, ma non scottava: scioglieva e scaldava. E mi dava energia.
Cercai di mantenere il controllo e di non sorridere, mentre pensavo a Dimitri.
A quel punto, James mi affiancó, stando ben attento a non toccarmi, ma notai comunque le sue spalle tese.

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