Capitolo 39

1.4K 87 7
                                    

Dimitri si era addormentato. Non sapevo come, ma si era addormentato. Sembrava calmo, molto piú calmo rispetto a quando era sveglio. La sua mano era posata sempre sul buco nel petto, l'unico segno che stava, in realtà, soffrendo, ma, per il resto, sembrava sereno.
Io, invece, non riuscivo a chiudere occhio, forse per le novità di quella giornata, forse per la vista di Dimitri vivo, forse per il voler proteggere Dimitri mentre dormiva.
È il re dei vampiri. Dovrebbe saper proteggersi da solo.
Ogni tanto, quando si girava, gli usciva un rantolo rauco dalla gola, ció significava che, anche mentre dormiva, soffriva per il dolore fisico.
Piú volte avevo visto James ferirsi, ma le sue ferite si erano rimarginate poco tempo dopo, mentre, per un umano, ci sarebbero voluti due mesi.
Dimitri, in quello stato, era molto piú umano di tanti esseri umani, sofferente e dolorante, anche se solo fisicamente.
Perchè dovrei preoccuparmi per lui? Lui non ci avrebbe pensato due volte, prima di uccidermi. Perchè, allora, mi preoccupo cosí tanto per lui?
Non sapevo cosa avesse ancora in serbo per noi la ragazza con il mantello rosso, ma sapevo che non era finita quella sera: stava architettando qualcos'altro, forse qualcosa di peggiore di quello che era successo quella sera. Quello che ci aveva fatto fare quella sera.
Era incredibile che tutti gli invitati ci avessero creduto. O, forse, avevano fatto finta di crederci. Chissà che cosa aveva offerto loro la ragazza, per assistere a quell'improvvisazione?
Il regno di Dimitri si stava sgretolando lentamente, abbandonato dalle fondamenta che garantivano la sua stabilità, tra cui lui stesso. Sembrava non gli importasse piú nulla di niente e nessuno.
Se solo avesse provato a cercare di capire dov'erano le falle, avrebbe potuto riprendere in mano la situazione, anche se in quelle condizioni avrebbe potuto fare ben poco.
Nella stanza cominció a fare freddo, perció cercai di coprirmi con qualsiasi cosa, con il maglione azzurro, che avevo preso da casa, con il mantello nero di Dimitri.
Mi bloccai, rendendomi conto che stavo ancora indossando il mantello che Dimitri mi aveva donato. Non sapevo se quello fosse un regalo o solo un prestito, ma il suo era stato un gesto cosí carino, che mi era stato impossibile ignorarlo. Lui non lo sapeva, ma non l'avrei mai ringraziato abbastanza per quel gesto premuroso.
Speravo non l'avesse fatto solo perchè gli facevo pena.
Non si vedeva quasi nulla, in quel luogo angusto, privo di illuminazione e di calore, come una vera cella, quindi mi era difficile anche vedere Dimitri, ma riuscivo a sentire il suo respiro pesante e i colpi di tosse che lo scuotevano nel sonno e che, per poco, non lo svegliavano.
Dalla porta, provenivano alcuni rumori, come di ferro che sbatteva per terra, poi la serratura scattó.
Insieme al rumore della serratura, mi alzai, allarmata che qualche licantropo non entrasse, al buio, per terminare il lavoro con Dimitri.
Ancora non capivo questa mia apprensione verso di lui: mi aveva ingannata, mentito ed illusa. Ed era un vampiro.
Lentamente e non molto convinta, mi lasciai cadere contro la roccia della parete, strisciando la schiena contro quella, provando un'insolita sensazione di freddo e caldo insieme, come se stessi sudando freddo.
Per chi? Per Dimitri? O per me?
La verità era che temevo che un licantropo mi scambiasse per Dimitri ed uccidesse me al suo posto.
Rabbrividii per il freddo e la paura.
Tuttavia, non sentii alcun rumore di porta che si apriva, nè di passi lesti che si avvicinavano: la porta rimase chiusa e le persona fuori dalla porta ferme.
Il cambio della guardia era finito. Il nostro tempo per chiarire era finito. E, ancora, non sapevo il perchè di molte cose, nè il perché di quello che mi aveva detto Dimitri, nè chi fosse quella ragazza molto simile a me, nè cosa fosse successo a Dimitri.
E queste erano solo le domande principali, che mi riempivano i pensieri e mi distraevano dalle lacrime che minacciavano sempre piú prepotentemente di scendere.
Inoltre, stavo solo aspettando che la ragazza si riaffacciasse a quella cella, per chiedermi di recitare ancora, di mentire ai miei simili, per un ideale che non era nemmeno mio. Sentivo la libertà venirmi sempre meno.
Appoggiai la testa alla pietra, sfinita.
Quella giornata era giunta al termine e il regno di Dimitri era sempre piú nella mani dei nemici, che si erano presi Mike e Stacey.
Rabbrividii al pensiero della bionda.
Inoltre, James doveva essere ancora vivo, a quanto aveva detto la ragazza, mentre Sylver non era mai esistita, quindi ci avevano distrutto un componente dei difensori.
Mancava solamente Dimitri, che giaceva a terra, mentre combatteva per rimettersi in forze e guarire da quella grave ferita.
Avrei voluto sapere il perchè e il come di quel buco. Avrei voluto sapere di piú. Ma sapevo che non avrei ottenuto risposte presto.
Perció, lasciai che la stanchezza prendesse il sopravvento e mi chiudesse gli occhi.
Infine, caddi in un sonno inquieto.

Regno ribelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora