Capitolo 37

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"Avanti, chiedigli perchè? Chiedigli come, quando e perchè." mi sussurrava all'orecchio la ragazza, cercando di essere convincente.
In quel piccolo attimo di confusione totale, non so come, ma riuscii a recuperare un briciolo di lucidità mentale, tanto per riuscire a capire che la ragazza dietro di me mi stava inducendo a continuare quel piccolo spettacolino, rivelando, cosí, tutti i segreti di Dimitri e dei vampiri al mondo intero, umani compresi. Ancora non mi capacitavo che fosse presente anche il mio preside. Chissà che cosa pensava, vedendomi ancora viva. Forse, l'aveva sempre saputo.
Senza voltarmi di spalle, mi costrinsi a non cedere alle domande che mi frullavano per la testa, le stesse che mi aveva suggerito la ragazza.

"Basta. Non sto piú al tuo gioco. Il tuo spettacolo puó concludersi qui." annunciai, mantenendo lo sguardo su Dimitri, per sicurezza.
Ancora non ero sicura di quanto desiderasse bere.
Inaspettatamente, la ragazza mi rispose non come avevo immaginato, quindi con esortazioni a continuare quella farsa, ma acconsentí a smettere di ridicolizzare tutto quanto.

"Va bene." sussurró, in modo che potessi sentire solo io.
Mi stavo quasi per considerare libera, quando i due uomini dietro alla ragazza mi afferrarono per i gomiti e mi trascinarono giú dal palco di forza, trasportando direttamente tutto il mio peso, diretti verso la piccola cella di poco prima, seguiti da altri due uomini, che trasportavano Dimitri, entrambi con un braccio di Dimitri sulle spalle.
La ragazza dal mantello rosso ci precedeva, aprendo la cella e facendo sbattere Dimitri e me all'interno di quella piccola stanza angusta.

"Avevo detto di trattarla come si deve!" rimproveró i due uomini che mi avevano trasportata lí Miss. Mantello Rosso, fulminandoli entrambi con lo sguardo.
Tutti e due rabbrividirono visibilmente, poi, senza mascherare molto le loro azioni, se ne andarono scappando.
Era ridicolo come due uomini grossi come loro riuscissero ad essere spaventati da una donna esile come Miss. Mantello Rosso.
Senza aggiungere altro, quest'ultima si affrettó a chiudere le sbarre della celletta, ma, prima che potesse andarsene al di là del tendone rosso bordeaux, che ci copriva la visuale della stanza con la musica, la fermai, urlando.

"Aspetta!" la richiamai.
Con mia grande sorpresa, mi diede ascolto e si giró.
Il suo sguardo non prometteva niente di buono, tuttavia avrei dovuto porle una domanda che mi assillava. La prima delle tante.
"Chi sei?" chiesi, speranzosa.
Miss. Mantello Rosso mi sorrise, un sorriso carico di ironia.

"Ma come? Non mi riconosci?" domandó, come se la risposta fosse stata cosí ovvia, con una voce fastidiosamente altezzosa.
Infine, tornó a guardare la sala piena di invitati, che stava aspettando solo lei.
"Vi lascio soli. Potete dirvi tutto ció che volete. Non appena gli ospiti andranno via, tutte le porte si chiuderanno e le sentinelle si daranno il cambio e voi avrete qualche minuto per chiarire la vostra situazione. Approfittatene." ci informó, a voce cosí bassa che riuscii a malapena io a sentirla.
Perchè? Perchè ci stava dando tutte quelle informazioni? Perchè voleva che ci parlassimo liberamente? A quel punto, avremmo anche potuto organizzare una fuga. Allora, perchè concederci tutto ció?
Quella donna, quella ragazza, ed io eravamo come due gocce d'acqua, non solo nell'aspetto, ma, soprattutto, nel carattere: qualcosa, in lei, mi era familiare, come se anch'io mi fossi comportata cosí per tanto tempo, ma senza rendermene conto.
Io non ero subdola e misteriosa come lei, giusto?
O, forse, sí.
L'idea di essere una ragazza con doppi fini mi faceva venire il voltastomaco.
Anzi, ora che ci pensavo, era da quella mattina che sentivo un forte mal di pancia.
Mi aggrappai nuovamente alle sbarre.

"No, aspetta!" le urlai, prima che scomparisse dietro all'ammasso di seta rossa che era il tendone.
La musica era altissima, come sempre, tuttavia, nel mezzo di quella confusione, riuscii a distinguere la voce familiare della ragazza, che, probabilmente, annunciava qualche altra notizia falsa su Dimitri al suo pubblico, che la stava, forse, ascoltando estasiato.
Non dovete darle ascolto. Tutto ció che vi dirà sarà per farvi andare dalla sua parte!
Urlare quelle parole non avrebbe avuto alcun senso, sia perchè nessuno avrebbe potuto sentirmi, sia perchè, anche se qualcuno mi avesse sentita, non mi avrebbe dato ascolto nessuno in ogni caso.
Rinunciando nell'intento di avvisare il pubblico del nostro spettacolino sulla verità, mi trascinai fino al muro di fronte a Dimitri, che si era sistemato esattamente al posto di pochi minuti prima, prima che ci esibissimo sul palco.
Sul pavimento, si notava una striscia rosso acceso, che terminava al petto di Dimitri, dove era ancora visibile il buco nel suo petto, anche da sotto la camicia. Il suo viso era ancora una smorfia di dolore, unita, questa volta, alla rabbia. La stessa rabbia che provavo io.
Avrebbe dovuto uccidermi. Se l'avessi sposato, avrebbe dovuto uccidermi. Avrebbe dovuto....
Pensarlo, anche solo immaginare il significato di quella frase mi riempiva di un vuoto incolmabile, che si faceva strada dentro di me, come qualcosa che mi divorava dall'interno.
Non ce la feci piú e mi misi a piangere.

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