Le labbra di Dimitri si posarono sul mio collo, debolmente, come se fosse indeciso su cosa fare, su cosa pensare, su come agire, provocandomi un brivido che mi corse lungo la schiena, mentre le sue mani si strinsero attorno alla mia vita, bloccandomi ogni via di fuga. Trattenni il respiro, sperando che, se non avessi respirato, il mio sangue avrebbe smesso di sgorgare improvvisamente dal minuscolo taglietto sul mio collo. Il suo respiro era pesante, i suoi polmoni lavoravano lentamente, si avvertiva dal suo petto, che si alzava ed abbassava molto lentamente, un segnale del fatto che stava cercando di trattenersi.
Tuttavia, il suo naso poggiava proprio sulla mia ferita, facendomi tremare le gambe sia dalla paura sia dalla dolcezza di quel momento. Ogni parte di me, anche se ingenuamente, stava provando a cambiare lo scenario di quel momento, tra me e lui: se avessi potuto cancellare la ragazza, la folla di licantropi, quella stanza enorme e rumorosa soltanto per la musica e, al loro posto, avessi potuto mettere una semplice stanza di un castello, con un letto, le tende delle finestre tirate e la porta chiusa sarebbe potuto essere un momento intimo, quello. Lui mi avrebbe morsa e io gli avrei dato tutto quello che avrebbe voluto.
Gli occhi mi si appesantirono, immaginando un futuro con Dimitri, lontano da tutti quei pericoli.
Quanto è eccitante farsi mordere da uno di loro? aveva detto Stacey.
Spalancai gli occhi, avvertendo il freddo dei canini di Dimitri sulla pelle, proprio nel punto da cui sgorgava il sangue. Non era una ferita grave, ma la ferita sembrava non volersi rimarginare per nulla.
Cominciai a sudare freddo. Non smettevo di tremare. La gola era secca, non avevo un briciolo di saliva, nemmeno per poter deglutire.
Da una parte, desideravo poter essere morsa, quasi tutta me stessa lo voleva, sentivo che il mio corpo, per poco, non si buttava addosso al vampiro, ma, dall'altra, sapevo che tutto ció era tremendamente sbagliato: Dimitri non mi stava mordendo per amore; Dimitri non stava bevendo il mio sangue perchè lo voleva, ma perchè ne aveva bisogno; e questo è molto diverso dall'amore.
Avere bisogno di qualcuno non significa amare qualcuno. Amare è molto piú di questo. E io lo sapevo bene. Avrei corso altri mille pericoli per Dimitri, mi sarei anche unita ai licantropi, se avessi dovuto, ma avevo bisogno che tutta quella sua sofferenza terminasse in quel preciso istante; quindi, se avesse avuto bisogno del mio sangue, glielo avrei dato, a costo di cacciarmi in guai piú grandi di quelli in cui ero già.
Poi, mi parve si scorgere un viso familiare, tra la folla, appena dietro le spalle della ragazza con il mantello, ancora davanti a noi.
Era un uomo ben vestito, con i capelli pettinati all'indietro e dei baffi ben pettinati, a cui non avevo mai dato davvero molta attenzione. Io lo conoscevo. Era il preside Stantford.
Che ci faceva lí?
Guardava nella nostra direzione, con gli occhi sbarrati ed angosciati; la sua fronte era sudata quasi come quella di Dimitri, attraversata da una profonda ruga di apprensione. Le sue mani tremavano visibilmente.
Il mantello rosso davanti a me mi coprí la visuale, facendomi riportare l'attenzione sul viso sorridente della ragazza davanti a me, sorridente come la prima volta che l'avevo vista, dolce. Perchè era cosí calma, sapendo che c'era un umano in mezzo a quella folla di licantropi?"Pronto a dare spettacolo? Fai vedere al mondo chi è il vampiro." mormoró, un lieve respiro, udibile solo a me e a Dimitri, un soffio coperto dal resto della musica ad alto volume.
A dare spettacolo.
Stava parlando con Dimitri?
In un secondo, riuscii a collegare alcuni pezzi importanti di quell'enorme puzzle.
La cella, la festa, dare spettacolo, un umano.
Probabilmente, in mezzo alla folla davanti al palco, c'erano molti piú umani di quello che pensavo.
Mi aveva fatto un taglietto, un taglietto minuscolo, niente di grave, ma abbastanza profondo da attirare l'attenzione di Dimitri.
Mi avrebbe fatta mordere davanti a tutti. Avrebbe mostrato a quegli umani che erano presenti che i vampiri non erano altro che creature assetate e spietate. Avrebbero fatto in modo che la gente si schierasse dalla parte dei licantropi.
La ragazza davanti a me spinse all'indietro Dimitri, colpendolo alle spalle, prima che potessi anche solo cercare di impedire l'inizio di quel suo piano contorto.
Dimitri, peró, mi rimase attaccato alla vita, tenendomi con piú forza di prima, e spinse via la ragazza, restituendole la spinta alle spalle.
Lei non fu pronta di riflessi come lui, nè era piú resistente, quindi cadde all'indietro, rischiando di cadere anche dal piccolo palco.
Dalla sala piena di musica, si levó un coro di ovazioni e molti trattennero rumorosamente il respiro.
In una frazione di secondo, due uomini, simili a quelli che mi avevano portato nella cella di Dimitri, corsero dalla ragazza, afferrandola per le braccia e riportandola in piedi. Poi, si affrettarono per farla scendere dal palco.
Stavo per tirare un sospiro di sollievo, sollevata per il fatto che lo spettacolo fosse già terminato, quando un sibilo mi perforó il timpano di un orecchio, mentre una mano mi prese la testa e la piegó da un lato, facendo allargare il piccolo taglietto sul mio collo. Mi ci volle tutta me stessa per non urlare dalla paura e dal dolore: quel taglietto era diventato un taglio che andava dal collo alla spalla.
Il freddo dei canini di Dimitri mi alleviava appena il dolore, facendo da ghiaccio alla ferita. Non mancava molto, peró, perchè mi mordesse.
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Regno ribelle
Vampire2° libro di "Uno di noi" 《Se me l'avessero raccontato, non ci avrei creduto. Eppure, era lí, davanti ai miei occhi. Si muoveva con decisione, sapeva ció le spettava e non si sarebbe fatta problemi a chiedere niente a nessuno. Ma, soprattutto, era vi...