Capitolo 5

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Tutti gli uomini che ci tenevano addosso le mani avevano facce che non ispiravano fiducia, la loro barba cresceva incolta, la loro mandibola era pronunciata, ogni tanto si vedeva qualche dente bianchissimo, affilato. Avevano dei sorrisi perfidi, soprattutto quelli che tenevano il famoso re dei vampiri, colui contro cui avevano lottato tutto quel tempo. Ora, ce l'avevano letteralmente tra le mani, e il tutto con una facilità incredibile. Nessuno era venuto a liberare il proprio re. Nessuno era venuto a combattere per lui. Nessuno sapeva ció che stava succedendo. A parte noi. E nessuno di noi tre, James, Mike e io, lo stavamo aiutando, tutti caduti nella trappola preparata apposta per Dimitri.
Quest'ultimo tentó di liberarsi con una mossa azzardata, strattonando il braccio. Avrebbero potuto staccarglielo, ma non lo fecero.
L'uomo che aveva detto al lupo sopra di me di fermarsi ricominció a parlare, guardando prima il prigioniero in questione, poi i suoi scagnozzi che tenevano me.
Il braccio sembrava sempre piú mollo, da tanto forte era la presa di quei due.
Di solito, tutto muscoli e niente cervello?
Ne avrei tenuto conto.

"Non maltrattate i prigionieri." intimó l'uomo che mi aveva salvata dal lupo.
Era molto diverso dagli altri: capelli ben pettinati, di un biondo-castano, tirati all'indietro; maglietta nera, attillata, a maniche lunghe; pantaloni lunghi, apparentemente nuovi, senza un filo tirato. Il suo viso era un tutt'uno con l'abito: sguardo professionale, serio, doveva essersi appena fatto la barba, dato il suo mento senza peli.
Per un attimo, i suoi occhi color ebano si incrociarono con i miei, ma fu solo un attimo; poi, ripresero a guardare i suoi scagnozzi dietro di me.
"Portatela via." intimó.
Per un attimo, il tempo sembró fermarsi. Poi, riprese a scorrere veloce, recuperando i decimi persi: tutti insieme, noi quattro, cominciammo a dimenarci, tentando di allontanare quei bruti, tentando di liberare noi stessi, tentando di liberare me.
Dove mi vogliono portare?
Non sarei andata con loro.
La loro stretta aumentó, rischiando di spaccarmi un osso. Trattenni un gemito di dolore, mordendomi forte il labbro e cercando di assestare una gomitata ad uno di loro.
Come se avesse potuto funzionare. Le mie braccia erano bloccate; anche volendo, non sarei riuscita a fare nulla.
Alzai un ginocchio in avanti, pronta a tirare un calcio nei gioielli dei miei carcerieri. Questo dovrebbe funzionare.
Sbagliato. Peggiorai solo la situazione, facendo avvicinare il lupo marrone a me.
Cavolo. Aiuto!
Cercai con lo sguardo James, poi Dimitri. Niente da fare: anche loro avevano, davanti a sè, dei lupi con le fauci scoperte, pronti ad azzannarli in un qualsiasi loro momento di debolezza.
Nessuno di noi sarebbe sopravvissuto. Ne ero sicura.
Avremmo dovuto sottostare ai loro voleri. Anche Dimitri non avrebbe potuto competere contro un gruppo cosí numeroso e fisicamente forte. Perchè lui era da solo. Lo era sempre stato.
No.
Fu un'idea. Una sola nuvola bianca, in un cielo pieno di nuvole nere. Una luce di speranza. Una sola. Si accese nella mia mente, come una stupenda sorpresa.

"Aspettate!" gridai, mentre i due bruti mi stavano già strattonando lontano da James e Dimitri.
Ho un'unica possibilità.
Tutti, tutti, si girarono verso di me. Aspettavano un'altra mia parola. Aspettavano di sentire ció che avevo da dire.
Quanto siete stupidi.
Avrebbero abboccato all'amo. Ne ero sicura.
Quasi mi comparve un piccolo sorriso, sulle labbra, al pensiero delle loro facce serene. Quanto si sbagliavano.
Il comandante, quello elegante, alzó una mano, per fermare i suoi due scagnozzi. Quelli, con un gesto brusco, mi portarono avanti, di fronte al bel faccino del loro capitano.
Se gli sputassi in faccia, mi libererebbero comunque?
No, quindi non devo sconcentrarmi.
Avrei dovuto usare tutta la mia concentrazione e la mia convinzione.
Se non ci credo io, non ci crederanno nemmeno loro.

"Parla." mi disse.
Guardai attentamente la radura: Mike non faceva una piega, mi guardava con una piccola scintilla di speranza negli occhi; James era piú preoccupato per ció che stavo per dire che per la propria vita; Dimitri....
Povero ingenuo.
Tornai a guardare il capitano. Era serio.
Presi tutto il mio coraggio ed inspirai a fondo.

"Ho una proposta da farvi." cominciai.

"Di che si tratta?" mi interruppe lui.
Bene, è interessato. Il pesce sta cadendo nella rete.
A quel punto, sorrisi e incrociai le braccia al petto.

"La nostra libertà...", diedi un ultimo sguardo a Dimitri, sorridente, sapendo di avere la vittoria in pugno, "...per il re dei vampiri.".
Silenzio. Nessuno rispose. Sentivo gli occhi di Dimitri su di me. Sentivo il suo sgomento, la sua rabbia, la sua tristezza. Sentivo ogni suo nervo teso. Ancora, peró, nessuno parlava.

"Non puoi averlo detto sul serio." sussurró il vampiro.
Credeva davvero...che non l'avrei fatto?!
Lo guardai allargando il mio sorriso.
Mi sentivo una vincitrice, la persona sul posto piú alto del podio, che riceve la medaglia e viene acclamata dal pubblico. Avevo vinto. Lo sguardo perso di Dimitri me lo assicuró.

"Oh, sí, invece." lo rassicurai.

"Lilith, non farlo!" urló, tentando di venire verso di me, ma bloccato dai bruti.
Mi girai di nuovo verso il capitano.
L'avrei fatto. Cosa credeva? Che non ne avessi il coraggio?

"Allora, accetti o no?" confermai la proposta.
Il capitano non era uno stupido. Lui non avrebbe abboccato all'amo. Era troppo in gamba per poterselo permettere.
Forse, avevo fatto una mossa azzardata? Avevo sprecato la mia unica possibilità di libertà?

"Lasciatela." ordinó, guardando i suoi uomini.
Le loro mani si staccarono da me. Tutto si staccó da me. Tutto. Sentivo un enorme peso, il peso della prigionia, svanito. Ero di nuovo libera.
Riuscii a mantenere il controllo sulle mie emozioni, sulla mia gioia, il mio stupore e il mio orgoglio, mantenendo quell'aria da sbruffona. Mi massaggiai i gomiti doloranti, guardando male i miei carcerieri. Avrebbero fatto bene a non mettermi piú le mani addosso.
Il capitano fece un gesto impercettibile con la mano e gli uomini che tenevano Mike e James li liberarono.
Mi avvicinai a loro con passo deciso. Mi fermai quando arrivai da James.
Lo guardai sorridente.

"Andiamo?" sussurrai.
Lui mi guardó spaesato, non sapeva nemmeno lui cos'avessi in mente.
Nemmeno io.
Mi avvicinai a Dimitri. Gli sorrisi.
Ciao, avrei voluto dirgli.
Invece, non gli dissi nulla. Assaporai solamente il suo viso sconvolto ed improvvisamente terrorizzato.
"Ciao, Dimitri." mi concessi infine.
Poi, mi allontanai, tenendo a braccetto James, ancora sconvolto.

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